

tato il fabbricato verso via dei Mille
(num. 25 e num. 27). Il capolavoro del
Dupuy
è
senza dubbio la chiesa, che si
presenta come una pianta centrale con
cupola bassa e un iPronao d'accesso:
parrebbe esemplata sui più tipici mo–
delli neoclassici. Eppure l'interno evoca
ancora fantasie spaziali dell'età barocca.
Lo spazio circolare, scandito dalle colon–
ne, viene esaltato dalla linea tesa del
cornicione in una dilatazione, che ren–
dono più sensibile i quattro profondi
vani ombrosi aprentisi, improvvise fu–
ghe, tra gli altari; dietro l'altar mag–
giore ancora un grande spazio si allarga
concavo, e un colonnato tutt'intorno nE'
sottolinea e ne propaga l'ampia curva
(questo ambiente
è
adibito a coro delle
monache). Purtroppo la ricca decora–
zione condotta alla fine del secolo, una
doratura diffusa ovunque, anche sulle
colonne e sui cassettoni della cupola, ha
alterato e appesantito la geniale idea ar–
chitettonica, riuscendo a falsare la pri–
ma impressione che se ne riceve.
Intorno a questo complesso sta altra
serie notevolissima di costruzioni. Pro–
prio poco discosto dal convento delle Sa–
cramentine, in piazza Cavour 3, sorge
il palazzo Stallo, uno dei più tipici
esempi di palazzo neoclassico a Torino;
fondale luminoso su un lato della piaz–
za. Circa l'attribuzione non so se l'in–
gegner Petitti, cui spettano il progetto
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Facciata dell' Accademia Filodrammatica
Prospetto dell'Accademia Filodrammatica costruita su disegno di Giuseppe Leoni nel 1840 in
via Rossini. L'edificio ha una bella facciata a tre piani, con basamento leggermente bugnato,
ordine di lesene corinzie scanalate. Nella fotografia in alto: di Giuseppe Talucchi è l'Odeo,
la grande sala dei concerti costruita nella sede della Accademia Filarmonica nel 1839
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