

La prima opera soddisfece assai poco. Il
suo autore volle scrivere della musica facile
e scorrevole, ma non si accorse di essere
caduto nel triviale e in reminiscenze, trop
po facilmente riconoscibili. Il Farinelli in
vece, coi suoi
Riti di EJ
k
-
o
,
scritti su libret
to di Gaetano Rossi, poeta dei teatri di V e
nezia, andò alle stelle. La sua opera riportò
infatti uno di quei successi, che fanno epoca
non solo, ma gli fruttò il vanto di essere
stato il primo, a cui toccasse l ’onore di ve
dere riprodotto in altTa stagione il suo lavoro
sulle scene del teatro Regio.
Lo spettacolo, durante il quale fu anche
eseguita la cantata
Gli auguri delle Muse,
posta in musica dall’Ottani per l'onomasti
co della principessa Paolina, fu prolungato.
Il principe Camillo per mezzo del barone
Benso di Cavour, fece sapere al
Maire,
ba
rone Negro, che nella quaresima rimanes
sero chiusi i teatri secondari, ma fosse te
nuto aperto l'imperiale per l'esecuzione di
u r oratorio, con cui si dovevano rallegrare le
serate dei convenuti alla riunione del Colle
gio Elettorale del Dipartimento. Fu prescel
ta la
Gerusalemme distrutta
musicata dallo
Zingarelli su libretto del Sograffi. Vi can
tarono l’ isabella Colbran, sposata poi a Gio-
vacchino Rossini, la Marianna Sessi, il Gio
vanni Boggia e il Marco Bordogni, celebra
to artista di cantone valentissimo maestro di
canto (170).
L ’onomastico dell’ imperatore fu celebra
to nell’agosto con una festa da ballo per in
vito, come già nell’anno precedente, ma il
teatro Imperiale si aprì con uno spettacolo
gratuito del quale non si conosce il program
ma. E ’ noto solo, che
tout ce que le magni-
/icence
des décorations et la richesse de l’il-
lumination peut offrir, aooit été réuni Les
eaux jouèrent sur la scène au devant d ’un
are de triomphe, emblème de ceux élevés
per la reconnmssance des Frangais dans
tuos les pays de l’Empire.
Così scriveva il
Courrier de Turin
nel suo numero del sedici
giugno (171).
11
trionfo dei
Riti d’Efeso,
indusse l ’ im
presa del teatro Imperiale
a
riconfermare il
Farinelli, che già da qualchr. anno abitava
in Torino, per comporre la seconda opera
della stagione successiva col libretto di Lui
gi Andrioli intitolato
Lauso e Lida.
La pri
ma opera era stata affidata a quel Vincenzo
Federici, in modo così poco lusinghiero ri
cordato da Lorenzo
Da
Ponte, che lo aveva
conosciuto a Londra e già noto a Torino per
una
Sofonisba
e per una
Conquista delle
Indie Orientali.
Questo maestro ebbe avver
se le sorti. Il
Castore e Polluce
non incontrò
a Torino, il successo di Milano. Per poco
non si trovarono coinvolti nella catastrofe
anche la Colbran, la Marcollini e il tenore
David, che vi cantavano. La musica venne
giudicata fredda,
monotona,
snervata.
A ll’impresa poi fu
u . . u i c
rivolto un’osser
vazione non ingiusta. Nella scelta degli
spettacoli, forse inavvedutamente, non ave
va badato, che la stagione di carnovale si
riduceva, a ben guardarla, in una semplice
e quasi esclusiva sfilata di Eroi di Omero e
di Virgilio. Castore e Polluce, Achille mo
rente, Ulisse reduce da Itaca, Lauso e Lida
appartenevano infatti a quella schiera.
La sorte però non fu severa e crudele che
pei Dioscuri. La morte d ’Achille commos
se il pubblico. Ulisse fu accolto con favore,
Lauso non dovette cedere dinnanzi alla po
tenza della spada di Enea. I suoi amori con
(170) L'oratorio fu allestito così rapidamente, che gli ar
tisti dovettero riparare alla meglio sostituendo alle arie
originali, altre già studiate. Il pubblico fu di facile con
tentatura. Colla
Gcru ta lemm e
furono rappresentati anche
i due balli deH‘Angiolini. che si rappresentarono colla
seconda opera.
(171) Il
Courrier d e Turin
lodò senza restrizione questo
ballo, di piccoli pioporzioni, breve, che non costringeva
ad abbandonare il teatro prima del
rondò
finale, o del
l'aria d'impegno della prima donna, lasciando in teatro
soltanto
le» jeune» geru.
qui
attenderli la fin du wpectocie
pour form er la h aie tu r
f
etcaKer et de* élégan ce» qui
poriant le» d ern iiret p ou r patter au milieu d ’elle