

BEATO ANGELICO,
La sepoltura di
S.
Francesco d'Assisi
(Berlino, Staatliche Museen, già Collezione Iurinetti
di Priero, poi Iurinetti di Cambiano).
Pagina a fronte.
NICOLAS POUSSIN,
Riposo nella fuga in Egitto
(Budapest, Museo di Belle Arti, già Collezione
Dal Pozzo della Cisterna) .
dicono seconda solo a quella del re , comparivano opere emiliane e romane del
XVII
secolo, ma era ampiamente rappresentata - forse con acquisti già ottocenteschi - la
pittura italiana del centro e nord d 'Italia tra
XV
e
XVI
secolo. Da ricordare soprattutto
sono una
Madonna col Bambino
attribuita al Bellini, che pare coincidere con un dipin–
to ora alla Staatsgalerie di Stoccarda (Inv. 1502) e la
Sepoltura di San Francesco
d'Assisi,
data a Masaccio e ora nei Musei di Stato di Berlino con l'attribuzione al Bea–
to Angelico (Cat. 61 A).
Anche il marchese Tancredi Falletti di Barolo aveva ricevuto in eredità una colle–
zione d'arte, collocata nel palazzo di via delle Orfane che ancora porta il nome dei
Barolo, collezione che egli arricchì insieme alla moglie
J
uliette Colbert, traendo profit–
to da frequenti soggiorni a Roma e a Firenze. Il gusto che si rispecchia nella loro rac–
colta, passata in buona parte alla Pinacoteca Sabauda nel 1864, si distingue infatti per
la presenza della pittura toscana del Tre e Quattrocento, insolita nelle collezioni pie–
montesi e segno di un particolare aggiornamento di cultura. Si vedano la tavoletta a
fondo oro con
l'Incoronazione della Vergine
di uno stretto seguace di Bernardo Daddi
(Inv. 102),
I quattro Dottori della Chiesa
di Ambrogio di Baldese (Inv. 108-108 bis), la
bellissima
Madonna con Bambino
di Lorenzo di Credi (lnv. 115) , la ceramica invetriata
di Andrea della Robbia (Inv. 168), la
Sacra famiglia
derivazione da Andrea del Sarto
(Inv. 127) e varie altre opere.
La lettura delle guide invoglierebbe a fermarsi ben più a lungo di quanto ora sia
consentito sulla questione del collezionismo p'rivato d'arte antica a Torino e in Pie–
monte nella prima metà dell'Ottocento. Stupisce la menzione della raccolta di stampe
dei fratelli Giuseppe e Giovanni Rignon, abitanti in via degli Ambasciatori 4, della
nota famiglia
di
imprenditori e banchieri, attivi pare dal Settecento. Si parla di 5000
stampe parzialmente di riproduzione, ma perlopiù originali: dai fiamminghi e olandesi
Sadeler, Goltzius, Saenredam, Rembrandt, ai grandi francesi Callot, Nanteuil, Audran,
agli italiani Della Bella, Castiglioni, Tiepolo, ai contemporanei Morghen, Bartolozzi,
Porporati ecc. I loro «eleganti portafogli» contenevano un campionario da grandi
conoscitori dei maestri del bulino, dell' acquaforte, della maniera nera, nel quale si
riscontravano numerose prove
ante-litteram,
cioè un panorama completo della storia
dell'incisione in Europa dal tardo Cinquecento all'attualità. Ma incuriosisce anche la
straripante raccolta di bronzi egizi, classici, rinascimentali, celliniani e secenteschi, di
medaglie, cammei, mosaici, armi e armature dei conti Caissotti di Chiusano conservati
in Palazzo Lombriasco in via Santa Teresa, che furono presenti in forze nella mostra
del 1820.
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