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E NRICO G ONIN , D EMETRIO F ESTA,

Ponte sulla Dora, costruito ad un sol arco da Carlo Bernardo Mosca nel

1829. Litografia, 1833 (ASCT ,

Collezione Simeom,

D 696) .

demoliti, entro e fuori la vecchia città; poi, progressivamente, con la memoria dell' an–

tico tracciato «a mandorla» che ne delimitava i confini storici cominciò a sfumare la

drastica contrapposizione fra città e campagna, facendo emergere le caratteristiche

complessive del territorio: il quale, nelle sue valenze funzionali diversificate, il suo

incentrarsi su nuovi fulcri di sviluppo, sui poli di una rete di trasporti sempre più fitta,

testimonierà, anche attraverso i catasti sistematizzati, l'assunzione di nuovi rapporti

con la realtà urbana da parte dei cittadilli.

Giuseppe Frizzi, nel

1823 ,

consolidava frattanto unitariamente il polo urbano della

piazza Vittorio Emanuele (oggi Vittorio Veneto) che, con la realizzazione delle cortine

edificate in prosecuzione della via Po e protendendosi oltre il «ponte in pietra», acqui–

siva alla città, a tutti gli effetti, la zona precollinare tra la Villa della Regina ed

il

Monte

dei Cappuccini: la Gran Madre di Dio ne costituì

il

segno forte, emblematico di una

realtà trasformata proiettante

il

suo fulcro a dialogare - sempre sull'asse della contra–

da di Po - con quello antico di Palazzo Madama. In tal modo la città si apriva con gra–

duali interventi edificatori a ulteriori successivi ampliamenti: tra

il

1846

e

il

1852

Carlo

Promis interverrà nelle aree adiacenti alla piazza Vittorio, giungendo fino al corso San

Maurizio: e come, nel

1823 ,

con Gaetano Lombardi e Giuseppe Frizzi aveva imposta–

to l'impianto della piazza del Re (oggi Carlo Felice) tra

il

nodo di via Roma e quello

di via Nizza, ne espanderà poi l'edificazione fino all' attuale corso Re Umberto, inter–

venendo quasi al contempo sulla zona nord della città, «fuori della Porta di Susa, nella

regione

di

Valdocco

(1846-52)>>10.

In ogni zona di nuovo ampliamento sorgeranno ben presto importanti costruzioni,

pubbliche e private, con caratteristiche singolari e largamente diffuse, attraverso le

proposte dei nuovi architetti.

lO

Ibidem.

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