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che sembrano passare più facilmente attraverso le esperienze e i contatti

pittorici, ma che non corrispondono a processi complessivi di amalga-

mazione degli orientamenti. Pur aperta alle nuove suggestioni culturali

e artistiche che provengono dalle città dell’Italia centro-settentrionale, e

da Roma in particolare, grazie ai frequenti contatti di prelati e amba-

sciatori con la curia papale, Torino non appare per esempio mai come

un vero centro propulsore di cultura umanistica e rinascimentale. Non

è un caso che la moderna fabbrica del duomo, esemplata sul classicismo

romano, voluta dal cardinale Domenico della Rovere, appaia oggi assai

più come una meteora «catapultata» nel ducato sabaudo che come un

modello esemplare e ispiratore di esperienze consimili

9

.

È un tardo Medioevo lungo, dunque, quello che caratterizza la sto-

ria di Torino e che la connota via via più incisivamente di sembianze

moderne e rinascimentali, che ne modifica la cultura anche grazie alla

sempre più intensa produzione di opere a stampa. Si sa, le date, che co-

stituiscono il punto netto di svolta di ogni periodizzazione, sono sem-

pre arbitrarie. Quella del 1536 che pone termine a questo volume non

lo è di meno: essa tuttavia non evoca soltanto un momento cruciale nel-

la storia della città coincidente con l’inizio della dominazione francese,

dopo oltre due secoli e mezzo di presenza sabauda, ma lo contestualiz-

za sottolineando decisamente che esso si verifica nel quadro del declino

decisivo del peso politico degli Stati italiani reso evidente pochi mesi

prima dalla morte a Milano dell’ultimo Sforza, nel novembre 1535

10

.

L’Italia delle corti e degli Stati «regionali», in cui Torino si era fatico-

samente inserita, conquistando la centralità politico-amministrativa del

ducato sabaudo, cedeva di fronte all’urto con una delle più robuste e

«moderne» monarchie nazionali. La lunga gestazione di una nuova epo-

ca, segnata dall’intreccio inscindibile fra lo sviluppo della città e i ruoli

via via diversi e più rilevanti che essa assunse nella dominazione sabau-

da, era definitivamente conclusa.

Il volume che qui si presenta è frutto, innanzitutto, di un immane

sforzo erudito: se fino alla fine del Duecento la documentazione me-

dievale concernente la storia di Torino, di dimensioni, tutto sommato,

relativamente modeste, è pressoché integralmente pubblicata in edizio-

ne critica, quella riguardante il periodo qui studiato è molto più consi-

stente e per lo più inedita, fatta eccezione per gli Statuti del 1360, per

qualche documento isolato e per i verbali del Consiglio Comunale degli

anni 1325-29, pubblicati recentemente grazie a una lodevole iniziativa

Torino 1280-1418 / 1418-1536: due modelli di città

xxiii

9

s. pettenati

,

Il duomo

, in questo stesso volume, pp. 703 sgg.

10

f. chabod

,

Storia di Milano nell’epoca di Carlo V

, Torino 1961.