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Apparato per

il

solenne Tedeum cantato a Torino

[alla Gran Madre di Dio]

in Ringraziamento della nuova

Costituzione, addz'27 Febbrajo

1848. Litografia anonima, [1848] (ASCT,

Nuove acquisizioni).

nia Lombardi; ma il banchetto del «Commercio» potè vantare la partecipazione di

Roberto d'Azeglio, che pronunciò il discorso d'apertura.

Altrettanto rassicurante sembrò il concerto del 7 gennaio nell'Odeon dell'Accade–

mia filarmonica, definito «nazionale» e dedicato a Carlo Alberto. Dalla recensione in

«Il Mondo illustrato» ne conosciamo il cauto programma in cui comparivano poche

arie estratte da opere alle quali si poteva attribuire un valore patriottico

(Nabucco,

Donna Caritea)

e molte tolte da un repertorio senza connotazioni politiche

(I Capuleti

e i Montecchi, Adelia, La Favorita).

Vi fu comunque un momento di ispirazione "nazio–

nale" quando Carolina Vietti che «rassomigliava all'Italia scolpita del Canova sul

monumento di Alfieri» intonò «Bella Italia, pel tuo riso/ pel tuo ciel, pei fiori io t'amo/

ma più l'aure e il moto io bramo/ di tua nuova libertà»16. Fino a un certo punto, rien–

trava nel solco delle precedenti testimonianze di devozione al Re e di giubilo per la

«nuova libertà» anche la manifestazione della sera dell'8 febbraio: alle 15,30 era stato

affisso l'editto in cui Carlo Alberto preannunciava la concessione dello Statuto.

L'illuminazione della città, le acclamazioni di una folla festante che seguirono

poche ore dopo furono l'immediata espressione dell'esultanza cittadina; la vignetta de

«Il Mondo illustrato» che ritrae i manifestanti radunati davanti al Palazzo di Città

sembra rispecchiare fedelmente l'atmosfera di eccitata allegrezza della memorabile

serata

17 •

Immediatamente iniziò la preparazione di quella che nel corso del 1848

sarebbe stata l'unica vera "festa", intesa la parola nel senso di celebrazione sostenuta

da una organizzazione spettacolare e cerimoniale: la «dimostrazione» del 27 febbraio

variamente denominata «festa nazionale», «feste nazionali», «festa costituzionale»,

«festa delle bandiere» o (la parte per il tutto) «funzione del solenne

Te Deum».

La

diversità dei nomi non è casuale: durante i diciotto giorni in cui la festa fu organizzata

emersero discordanze concettuali e programmatiche che meglio si avvertono leggen–

do, in luogo delle cronache contemporanee ovviamente plaudenti, le memorie di anni

16

«il

Mondo illustrato», a. II, n. 2, 15 gennaio 1848, p.

17

«il

Mondo illustrato», a. II, n. 6, 12 febbraio 1848,

25

(PEYROT

1965,500/ 1).

Articolo a firma

di

Luigi Cicconi.

p. 81

(PEYROT

1965, 500/2).

59