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(appoggiato dall'influente suocero Carlo Emanuele Alfieri di Sostegno, presidente del-

1'Accademia) propose i nomi del Bartolini o, in alternativa, del Tenerani, del Finelli e

del Baruzzi

4 •

Pur non avendo seguito (la cattedra rimase a lungo scoperta finché fu affidata al

genovese Gaggini), da tale suggerimento traspare l'idea di introdurre anche nell'inse–

gnamento accademico quell'apertura in senso «nazionale» intrapresa da Carlo Alberto

con la campagna di commissioni pittoriche e plastiche per le proprie residenze.

A questo proposito

è

sintomatico il fatto che del Palagi, massimo interprete del

gusto ufficiale carloalbertino, al momento della sua chiamata a Torino, venissero van–

tati, nell'

entourage

innovatore del sovrano - come requisiti qualificanti accanto a quelli

ben noti di tipo professionale - i sentimenti di italianità

5 .

In Accademia la presenza del Palagi, per nulla continuativa, si manifesta soprattut–

to nelle più importanti commissioni giudicatrici di pubblici concorsi: da quella che

prese in esame (1835 ) i progetti per la chiesa di Santa Maria delle Grazie da costruirsi

a Nizza (poi non realizzata) a quella convocata (1837) a esprimersi sul basamento per

il monumento a Emanuele Filiberto del Marochetti.

Gli anni quaranta si aprono con notevoli cambiamenti all'interno dell'Accademia.

Nel 1841 il marchese Ippolito Spinola subentra all'Alfieri di Sostegno nella carica di

presidente. Vengono apportate modifiche ai

Regolamenti

e contemporaneamente una

serie di nuove nomine muta sensibilmente il quadro del corpo docente. Si registrano

arrivi di grande rilievo come quello, alla cattedra di architettura e prospettiva, di Ales–

sandro Antonelli che giusto dieci anni prima si era licenziato dal Pensionato romano

con il famoso saggio avente per tema

Progetto di decorazione della Piazza Castello in

Torino

(Torino, Biblioteca storica dell'Accademia Albertina), da vari anni architetto

affermato. Alla cattedra di scultura, da tempo vacante, come si

è

ricordato, fu nomina–

to Giuseppe Gaggini, già direttore della Scuola di scultura all 'Accademia Ligustica di

Genova e successivamente chiamato da Carlo Alberto a collaborare all' arredo statua–

rio delle residenze di Torino, Pollenzo e Racconigi

6 ,

con Giuseppe Bogliani professore

aggiunto; le cattedre di incisione e di storia e mitologia furono occupate rispettiva–

mente da Tommaso Raggio e da Alessandro Paravia, professore di eloquenza italiana

all'università. E ricordiamo ancora Michele Cusa, pittore valsesiano protetto di Carlo

Alberto, nominato segretario al posto di Giuseppe Monticoni deceduto nel 1837, al

quale venne affidata, in base alle citate modifiche dei

Regolamenti,

anche la Scuola ele–

mentare di figura (1844 ).

Ma forse l'arrivo più interessante anche per gli sviluppi futuri della pittura in Pie–

monte fu quello del lombardo Carlo Arienti, un capofila del Romanticismo storico, cui

toccò la cattedra di pittura tenuta fino a quel momento (1843) da Giovanni Battista

Biscarra - che mantenne la carica di direttore artistico e

direttor~

della Scuola del

nudo - in seguito, come noto, al grandissimo successo riportato presso il re dal suo

quadro

Amedeo VIII e la figlia principessa Maria

(1841) eseguito per Palazzo Reale

(ora presso il convento di Superga).

L'insegnamento dell 'Arienti, che rappresentò un 'inversione di tendenza rispetto a

quello del Biscarra, darà

il

via - e sarà

il

maggior risultato come docente dell'artista

lombardo - a una nuova stagione pittorica che avrà protagonisti i suoi allievi, tra gli

altri Enrico Gamba e Alberto Maso Gilli.

4

La fonte

è

ALESSANDRO STELLA ,

Pittura e scultura in

Piemonte,

1842- 189 1, Torino, G. B. Paravia 1893, p. 9,

ripresa da N. NADA,

op.

cit.,

p. 195.

5

Da lettera del Palagi a Stefano Gallina, collabo ratore

(e poi successore) del ministro delle Finanze conte Cac–

cia, parzialmente riportata da ANNA MARlA MATTEUCCI,

Scenografia e architettura nell'opera di Pelagio Palagi,

in

Pelagio Palagi artista e collezionista ,

Catalago della mo-

304

stra, Bologna-To rino, 1976-77, Bologna, G rafis, 1976, p .

115; e

p.

137.

6

DAN IELE P ESCARMONA, voce

Giuseppe Gaggini,

in

ENRlCO CASTELNUOVO e MARCO ROSCI (a cura di) ,

Cultu–

ra figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna,

1773-186 1, Catalogo della mostra, Torino, Regione Pie–

monte, P rovincia di Torino, Città di Torino, 1980, III, p .

1442.