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Dopo l'editto del luglio
1800,
il piano di Bonsignore si rendeva indispensabile per
la riorganizzazione del territorio e per lo sviluppo urbano, dovendosi uscire dagli
schemi tradizionali, di fronte a realtà nuove, da tali schemi mai prese in considerazio–
ne. Imboccata quindi questa strada, occorreva richiamare l'attenzione e la riflessione
tecnica in misura assai più larga che non per il passato,
in
quanto non solo i problemi
si andavano moltiplicando e aumentavano di dimensione, ma pure la scelta delle solu–
zioni più adatte alle nuove esigenze doveva uscire dal confronto tra le diverse propo–
ste avanzate da quei quadri tecnici di cui lo stato e la città si andavano dotando e a cui
Bonsignore sovrintendeva, con occhio attento a quanto si andava facendo in proposito
in tutta Europa. I modelli si moltiplicavano e si contrapponevano: occorreva valutarne
l'applicabilità allo specifico contesto locale.
È
la prima svolta di fondo nell' esercizio professionale degli architetti; il primo
sguardo responsabile dei tecnici alle esigenze ambientali, al di là del consenso ai desi–
deri sovrani. Fino ad allora gli architetti provenivano prevalentemente dalla corte o
dai quadri militari: gli
ateliers
degli architetti di corte e l'apprendistato di bottega ne
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