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celebrare con un grande dipinto il Codice civile promulgato nel 1837, primo di alcuni

fondamentali provvedimenti nel campo della legislazione interna dello Stato

7 •

Il quadro - rappresentante Carlo Alberto nel momento in cui, di fronte al Consi–

glio di stato e ai magistrati, riceve il nuovo Codice civile dal ministro di Grazia e Giu–

stizia conte Giuseppe Barbaroux

8

(Torino, Corte d'appello) - lungamente elaborato,

fu consegnato solamente nel 1840. Lo sappiamo da quanto scrive il Biscarra stesso in

una lettera indirizzata, in data 14 febbraio di quell'anno, al presidente Carlo Emanue–

le Alfieri, recatosi nello studio del pittore a prendere visione dell'opera compiuta:

Rendo a V.S. m .ma ed

Eccell.ma

umili azioni di grazie per l'onore che si è degnato di farmi visitan–

do ieri il quadro, che ebbi la sorte di condurre a termine, e che rappresenta la Maestà del Re Signor

nostro nell'atto di promulgare al cospetto del Consiglio di Stato e de' magistrati

il

nuovo Codice di

Leggi Civili. Questo quadro per le grandi dimensioni, la moltitudine de' ritratti che doveva contene–

re, ed

il

debito di osservare nella distribuzione le leggi del ceremoniale di Corte che necessitano una

certa uniformità di linee contraria all'effetto artistico presentava serie difficoltà: onde essere in

grado di superarle meglio, io feci il viaggio di Parigi affine di vedere come vengono surmontati tali

ostacoli in quelle scuole, ove tali soggetti sono più frequentemente trattati che qui.

9

Alla laboriosa redazione del grande quadro il pittore accenna a due riprese anche

in un'altra lettera, questa di tono familiare, all'amico Luigi Canina, del 20 marzo 1838.

Il Canina, di soli cinque anni più giovane del Biscarra, oltre ai suoi noti impegni pro–

fessionali, a Roma svolgeva il ruolo, non ufficiale, di «esperto» o consulente piemonte–

se

10 ,

per cui nelle lettere pervenuteci del pittore nizzardo all' architetto casalese è que–

stione anche dei concorsi per Roma e di problemi di pensionato. In questa del marzo

1838, dopo aver toccato vari argomenti, con commenti su allievi e colleghi non privi

di interesse e alcuni assai gustosi, venendo al quadro che qui interessa così si esprime:

Quest'anno sono appresso al quadro della promulgazione delle nuove leggi quadro di larghezza due

Trabuchi e mezzo e vi saran da ottanta e più figure tutti ritratti [.. .

J.

I

Sig.ri

personaggi che vengono

a lasciar le lor sembianze sul quadro del nuovo codice si meravigliano di mia vita solitaria ma io

poco me ne accorgo, poiché non troverei tempo a farla diversa

ll .

La

Promulgazione del Codice Albertino

reca nel bordo del tappeto a palmette pala–

giane la firma: «G. B. Biscarra faceva Torino». Di buone qualità pittoriche, il dipinto

rappresenta un

unicum

nella carriera del pittore: importante per ovvi motivi iconogra–

fici, il suo interesse risiede anche nel rispecchiare la conoscenza, acquistata in presa

diretta (come ci fa sapere l'autore stesso) delle grandi composizioni di storia contem–

poranea eseguite da Horace Vernet e da altri pittori ufficiali della corte di Luigi Filip–

po - che tra il 1832 e il 1837 creava il Museo storico di Versailles, probabile punto di

riferimento per Carlo Alberto nel suo programma promozionale in Palazzo reale.

I bozzetti preparatori (Torino, Museo del Risorgimento) permettono, come noto, di

risalire con sicurezza all'origine della commissione reale, grazie alla data 1835 apposta

7

Si veda NARCISO NADA,

Storia del regno di Carlo

Alberto dal

1831

al

1848, Torino, Comitato di Torino

dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano,

1980, p. 95 e sgg. e lo.,

Il Piemonte sabaudo, dal

1814

al

1861, in

Il Piemonte sabaudo dal periodo napoleonico al

Risorgimento,

voI. VIII, tomo II della «Storia d'Italia»

diretta da GIUSEPPE GALASSO, Torino, UTET, I, 1997, p.

220 e sgg.

8

NICCOLÒ RODOLICO,

Carlo Alberto negli anni di

regno

1831-43, Firenze, Le Monnier, 1936, p. 256, tav.

VIII e p. 300, ha proceduto al riconoscimento di 43 dei

100 e più personaggi raffigurati nel quadro: da Luigi

Cibrario a Cesare e Alessandro Saluzzo di Monesiglio, da

C.

E. Alfieri di Sostegno a Filiberto Avogadro di Collo–

biano, da Carlo Giuseppe Beraudo di Pralormo a Stefano

Gallina ad Agostino Lascaris di Ventimiglia ecc.

9

Lettera di G.

B.

Biscarra a

C.

E. Alfieri del 14 feb–

braio 1840, Torino, ARCHIVIO STORICO DELL'ACCADEMIA

ALBERTINA. La lettera

è

stata segnalata da chi scrive in

La

pittura in Piemonte nella prima metà dell'Ottocento,

in

ENRICO CASTELNUOVO (a cura di),

La Pittura in Italia.

L'Ottocento,

voI. I, Milano, Electa, 1991 , p. 62, nota 31.

lO

Si veda AUGUSTO SISTRI,

Canina teorico dell'archi–

tettura, dalle antiche basiliche al Palazzo di Cristallo,

in lo.

(a cura di),

Luigi Canina architetto e teorico del classici–

smo,

Milano, ed. Guerini e Associati, 1995 , p. 176, nota

I.

Canina e Biscarra furono a Roma, entrambi con pensione

regia,

il

primo dal 1818,

il

secondo tra

il

1815 e

il

1821.

Poterono quindi frequentarsi per un triennio.

Il

Lettera al Canina del 20 marzo 1838, in

Archivio

Canina,

Busta 18,

Lettere di

G.

B. Biscarra a L. Canina,

1826-42, ARCHMO

DI

STATO

DI

TORINO, Sez.

I.

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