

Il giornale, edito da Gaetano Gabetti. si proponeva di pubblicare mode francesi,
ma con disegni propri per modificarne il gusto «talvolta un po' troppo caricato», alli–
neandosi con quelle proposte di mode nostrane che ricorrevano in molte riviste italia–
ne dell' Ottocento
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La rivista ebbe vita
b~eve,
chiuse nel '33 e bisognerà attendere
fino al 1847 per ritrovare articoli di moda, con la nascita de «Il Mondo illustrato». Qui
si dedicava saltuariamente spazio a vere e proprie recensioni, ma si pubblicavano a
scadenza settimanale illustrazioni che ricalcavano modelli francesi o «visti in alcuni
circoli», con brevi didascalie e commenti spesso moraleggianti e patriottici.
È
interes–
sante vedere come l'argomento fosse trattato all'interno di un giornale non di moda e
in anni cruciali, anziché seguire specifiche proposte, realizzate da disegnatori locali
che non si discostavano dai francesi se non per una certa semplificazione e maggior
portabilità. Il 20 marzo, presentando un figurino di foggia neo-cinquecentesca, ad
esempio si esortava: «Italiane gentili [... ] pensate ch'ella va orgogliosa d'essere france–
se, non per i suoi cappellini e le sue gonne [... ] ma perché la patria è grande e gloriosa
[... ] Voi come le francesi saprete mescolare gravi pensieri, i pensieri d'Italia, ai vezzi
della toeletta». Si deprecava l'uso di termini francesi, continuando ovviamente a usarli.
Non mancavano d'altro canto osservazioni sulla moda romantica, in cui pallore e lan–
guore erano essenziali: «La donna tinse [il volto] di belletto per nascondere la palli–
dezza ch'ella oggi comprende quanto sia interessante».
Iniziava un romanzo a puntate,
Le memorie di una modista,
pretesto per un'epopea
risorgimentale ambientata tra Firenze e Roma che continuerà fino all' anno successivo.
Il testo forniva lo spunto per la presentazione di un modello brevemente commentato,
ma sempre più relegato in subordine, mentre la protagonista dichiarava : «La moda
insomma è un mezzo comodissimo per eseguire senza disturbo tutti gli andirivieni di
una congiura ben meditata».
Nel 1848 «Il Mondo illustrato» appariva ancora l'unico a occuparsi di moda: la
guida Marzorati registrava la presenza de «La Moda, giornale delle donne italiane»,
edito da Pietro De Maria (in contrada Doragrossa prima del n. 31), ma la notizia è
attualmente senza riscontri. L'accentuazione patriottica si fece in quest'anno ancora
più forte . Nel ballo nazionale del 22 gennaio il tricolore era ovunque: nelle tinte dei
fiori delle acconciature, negli abiti, nelle coccarde; tre donne indossavano ognuna un
colore diverso, componendo il gruppo delle grazie italiane, mentre «alcune italiana–
mente devote avevano mazzetti di fiori bianchi e gialli, l'insegna di Pio IX». Gli entu–
siasmi per il costume italiano occupavano, come si è visto, grande spazio, e ancora il
29 luglio Luigi Cicconi auspicava che la tendenza a vestirsi col costume nazionale libe–
rasse dagli usi tirannici della Senna.
Nel corso dell'anno si restrinse sempre più lo spazio dedicato ai figurini, che com–
parvero regolarmente, ma quasi senza commento, come se si ritenesse impossibile
occuparsi oltre di argomenti troppo frivoli per quei frangenti. Le illustrazioni della
seconda metà dell'anno sembrano quasi intenzionalmente intonarsi al momento dram–
matico che si stava attraversando, con le pose malinconiche care al gusto romantico,
su fondi con tronchi spogli e rinsecchiti. La didascalia del
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dicembre aveva la sec–
chezza di un bollettino di guerra: «Cappellino di raso color di rosa imbottito, con
mazzolino di piume. Soprabito di raso guarnito di bottoni. Mantello con maniche
d'apparenza austera, ma non privo d'eleganza».
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Pros pett o d 'associaz ione al «Figurin o per la
moda», Torino, 1832 (ASCT,
Collezione Simeom,
B 472 ).
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