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-À^* I I * WA M i d i

I I

preziose ricerche, non sanno figurarselo,

giudice e conciliatore tra g l’irritabili figli e

figlie di Tersicore.

La stagione, inaugurata coll’

Equivoco,

ossia

Le bizzarrie d ’amore

di Giuseppe

Foppa, musicato da Giovanni Simon Mayr,

ebbe il suo maggiore successo nella

Gri­

selda

del Paer. Si dettero anche fra altro due

balli, non citati dal Sacerdote, composti dal

coreografo Pietro Angiolini. L ’uno

Iserbeck

e Zaifynda,

pel quale

les décorations, les

armes, les coutumes

(oh !)

sont nouveaux et

analogues aux usages des Indiens et des

Scythes,

riconosceva per autore della sua

musica Alessandro Rolla, direttore e primo

violino dell’Accademia di Parma. Per l ’al­

tro,

Ercole in Caledonia,

la musica era sta­

ta scritta da Pietro Guglielmi.

La stagione fu completata coll’esecuzione

di due

cantate di circostanza.

Questa forma

di composizione, ora caduta in disuso, era

invece il condimento indispensabile di tutte

le solennità repubblicane di qualche impor­

tanza. L ’uso, diciamo pure sinceramente,

l ’abuso, si era generalizzato così, da entra­

re persino a far parte delle stesse fe s tic c io ­

le familiari private (144). Con due o tre arie,

quanti erano i solisti, un coro e un piccolo

concertato la cantata era fatta. 11 tempo, che

si concedeva spesso al poeta e al composi­

tore per dare terminato il lavoro; era così

breve, che proprio non si può comprendere,

come potesse darsi ultimato nel limite pre­

fisso (145).

La prima di queste cantate fu eseguita la

sera del diciotto brumaio dell’anno X. Ebbe

per titolo /

veri Eroi,

e per autori il poeta

Gian Domenico Boggio e Bernardino Otta­

ni, bolognese, maestro di Cappella della

Chiesa metropolitana di Torino. La secon­

da, intitolata

La Pace,

era stata composta

da Paolo Lorenzo Raby, dottore collegiato,

giornalista, ecc., e musicata da Giuseppe

Bagetti, torinese, allievo dell’Ottani, pit­

tore ed architetto civile e militare, più pit­

tore che musicista. Questa seconda non era,

a dire il vero che una mezza novità. Era

stata composta ed eseguita per conto e d’or­

dine del Governo in onore degli

Eroi fran­

cesi e delle lor grandi azioni

il giorno quinto

complementare dell’anno IX nel palazzo del

Governo stesso.

L ’esecuzione, non felicissima, aveva fat­

to comparire troppo le mende del lavoro.

La cittadina Giorgi, prima donna, non aveva

troppo soddisfatto. 11 Genio della Pace, po­

veretto, aveva piuttosto guastato. 11 Genio

della Guerra, suo rivale, aveva lasciato nel

critico il dubbio,

s ii savait lire.

I suonatori

dell’orchestra avevano commesso alcuni at­

ti di ribellione. Così la musica, destinata nel

concetto del giornalista

à réveiller les sou-

Venirs les plus vifs et les plus glorieux de

notre siècle

(dovevano

ancora pochi­

ni, perchè il secolo era appena incomin­

ciato), aveva lasciato una sgradita impres­

sione. L ’esecuzione in teatro invece, tranne

che per la musica, apparve tutt’altra. I so­

listi piacquero assai. Il Genio della Guerra,

ch ’era stato così tartassato dopo la prima

esecuzione, non solo in pochi giorni aveva

imparato a leggere, ma anche a fraseggiare

correttamente e persino a dire bene i recita­

tivi. Non si faceva celia.

II Bagetti si tenne pago di questo suo pri­

mo e non troppo soddisfacente saggio mu­

sicale. Lasciata l ’arte dei suoni, entrò nel

corpo degli Ingegneri Geografi che seguiva­

no Napoleone. Morì in Francia, reduce da

Wilna, ove aveva contratto la malattia che

lo condusse alla fossa. Nel 1913 in una sala

(144) In questi casi, per misure di economia l’orchestra

«i riduceva ad un cembalo solo ed unico. Viceversa gli

autori della musica erano numerosi, anche troppo. T a ­

luna di queste composizioni sfidò gli assalti dei trafficanti

d> carta straccia e celebrò lietamente i cento anni di vita.

(145) Avvenne persino, che al compositore si conce­

desse poco più d’un giorno di tempo per scrivere e per

strumentare il suo lavoro.

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