

GIOVANNI BATTISTA BISCARRA,
Abbozzi per proggetto del quadro la promulgazione del codice A lbertino.
Olio
su cartone, 1835 (Torino, Museo Nazionale del Risorgimento Italiano).
Sarà ancora l'Arienti a concludere, insieme all'Hayez, la campagna pittorica carloal–
bertina in Palazzo reale con l'enorme tela de
La cacciata del Barbarossa (1845-1851) ,
portatrice di un' esplicita ideologia unitaria e vero e proprio manifesto politico.
Con le modifiche all' organico passarono al grado di accademici nazionali coloro
che avevano insegnato fino a quel momento e quindi Luigi Bernero e Angelo Bouche–
ron, Amedeo Lavy e Luigi Vacca, il Bonsignore e il Melano con Carlo Mosca, Pietro
Palmieri jr e Gioacchino Serangeli. Nella medesima circostanza furono fregiati di
ugual titolo alcuni ex allievi impegnati da Carlo Alberto nella decorazione pittorica
delle sue residenze, come Francesco Gonin e Pietro Ayres, Carlo Cornaglia e Giusep–
pe Righini, oppure postisi in evidenza con i disegni per le tavole de
La Galleria illu–
strata
di Roberto d'Azeglio, come il valsesiano Lorenzo Metalli. Questi ultimi (meno il
Righini) erano stati alla scuola del Biscarra, pittore di cui si ricordano soprattutto le
doti di ritrattista e scrupoloso docente di convinto indirizzo neoclassico, come è atte–
stato (oltre che dalle
Memorie
del Gonin stesso) dal grado di perfezione da loro rag–
giunto nel disegno.
A ragion veduta il Metalli - con altri allievi del Biscarra: Silvestro Pianazzi, suo con–
terraneo, Pietro Ayres di Cagliari e con Enrico Gonin - fu scelto da Roberto d'Azeglio
per eseguire la maggior parte dei disegni preparatori (Torino, Biblioteca Reale) per la
sua grande impresa, la ora ricordata
Reale Galleria illustrata di Torino (1834-46).
Alle incisioni tratte dai disegni per opera dei maggiori incisori italiani (Rosaspina,
Anderloni,
il
Toschi e la sua scuola, il Palmieri) era affidato il compito di diffondere in
tutta Italia la fama della pubblica Pinacoteca da Carlo Alberto aperta in Palazzo
Madama, direttore lo stesso d'Azeglio.
In quanto primo pittore di corte, oltre che direttore dell'Accademia
(i
due ruoli
continuano a essere costituzionalmente abbinati), a metà degli anni trenta il Biscarra
ricevette dal sovrano una commissione di particolare significato politico. Si trattava di
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