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LE VENE E LE ARTER IE DI UNA GRANDE C I TTÀ

Le vie di comunicazione sono le vene e le arterie

attraverso le quali circola il sangue vivificatore di

tutta una regione, sangue che si raccoglie nel cuore

della regione stessa, la città capitale, per essere riso­

spinto nelle zone periferiche. Se in qualunque orga­

nismo il sistema di circolazione diventa insufficiente

o difettoso, l’organismo soffre e deperisce. Altrettanto

avviene di una grande città, se essa non si sforza di

mantenere in piena efficienza e di aumentare il suo

sistema di circolazione, e cioè quella rete stradale

di cui occupa il centro. Questo assioma già era stato

intuito dal nostro Botero, il quale, nella seconda metà

del secolo decimosesto, trattando

Delle cause della

grandezza e magnificenza delle città,

scriveva che non

basta «per mettere insieme molte genti, l’abbon­

danza della robba; vi bisogna, oltre di ciò, qualche

forma d ’unirla in un luogo; e questa si è l ’agevolezza

e la comodità della condotta », e cioè la facilità delle

comunicazioni (2).

I

progressi dell’automobilismo, rivalorizzando le

strade ordinarie, hanno dato un nuovo aspetto al

problema delle comunicazioni. In seguito a ciò molti

progetti ferroviari sono caduti, o, meglio, si sono

trasformati in progetti di strade automobilistiche.

Esempio tipico, il traforo del Monte Bianco, che

tanto inchiostro ha fatto versare di qua e di là delle

Alpi, e che oggi rinasce sotto il nuovo, e, per me,

migliore e più ragionevole aspetto, di traforo per

autostrada.

Così, oggi, le grandi città, senza trascurare i più

vasti problemi ferroviari che le possono interessare,

devono attentamente studiare i miglioramenti delle

grandi strade ordinarie che ad esse fanno capo, per

impedire che la rete stradale invecchi, e più non

risponda ai bisogni del traffico, non solo accresciuto,

ma anche modificato, per i perfezionamenti dell’auto­

mobilismo, e della concorrenza che questo fa ai

trasporti ferroviari.

Avendo detto che una grande città è la sintesi

della vita sociale, economica e storica di una regione,

è chiaro che, come dicono gli ingegneri Orlandini e

Quaglia nelle premesse al loro progetto di raddoppio

della strada statale N. 10 « Padana Inferiore » nel

tratto Villafranca d ’Asti-Torino, i piani regolatori

e di ampliamento delle grandi città non devono essere

studiati come semplici piani edilizi o architettonici,

ma anche come

disciplinatori

del movimento locale

e di transito, e, conseguentemente, della viabilità e

dello sviluppo dell'abitato »e che perciò « essi devono

corrispondere ad una giusta visione dello sviluppo

regionale, in quanto la viabilità e il movimento urbano

sono funzione del traffico regionale » (3).

Benissimo detto! I problemi urbanistici vanno

risolti, tenendo nel massimo conto l'ambiente geo­

grafico e l’ambiente storico nel quale la città è sorta.

E aggiungo, che lo sviluppo di un centro urbano è,

in gran parte, funzione delle sue arterie e delle sue

vene, e cioè delle sue comunicazioni. Come negli

organismi qualunque disturbo nella circolazione della

linfa

e

del

sangue riesce di danno agii organismi

stessi, così la deficenza o la cattiva organizzazione

delle comunicazioni può essere di grave danno a

una città, essendo spesso causa di pericolose devia­

zioni del traffico.

Sino a ieri le vie di grande comunicazione erano

rappresentate quasi unicamente dalle ferrovie; oggi

non

è

più così. Le vie ordinarie hanno riacquistata

la perduta importanza, e, come osserva l ’ing. Orlan­

dini, «le moderne strade di grande comunicazione

devono avere sedi separate per il traffico a trazione

meccanica e per quello ordinario, in modo da formare,

con le autostrade e camionabili, una rete di arterie

adeguate alle esigenze della circolazione veloce di

oggi e di domani ».

Studiando, molti anni fa, le cause geografiche

dello sviluppo di Torino, ne indicai una, principa­

lissima, nelle colline di Torino e del Po, le quali,

con la loro direzione da ovest ad est, obbligarono le

strade, che univano il Piemonte meridionale al Pie­

monte settentrionale, a passare per la stretta zona

di pianura compresa fra l’anfiteatro morenico di

Rivoli e le colline di Torino. In questa piccola pianura

sorse appunto Torino (4).

Oggi le colline di Torino rappresentano un grave

danno per le comunicazioni fra la città e le fertili

e ridenti regioni del Chierese e dell’Astisio. Da questo

lato le arterie di Torino sono deficienti: bisogna

alleggerire il traffico sulla Padana Inferiore (Asti-

Moncalieri-Torino), se non si vuole che il traffico fra

il Piemonte meridionale e settentrionale devii, almeno

in parte, sulla direttiva Asti-Chivasso e viceversa,

lasciando da parte Torino. Per impedire questo danno

gli ingegneri Orlandini e Quaglia propongono la

costruzione di una nuova arteria stradale, che abbia

caratteristiche di camionabile, e, attraversando la

collina di Torino, integri la Padana Inferiore, elimi­

nandone il giro vizioso di Moncalieri. Ecco come i

prelodati ingegneri espongono il loro progetto nella

rivista «Urbanistica » (aprile 1934-XII):

«Fra le varie vie che si possono tracciare attra­

verso la collina di Torino verso la pianura Chierese

e la Padana Inferiore, e colle caratteristiche di strade

di gran traffico, di pendenze limitate al 4 % , quale si

sono fissate per le camionabili, quella che segue la

direttiva della valle Cartmann appare la meglio

consigliabile per raggiungere i fini proposti, e cioè:

a)

accesso il più breve alla parte

nord

dell’abi­

tato di Torino al fine di facilitare le comunicazioni

delle Valli di Susa, di Lanzo e del Canavese

verso

il Monferrato e la riviera Ligure;

b)

sbocco a Torino prossimo al ponte Principe

di Piemonte con facile accesso alla zona centrale

cittadina a mezzo del corso Belgio;

c) raccordo a monte dell’abitato di Chieri

colla

strada di Castelnuovo-Val Cerrina-Casale svolgen-

tesi nel basso Monferrato;

4

)

attraversamento della collina nella località

ove il

diaframma collinare

è

di minimo spessore.

Il tracciato della via proposta si dipartireb

dalla rete stradale urbana nella regione di Sassi:

4

%