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HUGUENIN,

Description de la fabrication des bouches

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1838. Tavola V (Torino, Biblioteca Reale).

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Va comunque ricordato che fu la tecnologia continentale a ricevere le maggiori

attenzioni, vista la sua maggior vicinanza con le tecniche già impiegate negli stati sardi:

Svezia, Belgio e regni dell' area tedesca furono le realtà con cui i militari piemontesi si

confrontarono maggiormente. I già citati Omodei e Sambuy, nel corso del loro viag–

gio, avevano soggiornato in diverse località europee, e avevano sostato a lungo a Liegi,

sede di una famosa fonderia di cannoni. Questo stabilimento ritorna a più riprese

nelle relazioni degli ufficiali piemontesi in missione e Ornodei e Sambuy riportarono a

Torino il libro scritto dal direttore dell'impianto, il generale Huguenin. Si tratta di un

testo importante: disponibile all'epoca solo in edizione olandese, esso venne comun–

que subito tradotto in italiano - ad uso dei dirigenti della fonderia - da un giovane

ufficiale d'artiglieria, Faustino Como. Più tardi

il

libro venne stampato in francese

prima a Liegi e poi a Parigi. Proprio lo studio dell'Huguenin servì probabilmente da

modello al lavoro scritto nel 1838 dall'allora vice-direttore della fonderia,

il

maggiore

Luigi Serra, dedicato essenzialmente alle tecniche per la fusione dei cannoni in bronzo

adottate nell'impianto dell'Arsenale, ma che passava in rassegna anche i procedimenti

adottati in alcune delle principali fonderie europee, in particolare quelle svedesi che

fabbricavano i cannoni in ghisa

9 •

Lo stabilimento di Liegi venne visitato da Giovanni

Cavalli nel corso della sua missione del 1845-1847, e rappresentò un punto di riferi–

mento costante per l'artigliere novarese nelle sue proposte di riorganizzazione della

fonderia di Torino, alla cui direzione era stato chiamato nell' autunno del 1850. Alcuni

anni più tardi il capitano savoiardo Rosset, che sarebbe sueceduto a Cavalli nella

guida della fonderia torinese, avrebbe nuovamente visitato il rinomato impianto belga.

Ricordare la figura di Giovanni Cavalli ci consente di introdurre alcune altre inte–

ressanti considerazioni sulle vicende che stiamo trattando. Gloria dell'artiglieria pie–

montese, e poi italiana, Cavalli è ricordato soprattutto per i suoi studi sulle artiglierie a

retrocarica e sulla rigatura delle anime dei cannoni. L'agiografia ha finito per costruire

la figura di un genio spesso incompreso, e per questo perennemente in contrasto con i

suoi superiori, incapaci di apprezzare appieno le sue proposte innovative, e costretto

addirittura a finanziare a proprie spese - per fortuna il suo patrimonio lo consentiva -

alcuni dei suoi esperimenti. Che Cavalli fosse un personaggio scomodo e pronto a

porsi fuori dalle righe è uh datO incontestabile. Quello che è forse meno noto, ma che

sicuramente aiuta a comprendere meglio il suo contributo nella storia dell' artiglieria,

è

che egli non fu affatto un semplice teorico, ma anche un uomo d'azione, in tutti i

sensi: sul campo di battaglia, in primo luogo (si distinse nell'assedio di Peschiera), ma

Le fabbriche di Marte. Gli arsenali del Regno di Sardegna

tra Restaurazione e Risorgimento. Organizzazione, econo–

mia, tecnologia,

Repubblica di San Marino, Edizioni del

Titano, 1997.

9

Copie manoscritte della traduzione del trattato di

Huguenin effettuata dal Como sono in BRT, fondo Saluz–

zo. Quella da noi consultata è nella bobina 593.

li

lavoro

di Luigi Serra,

Pratiche seguite nella

R.

Fonderia di Torino

(1838) ms, è invece presso la BIBLIOTECA MILITARE CEN–

TRALE

DI

ROMA, Cat. IV, n. 987.

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