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"LAccademia albertina

di Franca Dalmasso

La grandiosa campagna di interventi posta in atto da Carlo Alberto all'indomani

dell'ascesa al trono nel 1831 sull'intero fronte dell'arte include anche - e non poteva

essere altrimenti -

il

settore dell'educazione artistica

I.

Per citare soltanto le principali e più note iniziative prese in favore dell'Accademia

che porterà

il

suo nome, verificatesi a ritmo accelerato specialmente nei primi anni di

regno: l'assegnazione nel 1833 dell'attuale sede nel palazzo già del Collegio delle Pro–

vince, ristrutturato dall'architetto Ernest Melano, occasione per le varie scuole, fino

ad allora sparse in varie sedi, di riunirsi in un solo luogo; la donazione a scopo didatti–

co dei Cartoni di Gaudenzio Ferrari e della sua cerchia, avvenuta l'anno precedente;

la creazione, nel 1834, di una Scuola di ornato creata per e diretta da Pelagio Palagi,

che si trovò in tal modo a svolgere

il

doppio ruolo di cattedratico e di «pittore prepo–

sto alla decorazione dei Reali Palazzi».

Accanto a queste imprese vanno ancora considerate come tutt 'altro che marginali

le disposizioni impartite all'indirizzo del Pensionato romano, istituito nel 1824 a com–

pletamento e perfezionamento degli studi accademici. Per esso fin dal 1831 fu trovata

una sede (in via Margutta) e individuato un direttore artistico (accanto al «soprinten–

dente generale degli studi d'arte» rappresentato dal marchese Luigi Biondi di Badino)

nella persona del pittore Ferdinando CavalIeri, nato a Savigliano ma educato a Roma

con una pensione dello stesso Carlo Alberto allora principe di Carignano.

Provvedimenti che in tutta evidenza avevano lo scopo di riqualificare l'immagine

del Pensionato del Regno sardo di fronte alle analoghe istituzioni europee esistenti

nella capitale pontificia

2 •

In queste iniziative ebbe parte determinante Roberto d 'Azeglio, dal 1829 accademi–

co d'onore, nel 1832 assunto alla carica di direttore delle collezioni d'arte dei palazzi

reali e ascoltato consigliere di Carlo Albert0

3 .

Sebbene in misura minore rispetto ai disegni sottesi al programma di rimoderna–

mento, ridecorazione e arredo della reggia e del castello di Racconigi (una vera e pro–

pria sfida rivolta alle altre corti italiane), anche in area accademica - grazie appunto

alla mediazione e all'iniziativa di Roberto d'Azeglio - si manifesta la volontà di uscire

dallo stretto ambito locale, chiamando a far parte del corpo docente artisti stranieri.

Significativo al riguardo

è

il

noto episodio relativo alla cattedra di scultura, vacante

dopo la morte di Giacomo Spalla (1834) alla cui successione il marchese d'Azeglio

l

Sull'Accademia Albertina in particolare si veda:

CARLO FELICE BISCARRA,

Relazione storica,

Torino, Vin–

cenzo Bona, 1873 ; LUIGI CESARE BOLLEA,

Gli storici della

K

Accademia A lbertina delle belle arti,

Torino, Fratelli

Bocca, 1930; FRANCA DALMASSO, PrERLU IGI GAGLlA,

FRANCESCO POLI,

L'Accademia Albertina di Torino,

Tori–

no, Istituto Bancario San Paolo di Torino, 1982.

2

Sul Pensionato romano si vedano: LUIGI CESARE

BOLLEA,

La Galleria dell'Accademia,

Torino,

R.

Accade–

mia Albertina di belle arti, 1936, pp. 262-275; FRANCA

DALMASSO,

L'istituzione del Pensionato artistico,

in SAN-

ORA PINTO (a cura di ),

Arte di Corte a Torino da Carlo

Emanuele III a Carlo Felice,

Torino, Cassa di Risparmio

di Torino, 1987, pp. 313-330. Di utilissima consultazione

è

inoltre la

Corrispondenza del Sig. Cav. Ferdinando Caval–

Ieri Pittore di Gabinetto di 5.

M.

e Direttore de' Studi de'

Ki Allievi d'Arte in Roma al M.e Carlo

E.

le Al/ieri; 1831-

1840,

ARCHIVIO DI STATO DI TORINO, Sez. I,

Carte Al/ieri,

mazzo 36, fase. 7.

3

Su Roberto d'Azeglio si rimanda al testo fondamen–

tale di NARCISO NADA,

Roberto d'A zeglio,

Roma, Istituto

per la Storia del Risorgimento Italiano, 1965.

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