

Nel 1839 era compiuto il grande dipinto
Il rapimento delle spose veneziane
(Palazzo
Reale) dell' alessandrino Francesco Mensi (1790-1888) professore all'Accademia di
Firenze, che portò a Torino gli echi del colorismo venezianeggiante del fiorentino Pie–
tro Benvenuti suo maestro.
Ma le preferenze del re andavano soprattutto ai rappresentanti dell' accademismo
romano che si candidava a linguaggio nazionale, come il bolognese Vincenzo Rasori
(1793-1863). Il primo acquisto reale segnalato dalla stampa coeva di un'opera di que–
sto artista, il dipinto di storia fiorentina
Buondelmonte de) Buondelmonti introdotto
nella casa dei Donati,
risale al 1841. Poi venne la commissione più impegnativa per
quel luogo dei confronti nazionali che stava diventando la sala delle Guardie del
corpo: la scena tassiana
Gugliemo Embriaco) condottiero di Crociati genovesi alla presa
di Cesarea) vi conquista
il
sacro catino
(1842, Palazzo Reale), nella quale l'autore poté
dar sfogo al suo erudito neo-manierismo.
Nell 'ambito dell 'operazione mecenatesca del sovrano, Roberto d'Azeglio, conser–
vatore delle collezioni reali, che privatamente aveva qualificato la serie dei ritratti
encomiastici della Galleria del Daniele come «collection de vilaines figures et de
bien pauvres peintures», gestì direttamente la commissione dei tre grandi ritratti in
piedi di
Amedeo VIII , Carlo Emanuele I
e
Vittorio Amedeo II,
che presero posto nella
sala del Caffè nel 1841 (ora tutti nel convento di Superga). Gli autori, rispettivamen–
te i lombardi Carlo Arienti e Giuseppe Molteni e il fiorentino Giuseppe Bezzuoli,
tutti e tre famosi e quotatissimi ritrattisti e pittori di storia, fecero conoscere a Tori–
no, l' uno un genere diverso di neogotico, monumentale e spazioso, gli altri due
rispettivamente i nuovi eleganti modi della ritrattistica milanese e il lussureggiante
colorismo in voga a Firenze . Carlo Alberto fu colpito soprattutto dal dipinto di
Arienti , tanto da persuadere l'artista a rimanere a Torino come docente dell'Accade–
mia albertina, e nel 1845 , proseguendo la sua galleria di pittura storico-romantica
italiana , gli commissionò
L)Imperatore Barbarossa) durante
il
lungo assedio di Alessan–
dria ... ne viene cacciato dal popolo ,
terminato soltano nel 1851 (Palazzo Reale) . Egli
non poté ovviamente vedere nemmeno quest' opera , ma la reggia e la cultura torinese
si arricchirono di un veemente brano intessuto di riferimenti alla pittura cinquecen–
tesca mantovana , e anche - come è stato notato - di riminiscenze iconografiche haye-
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