

per tutto il secolo: giacca a frac attillata, di colore scuro, con ampi risvolti e larghe
falde, pantaloni lunghi tesi dal sottopiede, più chiari per il giorno, oppure quadrettati
e rigati, cappello a cilindro svasato.
Il gilet, per cui erano lecite maggiori vivacità e fantasia nei colori e nel tessuto era
l'elemento che insieme alla raffinatezza degli accessori permetteva di rompere la rigi–
dezza di quella che ormai si era codificata come l'uniforme borghese: lente e minime
varianti di proporzioni e di dettagli accompagneranno la trasformazione dell' abito
maschile nell' arco del secolo, mentre all' abito femminile sarà riservato il compito del
cambiamento nelle mode e dell' ostentazione del lusso.
Negli anni quaranta le riviste francesi pubblicavano per lo più fascicoli accompa–
gnati da poche tavole a colori fuori testo; lo spazio riservato alle fogge si intrecciava ai
resoconti mondani e alle indicazioni di sarti, ditte e negozi con una presentazione eli-
taria atta a colpire quella borghesia a cui ci si rivolgeva.
.
Tra i prodotti consigliati di grande successo era
l'eau lustrale
del profumiere Guer–
lain, per rendere soffici e lucenti i capelli che la moda voleva lisci; si dedicava grande
attenzione a guanti o a bastoni da passeggio, indispensabili accessori maschili.
Le riviste più rinomate e diffuse internazionalmente erano il
<<J
ournal des Dames et
des modes», il «Petit Courrier des Dames» e, più eleganti, «Le Follet» e «La Mode»:
alcune di queste vantavano collaboratori famosi come Victor Hugo o Balzac, e per i
figurini Gavarni o Devéria. Il «Petit Courrier des Dames» aveva per primo curato
illustrazioni dettagliate e precise in modo da permettere anche in provincia una ripro–
duzione fedele: nelle tavole erano messi in evidenza, anche con la presentazione di
spalle, particolari come acconciature da sera con piume, trine e nodi, l'uso del
bou–
quet
di fiori al posto del ventaglio; comparivano secondo il gusto del revival abiti ispi–
rati a fogge cinquecentesche, o gonne sovrapposte, a
volants,
a balze. Nell' abito
maschile spiccavano le novità del
paletot
e del
bournouss,
fornito di cappuccio, con
fodera di felpa scarlatta e alamari. Spesso venivano citati cappelli di paglia di Firenze,
o si affermava: «le taffetas d'Italie sera très à la mode», ma al di là delle utopie delle
mode d 'Italia, questo era segno del riassorbimento di quei prodotti nella gran macchi–
na produttiva e creativa della moda francese. CosÌ
il
«verde di Torino», segnalato
nelle nuove mode del 1839, era indizio di rapporti privilegiati con Torino e il Piemon–
te, ma
il
nome veniva da Parigi, e non viceversa
13 .
Torino nel 1848 era ben lontana
dall' essere quel centro di diffusione e commercializzazione delle mode che si vedrà
nell ' epoca postunitaria: le informazioni delle guide del Bertolotti o di Stefani e
Mondo non indicano particolari novità rispetto a quelle che erano le caratteristiche
della produzione settecentesca (calze, guanti e cappelli), pur rilevando un'eleganza
diffusa. Le guide Marzorati del 1845 e del 1848 tuttavia, registrano un aumento dei
mestieri della moda, segno di un incremento dei consumi e delle attività produttive in
quel campol4.
I «negozianti da moda» erano concentrati nella zona di piazza Castello, i negozi di
stoffe e nastri in via Doragrossa, crestaie e modiste tra via Santa Teresa e via Po, men–
tre comparivano 14 negozi di abiti fatti. Era in ascesa, come in tutta Europa, il mestie–
re della sarta che conquistava un campo allora prevalentemente maschile: da 23 sarte
registrate nel 1845 contro 87 sarti si passò a 49 contro 88 nel 1848 (ma nel 1884 saran–
no 206 contro 149 sarti).
Non manca tra le pagine delle guide qualche buon indirizzo tra i fornitori di casa
reale: ritornano il sarto BIanchi, o Paolo Rodano (<<parrucchiere di S.M. il re Carlo
Alberto») , già citati per le loro qualità nel 1832 dal «Corriere per le Mode», la prima
rivista di moda pubblicata a Torino.
IJ
«Corriere delle Dame», Milano, 25 ottobre 1839.
14
G.
STEFAN I
e
D.
M ONDO,
Torino e suoi din torni
ciI. ,
p. 34; D.
B ERTOLOTTI,
Descrizione di Torino
ciI. ,
pp.
368
338, 339, 350; inoltre,
Guida di Torino pel
1845, Torino,
Marzorati, 1845;
Guida di Torino pe11848,
Torino, Mar–
zorati, 1848.