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H UGUENIN,
Description de la fabrication des bouches
à
f eu, ante
1838.
Tavola
I
(Torino, Biblioteca Reale).
a rendere possibile costruire artiglierie in ghisa che univano alla grande economicità e
durata una resistenza finalmente affidabile e un peso accettabile, e la Restaurazione
vide tutti gli eserciti europei impegnati in quest' opera di sostituzione, con la parziale
eccezione delle artiglierie da campagna. Anche
in
Piemonte la questione era
all'
ordine
del giorno. Già nel
1820
Andrea des Geneys, comandante della marina, proponeva al
ministero di acquistare in Inghilterra o in Svezia cento cannoni in «ferraccio» (cosÌ si
chiamava, nel linguaggio dell'epoca, la ghisa) per completare l'armamento delle batte–
rie di Genova, finanziando l'operazione con la vendita di alcuni cannoni in bronzo in
dotazione a quella piazza
6 .
Qualche anno più tardi, nel
1825,
una commissione di uffi–
ciali prese nuovamente in esame la questione delle artiglierie di ghisa, proponendo
come prima misura di interrompere la fusione di grosse artiglierie in bronzo, e auspi–
cando la creazione nei regi stati di una fonderia in grado di sfruttare le risorse
nazionalF.
Nonostante i tentativi compiuti da alcuni imprenditori savoiardi, come i Frèrejean e
i Balleydier, di avviare produzioni destinate ai bisogni dell' esercito, le forze armate
sabaude continuarono per parecchio tempo ad acquistare le proprie artiglierie all'este–
ro; queste commesse rappresentarono senza dubbio un sensibile aggravio per l'erario,
ma furono anche un 'occasione per raccogliere importantissime informazioni sulle tec–
niche produttive adottate nei paesi più avanzati, con un' attenzione che non si concen–
trò solo sulle questioni puramente tecniche, ma che in molti casi si soffermava con spi–
rito critico sulle condizioni economiche delle regioni visitate.
L'annosa questione dell 'armamento delle fortificazioni genovesi fu alla base del
viaggio intrapreso nel
1828-29
da due ufficiali, il maggiore Omodei e il capitano Sam–
buy, in Inghilterra e Scozia: loro primo compito era quello di seguire la realizzazione
di una grossa fornitura di cannoni in ghisa presso alcune fonderie del paese, fra cui
quellè famosissime di Carron, ma i solerti ufficiali ne approfittarono anche per studia–
re le condizioni della siderurgia inglese del tempo, individuando con esattezza nell'im–
piego ormai esclusivo del carbon coke nelle operazioni di fusione il motivo principale
dell 'ormai enorme superiorità delle produzioni inglesi nei confronti di quelle conti–
nentali. Omodei e Sambuy sollecitarono dunque un potenziamento degli sforzi per
l'impiego delle risorse minerarie già esistenti negli stati sardi (in Savoia soprattutto) e
per nuove prospezioni nelle altre regioni
8 •
6
G. CuNlBERTI,
Notes et mémoires sur les bouches
à
feu enfer,
s. d. , ms. in Biblioteca Reale di Torino (d'ora in
poi BRT), fondo Saluzzo, bobina 594,
f.
16, Lettera scritta
dall'ammiraglio al primo segretario di guerra e marina, 27
luglio 1820.
7
Archivio di Stato di Torino (d 'ora in poi AST),
Ministero della Guerra, Azienda Generale di Artiglieria,
Fortificazioni e Fabbriche militari, Miscellanea di Arti-
298
glieria (d'ora in poi MA), reg. 3,
Congressi d'artiglieria
negli anni
1818-1826, Adozione dei cannoni in ferro fuso,
20 gennaio 1825.
8
Ibid.,
casella 249, Aggiunte alla breve relazione del
viaggio in Inghilterra intrapreso dal magg. Omodei e dal
cap. Sambuy nel 1828 e 1829. Memoria sulle fonderie
inglesi, pp. 9-22. Per questa ed altre missioni che verran–
no citate ci si consenta
il
rimando a FABIO
D EGLI
ESPOSTI,