

GIUSEPPE MOLTENI,
Ritratto di Angelo Boucheron
(Torino, Galleria Civica d'Arte Moderna e Contem–
poranea, già Collezione Eredi Boucheron).
Italia, in Francia e in Inghilterra dove andavano disperse alcune delle più splendide
collezioni d'Europa (da Crozat a Mariette, Denon, Richardson ecc.), aveva portato a
Torino uno straordinario
corpus
di prove grafiche di maestri italiani e stranieri «allivel–
lo del maggior collezionismo dei disegni europeo contemporaneo», che, acquistato da
Carlo Alberto nel 1839, forma ora il più importante fondo della Biblioteca Reale. Men–
tre parte delle sue stampe antiche, che egli vendette a Ferdinando di Breme, entrarono
in seguito (1874) a far parte del fondo grafico della Galleria Sabauda. Il secondo, dal
quale il sovrano acquistò negli ultimi vent'anni della sua vita ben 17 dipinti, era il figlio
dell' argentiere di corte Giovanni Battista. Reduce da Roma e da Londra, nella prima
metà del secolo a Torino salì la scala gerarchica della sua professione di argentiere e
disegnatore fino a diventare insegnante dei principi reali. «Excellent connaisseur en
fait d 'art, et possesseur de nombre de tableaux d'un genre classique et choisi» lo dice il
Paroletti nel 1834. E il Bertolotti nel 1840 lo nomina come proprietario di una galleria
di quadri. Uno sguardo ai suoi prestiti per la mostra del 1820 rivela le sue ambizioni.
Pretesi Giorgione, Veronese e Vasari si affiancano a tele dette di Albani, Cignani e
Guercino, a olandesi del
XVII
secolo, secondo il gusto classico del collezionismo pie–
montese. Della sua fama di esperto
è
rivelatorio il parere che fu chiamato a esprimere
su alcune opere della raccolta Dal Pozzo della Cisterna nel 1856.
Anche un
excursus
superficiale come questo mostra che per affermazione di status
sociale, per moda , per vera scelta intellettuale o per interesse commerciale, negli anni
che qui ci interessano a Torino il movimento di opere d'arte che formavano e disper–
devano collezioni fu discretamente intenso. La doverosa constatazione che sappiamo
anco ra veramente poco a proposito della provenienza, della destinazione e dell' auten–
ticità di tanti testi artistici che transitarono per la nostra città indica un affascinante
tema di futura ricerca.
Ma tenendo nel dovuto conto la ripetuta informazione sulla disponibilità dei colle–
zionisti torinesi a mostrare le loro raccolte a chi ne facesse richiesta, amatore, studioso,
artista o viaggiatore, ciò che in questa sede conviene soprattutto notare
è
che a Torino
intorno alla metà del secolo - tra mecenatismo regale e cortesia privata -le possibilità
di venire a contatto con la cultura artistica italiana ed europea del passato erano con–
crete e non scarse.
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