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del giornale locale, che per non mutare ave­

va preso un altro nome, si lasciava sfuggire

qualche accenno un po’ significativo sugli

spettacoli dei tempi andati, a cui non corri­

spondevano sempre in tutto gli odierni. 1

confronti sono sempre scabrosi, ora poi era­

no qualche cosa di più.

Per consolarsi in tanta miseria, il povero

cronista non sapendo che fare di meglio,

andò persino a pescare un piccolo frammen­

to

òe\YAlmanach du Départment pour l’an

1807, e ne tolse queste parole inserte nella

critica del ballo

Ildegarde

ossia

La riconci­

liazione :

«

Les décorations du Theatre Im­

periai font le plus grand effet par l'observa-

tion le plus exacte des règles de la perspe-

ctive et les ménagemens des illuminations,

du clair, des ombres, art dans la quelle l’é-

cole de Turin excelle et a une supériorité de-

cidée sur toutes les autres

» (160).

Il trenta gennaio dette concerto nel teatro

Imperiale il fagottista Baermann, prussiano.

La Società Piacenza stava ormai sulla

breccia da quattro anni lottando e resistendo

coraggiosamente e tenacemente contro le

difficoltà e le traversie, che erano largamen­

te seminate sul suo cammino. Le autorità

stesse se ne meravigliarono, tanto che al

terminare della stagione dell’anno stimaro­

no bene di interpellare i cinque associati, se

intendessero di proseguire, oppure prefe­

rissero di ritirarsi, valendosi della congiun­

tura dell’arrivo da Parigi di nuovi ordini

circa al funzionamento del teatro Imperiale.

Essi, che avevano dato a loro spese lo spet­

tacolo di gala in occasione della venuta in

Torino dell'Imperatore, invece si lusinga­

vano, che un atto di generosità del festeg­

giato li compensasse. Quante illusioni ! Il

regalo era venuto, al solito, alla vigilia del-

1 apertura della stagione, ma sotto la forma

di un ordine perentorio del

Maire

barone

Negro, col quale il colto pubblico era avvi­

sato, che nel Teatro Imperiale, « ou

l’Em-

\

7

pereur est censé present dans la loge lui est

résertìees, on a lieu d'esperer que le public

ne s ’ecartera point du bon ordre et de la dé-

cense, qui doivent régner en cn lieu.

Confi­

dava poi riposando che

le resoect et Vamour

de ses concitoyens pour noire gran Monar-

que donneront une preuve de ces sentiments

par le profond silence qui fut observé pen­

dant la representation, à la quelle LL. MM.

II. RR. assistèrent au milieu d ’une foule de

spectateurs.

«

Les fuora

»

continuent à ètre

défendus ou cours de la pièce

» (161).

11

ventinove di agosto del 1807 poi fu

pubblicato un altro lunghissimo regolamen­

to di quasi cinquanta articoli, rifrittura di

altri già in vigore. In esso da una lezioncina

di galateo al pubblico si passava a regolare

l’andatura dei cavalli delle carrozze. Dal di­

vieto di applausi e di fischi si andava alla

proibizione di chiama

ionie di teatri

gli spettacoli di curiosità. Era proibito di

scritturare senza licenza del ministro com­

petente gli allievi del Conservatorio di Pa­

rigi, si proibiva di trattenere in Torino gli

artisti dei quattro primi teatri di Parigi, che

prematuro parlare, nel secolo ottavo, di bombe, di can­

noni, di fucilate, e il far assistere gli spettatori a com­

battimenti a fuoco vivo... •

Et

ce/o

à Turin? Sur le grand

Théatre? Oh Dieu du goù i!

». Esclamava il critico.

(160) Nella rievocazione della grandezza e della signo­

rilità passate il giornalista non era solo. Rammentiamo

queste parole che il generale Menou aveva scritto a Parigi

nell'anno 1805 per riferire sulle feste celebrate nella cir­

costanza dell’incoronazione dell’imperatore Napoleone:

L e soir

(del 17 febbraio)

la Marie d e Turin a donne

un

gran bai p a re au superbe T héatre Im périal qu i éiait illu­

m in i a v ee une prefusion et

un

gòut tei», qu ii est impos-

tiblc d e donn er à

/’Eu rope des spectacles plus magnifi-

ques, qu e ceux ont lieu sur les Grands Théatres d e P iem ont

et d ’Italie dans ces sortes des jètes

».

(161) Sulla malattia cronica del

Maire

di Torino, che

lo portava a legiferare con tanta insistenza in materia tea­

trale possiamo fate una curiosa osservazione. L e fatiche

disciplinari municipali venivano emanate nei tempi di

canicola, e cioè tra luglio e agosto. Le misure restrittive,

i supplementi alle prescrizioni se si trattava specialmente

del teatro maggiore ; erano emanate il giorno di Natale. In

tutti i casi però, si trattava di rifrittura di ordini e di

provvedimenti già dati.

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