

st anno dato con una stagione di opera co
mica (I 50).
Un ’azione coreografica intitolata
La mor
te di Serse, o VArtaserse,
tratta dal melo
dramma omonimo del Metastasi'), andò al
le stelle. Ne era autore il coreografo Fidan
za, romano. Un suo omonimo, forse paren
te, dette allo stesso teatro un’Accademia di
poesia estemporanea. Questa ci ricorda una
amenità.
Il redattore del
Journal de la vingtsep-
tième Division,
che volle parlarne, fece al
poeta estemporaneo un elogio, encomian
done l ’
imagination et une belle voix,
non
solo, ma trovò ancora
q u ii manie assez fa-
cilement la langue italienne! ! !
Gli impresari del teatro delle Arti, i quali
miravano più che altro a far fruttare il loro
fondo per rifarsi delle spese e dei
deficit
vistosi delle stagioni di carnovale, non ba
davano troppo pel sottile a coloro, che vi
facevano agire. Così nell’intermezzo tra la
stagione di autunno e quella di carnovale
locarono il teatro delle Arti a un certo Mon-
sieur Garnier,
entrepreneur generai des
théatre fran^ais,
il quale vi pose una com
pagnia, che s ’intitolava:
Troupe fran^aise
de Comédiens Francois,
od anche
Troupe
des Comédiens Protées.
Questa appellazio
ne pomposa e pretenziosa sembrava mirare
a colpire la mente del pubblico grosso, il
quale si aspettava chissà quali cose mera
vigliose. La disillusione non potè essere
maggiore o più dura. 1
Comédiens Protées
erano puramente e semplicemente dei me-
diocrissimi artisti di mimica e più mediocri
ancora commedianti, che si limitavano a
bistrattare certe produzioni, che in Francia
vanno conosciute sotto il nome di
levers de
rideau.
11 solito cronista, che questa volta
non sapeva quali pesci prendere per qual
che tempo credette bene di tacere, ma poi,
trattandosi di artisti francesi, fu costretto a
rompere il silenzio. Allora, non sapendo che
cesa dire, se la prese coll’impresario, che gli
aveva venduto un posto dal quale poco po
teva vedere, meno sentire. Gli parve anche
di accorgersi, che la sala forse aveva qual
che grave difetto acustico, al quale non ave
va mai badato (151).
Pel carnovale erano stati scelti il
Sesostri
del Mosca, musica tutta nuova, e il
Gustavo
al Malabar
del correggese Bonifazio Asioli,
che da parecchi anni viveva in Torino. La
stagione però fu inaugurata colla appari
zione di un nuovo ordine del Commissario
generale di Polizia, col quale si mandava
irremissibilmente in un fascio ogni cosa.
Fu vietato il giuoco in teatro. Fino dalla
prima sera dell’andata in vigore dell’ordine
si verificò una sensibile riduzione nella ven
dita dei biglietti serali (da trecento cinquanta
a ducento) : pei balli mascherati la distri
buzione di essi si trovò limitata da sette in
ottocento a soli cento diciassette. Le prote
ste a nulla valsero. L ’ordine era venuto da
Parigi ; era forza di cedere.
La parte artistica della stagione riuscì ab
bastanza bene. Il ballo
Eloisa e Vaison
del
coreografo Monticini andò alle stelle, sicché
lo stesso compositore della musica, Vitto
rio Trento ebbe l ’onore, rarissimo a quei
tempi, di essere encomiato, per avere sa
puto «
suivre pas à pas l'intention du cho-
réographe
». L ’opera dell’Asioli piacque
meglio del
Sesostri,
quantunque il libretto
lasciasse a desiderare e un certo movimento
dei bassi sui quali «
la noble melodie sans
efforts se promène pour ainsi dire
», urtasse
potentemente i nervi del cittadino Carlo
Botta.
(130) Si rappresentarono il
P odestà di C hioggia
di Fer
dinando Orland, trovalo dai solito giornalista
plein d e
energie et d e gràce.
la
T rasform azione immaginaria,
opera
nuovissimo di V . Fioravanti, la
Mula per am ore
del La-
vigna. e tre (arse :
Bandiera d'ogni vento,
di Giuseppe
Farinelli,
Teresa e C laudio,
dello stesso, e
T eresa V edova
o T eresa
e IVi/^ di Vittorio Trento.
(151)
Journal de la
27.meDivision Militaire. X -ll fri-
maire. an XI.