

«no; una all'arcidiacono con suo giardino in
« luogo che si chiama il Paradiso, con certi
« membri contigui alla casa dell'arcidiacono; ed
«una casa del canonico Corniato, et per esse
«stabilito un reddito annuo di
300
scudi di
«tre libre nostre l'uno sovra le decime dei
«nostri redditi di Carignano, a pagarseli dal
«primo di gennaro del presente anno, insino
«a che Noi li abbiamo dato altra ricompen–
«
sa...
»
ecc.
(da Clemente Rovere: «Descrizione del
R. Palazzo di Torino
»,
ed Botta. Torino,
1858).
(')
Lo Scaravello o «Scaravillo» cui si allude
nei documenti ducali,
è
a nostra ipotesi, con
ogni probabilità Filippo Scaravello ultimo Jeu–
datario del Monte della
« Bastida dei Maletti
»
(risalente circa al 1000) che lo muniva: ne ven–
ne infatti investito il
15
dicembre 1580 dal
Duca Carlo Emanuele I che riscattava
il
tutto
l'anno successivo, come risulta dal Vol. 1601-2:
foglio
283
delle «Patenti Controllo Finanze»
conservate presso le Sezioni Riunite degli Ar–
chivi di Stato:
« ...somma di scudi mille sei–
cento settanta d'oro quali gli sono dovuti et
facciamo dare per pagamento della Torre Casa
et vigna della bastida ove si
è
fabbricato il
Convento dei Cappuccini detto la Madonna
.del Monte...
».
F.toCarlo Emanuele Provana-Solaro
Congiunti dei Maletti gli Scaravello ne ave–
vano ereditato il possesso del feudo al pari
di essi vantavano un sepolcreto gentilizio, qui
a Torino nella Chiesa di S. Domenico. Presu–
mibilmente quindi dovevano pure dimorare nei
paraggi di cotesto tempio.
È
infatti risaputo che spetta al Vittozzi il di–
segno definitivo (dal
1583
in poi quando già
erano in corso
i
lavori della Chiesa di S. Ma–
ria del Monte, la cui cupola venne purtroppo
barbaramente alterata nell'originaria armoniosa
struttura dall'inserzione di un tamburo otta–
gonale.
(")
Il
«Lisimaco
»
dramma per musica parole
di Cristoforo Ivanovich, spartito di Giovanni
Paglierdi eseguito la prima volta a Venezia
(1673). L'edizione torinese presentava talune
sensibili aggiunte tra cui un
Prologo
col bal–
letto di Apolline, per celebrare l'annuncio del–
{'imminente matrimonio del quindicenne duca
Vittorio Amedeo II con Isabella Maria I nfan–
ta del Portogallo.
Il soggetto del Lisimaco si trova così esposto
nell'argomento:
«Alessandro soggiogata la Per–
sia, passò nella Battriana. Si finge che Lisimaco
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Storia di Torino,
ed. Martello,
Milano,
1959.
52
con parte dell'esercito precorresse il di lui ar–
rivo all'acquisto della Città principale di quel
Regno ove gionto s'innamorò di Candace, figlia
del Satrapo... Ossiarte. Arrivato poi Alessan–
dro in Battra s'accese anch'egli di Rossane altra
figlia di Ossiarte. E per strani accidenti inge–
losito di Lisimaco, comandò che fosse esposto
alle fiere. Ma havendo egli ucciso
il
leone, da
cui doveva essere sbranato: riconosciuta da
Alessandro la sua innocenza,
le
concede poco
dopo Candace per Moglie ed egli sposa Ros–
sane
».
(') «Piazzetta Reale: ore
17.
Una vera folla
si raduna in attesa del cambio della guardia
al Palazzo del Sovrano.
Giunge la musica militare; oltre i cancelli so–
sta e dà concerto; poi, raccolto il plotone che
smonta di servizio (uniformi impeccabili, el–
metti lucenti, armi ed ottoni politi), via al suo–
no di allegre marce che, fra i palazzi di piazza
Castello e sotto gli archi dei portici due volte
secolari, sembra ridèstino gagliardi echi di pas–
sioni quarantottine.
Per la vecchia capitale
è
una simpatica tradi–
zione che la guerra aveva interrotta, ripristi–
nata poi, e di nuovo soppressa quando
il
Prin–
cipe di Piemonte si trasferl a Napoli. Aveva
sempre il suo pubblico fedele e compiaciuto. b
l'ora in cui dalle cupole del Guarini e dai bal–
coni del
J
uvarra, sulle brune torri della fortezza
medioevale e sui simmetrici edifici delle segre–
terie si riaccendono bagliori di rcgalità.
Torino, in quei momenti, pur tra il fervore
della nuova animazione, pare far largo, intene–
rita e orgogliosa, a schiere di fantasmi non mai
dimenticati, a ombre di morti più che mai vivi
nel cuore della Patria.
Quì, condottieri, legislatori, apostoli, uomini
che avete riunita !'Italia! Eravate pur qul , fra
queste mura, e facevate la spola, annodando
le ingegnosissime file, tra il Senato Subalpino
di Palazzo Madama e la Camera dei Deputati
di Palazzo Carignano; e Massimo d'Azeglio si
recava, sulle sette d'un mattino d'inverno, alla
Reggia per comunicare a Carlo Alberto il pro–
clama dei popoli di Romagna; e
il
Conte di
Cavour, nel suo gabinetto là dove sono oggi
gli uffici prefettizii, si vedeva spesso capitar
dinnanzi all'improvviso, per qualche urgente
colloquio, Re Vittorio in persona, arrivato fino
a lui percorrendo stretti corridoi interni.
Tali i ricordi che non possono non balenar.:: a
chiunque indugi di fronte alla Reggia
».
(Carlo Merlini :
Palazzi e curiosità storiche
Torinesi,
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1933).
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