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IL RIXXOVO D I ' U N A FERROVIA

L a prim itiva M otrice a vapore d a lla fu n ic o la r e d i S a p e r e *

un asinelio per risparmiare la fatica del tratto di

stradone provinciale e quindi della salita per la

strada reale, affrontando peraltro i non rari capricci

di quei quadrupedi, talora insofferenti dei loro cava­

lieri, che si vedevano con disinvoltura scaricati a

terra da una inattesa sgroppata, passando sopra la

criniera del somaro, e provando su se stessi le impla­

cabili leggi meccaniche di proiezione dei colpi di

ariete, anzi di catapulta. Ma queste sono quisquiglie,

che appartengono ornai al mondo delle leggende così

bene tratteggiate dal nostro Yiriglio, appassionato

ricercatore delle memorie torinesi.

In ogni modo la gita a Soperga coi mezzi primitivi

era tradizionale e tale si mantenne finché non inter­

venne un fatto nuovo. Ed ecco in qual modo.

Quando Torino si apparecchiò a dare una testi­

monianza sensibile della virtù d'ingegno e di lavoro

del popolo italiano con una Esposizione Generale

(inaugurata poi nel 1884), pensò pure ad offrire la

comodità d’un simpatico accesso al colle di Soperga

ai numerosi visitatori, che sarebbero accorsi alla

nostra città per la grande circostanza.

A vero dire la questione d’una ferrovia a Soperga

era stata anche prima sollevata, ma poi per pruden­

ziale spirito di saggia amministrazione venne sopita

— e fu un bene — ma non sepolta: affiorava però

nelle discussioni risolvendosi poi felicemente a suo

tempo coll’adozione del sistema funicolare tuttora

in esercizio.

A distanza di 50 anni, or che si pensa — e giusta­

mente — a surrogarla con altro sistema conforme ai

dettami della modernissima meccanica di locomo­

zione, vale la pena d'un breve cenno storico. Quanti

hanno assistito all’esecuzione di quella ferrovia —

ed oramai non son più numerosi — non avranno

discaro di riandare colla fantasia quegli avvenimenti

leggendo queste poche linee, che hanno solo intento

di mettere in evidenza la grande genialità della

tecnica italiana anche in tempi, che a noi possono

parere remoti, mentre questo ricordo legittima il

desiderio di esaltare la memoria di quel grande inge­

gnere, che nella storia della meccanica di trazione

sui piani inclinati scrisse un capitolo degno della

fama acquisita e del suo paese: Tommaso Agudio !

Nacque egli il 27 aprile 1827 a Malgrate (Lecco)

e morì in Torino, dove si era poi stabilito da molti

anni, il 5 gennaio 1893.

Nel 1849, ancora studente, conseguì le patenti

di professore in scienze fìsiche e matematiche a Como,

e nel 1850 ottenne la laurea di i° grado di dottore

in matematica ed architettura all’Università di Pavia;

ma, caduto in sospetto della polizia austriaca per i

suoi non celati sentimenti patriottici, dovette recarsi

nel 1850 a Parigi, e là perfezionò i suoi studi predi­

letti nella Scuola centrale di Arti e Manifatture, im­

piegandosi poscia come ingegnere presso la Compagnia

ferroviaria dell'Est: ivi ebbe occasione d ’occuparsi

con fervore del problema della trazione ferroviaria

sulle forti pendenze. Ritornato in Italia nel 1858

offrì l'opera sua gratuita (accettata e gradita) per

l ’ampliamento dell’Arsenale di Torino, previdente­

mente deliberata in vista di quella prossima guerra

contro l’Austria, che fu uno dei più meravigliosi

capolavori di politica estera del nostro immortale

Cavour.

Nel 1859, dopo la vittoria sull’imperatore di

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