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si ebbe il

castrum, l'oppidum,

il

Muni–

cipium,

la

civitas,

la

Julia, l'Augusta

Taurinorum

(e il Mommsen lo pone in

rilievo nel suo

Corpus Inscriptionum).

Era una designazione per nationes.

La decadenza romana porta con sè la

perdita dell'unità linguistica, l'imbarba–

rimento di essa porta alla formazione

degli idiomi romanzi: cade il primo ter–

mine e rimane il genitivo plurale o sin–

golare che diventa il nome non più di

un popolo ma di un luogo. La ditton–

gazione

«

au

»

si chiude in «o» e verso

il 1000 nelle carte piemontesi trovia–

mo scritto «Torino

».

Città validissima

Queste sono le nostre deduzioni stori–

che. Ma la storia è limitata, è per co–

sì dire costretta dai e nei documenti:

più affascinante è il mito, nel quale

tutto è possibile e tutto ci è lecito di

credere o di negare. Siccome mi sono as–

sunta il compito di avvocato di Torino ,

bisogna che mi sforzi di dimostrare l'au–

tenticità dei suoi appellativi.

Per Fetontia ed Eridania ahimé, sento

che

è

difficile la dimostrazione. Dob–

biamo risalire a Fetonte, il risplenden–

te, ben inteso, ma mi trovo di fronte

ai reperti e referti degli storici-mitologi

in funzione di severi ufficiali di stato

civile che mi fan tremare. Capisco che

arduo compito

è

il veder chiaro nei

registri dell'antico Olimpo, ma dubita–

re di entrambi i genitori dell'audace

giovanetto

è

proprio grave: attribuendo

Fetonte al Sole e a Merope, a Rode, a

Prote, a Meropo, re d'Etiopia, come

padre putativo, nemmeno più un ille–

gittimo riuscirà ad essere, ma un po–

vero trovatello! Ad ogni modo egli si

impadronì del carro del presunto padre

Sole e, inesperto della guida, precipitò

nel fiume Eridano. Che questo Eridano

possa proprio identificarsi con il Po,

non mi sento di giurarlo, tanto è vero

42

che molti asseriscono che sia il Roda–

no; questo perchè il significato del mito

era molto lato, era indicare la via d'oc–

cidente su cui si svolgeva il commercio

dell'elettro, cioè dell'ambra, nelle cui

gocce dorate erano state tramutate le

lagrime delle Eliadi, sorelle di Fetonte.

Nè Erodoto, nè Esiodo si compromet–

tono a questo proposito; Eschilo e Eu–

ripide un po' di più. L'autenticità di

Eridania allora è alquanto dubbia, ma

non lo fu tanto da dissuadere un fana–

tico novatore, il Buniva, dal proporre

al Consiglio Municipale di cambiare il

nome retrivo di

T

orino in quello di Eri–

dania (agosto 1800).

Ma se il mito non è storia entra tutta–

via nella storia, specie quando ad intro–

durvelo è la fantasia popolare e quella

artistica, poichè esso è il docile adom–

bramento di una realtà mutevole nella

forma. Così, dopo la gran vittoria del

famoso

7

settembre 1706, fu coniata a

Torino una moneta commemorativa che

nel verso portava, con ironia allusiva al

Re Sole vinto, la caduta di Fetonte

nel Po.

Circa gli appellativi degli antichi di

Città validissima

per Polibio,

Firmamen–

to dell'Impero

per Cicerone,

Ornamen–

to della romana dignità

per Tacito,

Vi–

va immagine di Roma

e così via, a te–

stimoniare la sua grandezza, lascio agli

storici dell'Impero ogni responsabilità,

e passo ad una storia più vicina, che è

storia di fede e di valore, e per la qua–

le la documentazione è ricca e precisa:

Torino città del S.S. Sacramento .

Chi dopo aver visitato la chiesa com–

memorativa del Vittozzi (che ha sosti–

tuito quella precedente più piccola di

Matteo Sammicheli) e dopo aver ammi–

rato gli ampi affreschi del MieI o del

Dauphin nelle sale del Municipio, vuole

documentarsi su quanta avvenne il 6

giugno

1453

sul vicino mercato del

grano, non ha che a consultare i ricchi

Archivi municipali. E così pure per l'al–

tro fatto memorabile occorso il 20 mag–

gio 1640 nella chiesa di Santa Maria

del monte ai Cappuccini. A provocare

In piedi a sinistra,

il re Eridano presenta su di un papiro

la pianta della città di Torino

al dio egiziano Api.

È

il

primo schizzo di pianta della città,

non di carattere militare,

recante il nuovo ingrandimento

realizzato da Carlo Emanuele

I