

DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI TORINO
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•giallognole, fissili con calcari grigiastri e lenti gessose di origine ma
remmana, come indicano i fossili, mentre i precedenti e susseguenti ter
reni
cenozoici
sono di origine prettamente marina.
Il
periodo pliocenico,
il piti giovane del
cenozoico,
è rappresentato
•dai due piani
piacentino
ed
astiano;
il primo generalmente argillo-mar-
noso, il secondo generalmente di sabbie o gialle o grigiastre.
I
terreni più giovani d
éìYelveziano
non sono più rappresentati a Nord
dell’anticlinale Torino-Gassino, salvo un piccolo lembo di
pliocene
a
Verrua-Savoia. Al piede delle Alpi i terreni
cenozoici
si mostrano a pic
coli lembi scoperti per erosione ed abrasione del
quaternario
sovrastante
e sono sul margine interno dell’anfiteatro
morenico
di Ivrea, al ponte
dei Preti sulla Chiusella, ed in alcuni botri tra il Bettolino e Cuorgnè.
Ai terreni
cenozoici
si sovrappongono i
neozoici
divisibili in
antichi
e
recenti;
in massima sono rivestimenti detritici di varia natura e di
mensioni ed età, che hanno ricolmato la valle padana appena emersa dal
mare
astiano.
Più antico è nel
quaternario antico
il
villafranchiano,
od
alluvioni postplioceniche
, che di provenienza appenninica e costituito da
sabbie, ghiaie ad elementi non troppo voluminosi, e lenti marnose a
luoghi con resti abbondanti di mammiferi e fossili fluvio-lacustri ricopre
i terreni
cenozoici
collineschi.
Sincrono in parte, ma di più lunga durata di formazione e di origine
alpina, è il
diluvium antico
o
diluvium alpino,
che costituito di ammassi
di ciottolame, con lenti intercalate sabbiose ed argillose, con resti di
vegetali ed a forma di conoidi di deiezione, sboccò dalle valli alpine
ricolmando e ricoprendo dovunque la pianura padana rispondente allo
) sbocco di dette valli. Fu in seguito demolito in gran parte nella por
zione superficiale questo
diluvium alpino antico,
rimanendo a residui lo
imbasamento generalmente argilloso, alcuni lembi sui fianchi montuosi,
il cono
diluviale antico
colla sua forma caratteristica della Stura di
Lanzo, e la destra porzione del
diluvium antico
del Mallone.
Colla demolizione del
diluvium antico,
e con nuovi elementi prove
nienti da monte si formò il
diluvium recente,
o coni di deiezioni an
tichi, sempre nel
quaternario antico,
coni più depressi, a superficie più
unita, ad elementi più dilavati e conservati, come quello caratteristico
della Dora Riparia.
Ancora nel
quaternario antico
scesero i ghiacciai a demolire parte
del
diluvium recente
ed a costruire colline, rivestimenti, accumuli
mo
renici,
a distribuire d’ogni intorno
alluvioni glaciali,
come in modo ben
distinto ed istruttivo avvenne per le valli della Dora Riparia e della
Dora Baltea; a questa fase del
quaternario antico
appartengono pure
le
morene antiche
abbandonate dai ghiacciai entro le valli nel periodo