

G io v a n n i B e t t in e lli,
Il Santo degli infelici.
Soc. Editrice
G. B. I’aravia e C. L. 5.
Ancora un libro sul Cottolengo? Ma c'è ancora qualche
episodio della vita di questo Santo, dalla nascita alla morte,
che non sia stato portato alla ribalta, studiato al lume
della critica e dell'indagine storica?
Sì, è vero, tutto ciò che si poteva dire della vita di
questo Santo, delle sue opere di bene, delle sue istituzioni,
è stato minutamente descritto, ma... c'è un ma...
Giovanni Bettinelli non ha scritto una biografia nel
senso ristretto della parola, non ci ha detto in quale giorno
il Santo ha iniziato questa o quella opera, ma, svincolandolo
dalle contingenze dello spazio e del tempo, ce ne presenta
l'anima nel suo fiorire, nella sua lenta evoluzione, nelle sue
lotte e nei suoi trionfi, nella sua ebbrezza di amore e di
carità, sicché, a libro letto, ci sentiamo inebbriati anche noi,
anche noi « ciocoti >.
E quasi ci sentiamo spinti a correre alla • Piccola Casa >
per bussare all'umile porta e chiedere, in carità, di divenire
anche noi « servi dei poveri », di bere anche noi a quella
pura fonte inebbriante che eleva ed imparadisa l'anima.
Libro dunque ottimo per i giovani e buono per tutti,
perchè tutti abbiamo bisogno di sentirci migliori, di poter
guardare il mondo ed i suoi dolori con occhi purificati
dall'amor del prossimo e dalla fraterna carità.
I*rof.
A d e lin a Z iu n o li.
D.
B u lg a r in i,
Pater
(Don Bosco). Soc. Editrice G. B. Pa
ravia e C. L. 7.
Anche su Don Bosco i libri abbondano; la vita e le opere
«lei Santo sono state raccontate e descritte in parecchi
volumi, alcuni dei quali di grande mole e di indiscusso
\alore. Ma non tutti sono adatti al popolo. Ed oggi, in
occasione della canonizzazione del Santo di Yaldocco, viene
molto opportuna questa biografia del Bulgarini, il quale ha
qui confermato le doti di scrittore rivelateci dal volume
sulla Madonna, che gli ha valso universali lodi. Con stile
piano, semplice quanto efficace il Bulgarini accompagna il
Santo nella sua lunga laboriosa esistenza, esponendoci i
mirabili risultati conseguiti nell'educazione della gioventù.
Prof.
A d e lin a Z ig n o li.
L
u is
» I
a
-
a l
,
Cangrande della Scala.
Collana di Romanzi
>
I Condottieri »diretta da V. E. Bravetta. Casa
Ed.tn«_e G. B. Paravia e C., Torino. L. 9,50.
Era Cangrande della Scala forte, bello e gentile come
un
eroe da leggenda, saggio tanto da guidare e consigliare
in
politica il maggior fratello Alboino e valoroso al punto
da
essere già in gran fama a 18 anni per i fatti d'armi com
piuti contro Azzo Vi l i d’Este.
Incomincia la storia, che è storia vera ma illegiadrita
ed
interessante come un bel romanzo, dal rapimento di
Madonna Giovanna figlia del Principe d’Antiochia, rapi
mento che Cane giustifica col dire che sarebbe stato gran
danno per l’Italia il perdere sì preziosa gemma lasciandola
andar sposa ad un Signore della Scozia.
Segue poi la scrittrice a narrarci la vita del grande
condottiero che è anche magnifico signore, mecenate intel
ligente. grande politico e soldato di provata fedeltà e
lealtà.
Tanto leale che, venendo a morte, sa vincere l’affetto
paterno e lasciando il figlio illegittimo al posto di vassallo,
come è legge, lascia il potere ai due nipoti, figli del fratello
Alboino. premortogli, e che a lui li aveva raccomandati.
Morì, dicono gli storici, quand’era all'apice della gloria
ed aveva finalmente realizzato il suo sogno di conquistare
la Marca Trevisana, ma io penso che questa conquista
altro non fosse se non una tappa della sua vita tutta intes
suta di vittorie, una breve sosta prima di spiccare il volo
per più grande, più importante conquista. Muore, e mo
vendo incontro al suo Dio egli può ben dire: Signore, se
l'opera assegnatami resta incompiuta tu sai che io ho
sempre servito fedelmente, ch’io sono stati) buon cri:-
e buon padre delle mie genti.
Muore il corpo ma la sua memoria resta eterna perchè
fermata nel ricordo di sommi quali Dante, Petrarca e
Boccaccio, e rimane nella storia come uno dei pochi grandi
condottieri che seppe fare della sua vita un tessuto di
grandi vittorie, di assoluta giustizia e d'infinita bontà.
E Luisa Banal ha trattato il bellissimo argomento con
mano maestra sì che, dopo aver letto una prima volta il
libro tutto d’un fiato, lo si rilegge poi con calma per gustare
insieme la bellezza della trama e quella dello stile.
Prof.
A d e lin a Z ig n o li.
L
o p e
d e
V
e g a
,
La Stella di Siviglia e le bizzarrie di Relisa.
Collana di traduzioni diretta da A. Farinelli. Casa Edi
trice U. T. E. T.. Torino. Un volume di circa 400 pagine.
Lire 16.
Tradurre una commedia di Lope de Vega, in versi,
senza dare una cosa arida o scipita, senza togliere nulla
allo stile dell'originalissimo spagnuolo non è impresa sem
plice davvero, ma Gherardo Marone, colto scrittore ed
appassionato ispanista, ha voluto e saputo farlo con arte
perfetta. Interessantissima anche l’introduzione in cui egli
fa un profondo studio dell’animo dell'autore dalla vita
irrequieta ed avventurosa chiusasi poi nella breve cella di
un convento dopo aver dato alla letteratura ben 1800 opere,
più 400 Autos e non so quanti racconti e romanzi non com
piuti o dispersi.
Pare chic veramente questo fecondissimo spagnuolo fosse
tutto preso dall'ansia, dal desiderio di scrivere più che ogni
altro al mondo, più di quanto pareva umanamente pos
sibile.
Ma perchè scegliere proprio lui, tra i tanti scrittori
spagnuoli, per dare un’idea della letteratura di quel paese
e di quel tempo? Perchè Lope de Vega fu. nelle sue com
medie, un grande innovatore che seppe dimenticare le
vecchie regole Aristoteliche e liberare le sue commedie dai
legami del luogo e del tempo, perchè abbandonando i
vecchi dèi, protagonisti delle classiche commedie, porta
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