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etti palchi. Volle però, che il Comune s ’ im­

pegnasse a noleggiarne due, quante volte

fossero in Torino dei generali francesi di

passaggio.

Sino a questo punto non si era ancora al­

zato il sipario per lasciare godere agli spet­

tatori la rappresentazione della

Merope,

po­

sta in musica dal maestro Sebastiano Naso­

lini, che aveva a interpreti la Bertinotti, pie­

montese, artista di molto merito, la Elisa-

betta Gafforini, una delle stelle del firma­

mento artistico applauditissima nella sta­

gione autunnale al Carignano, il tenore De

Lorenzi e il basso Angelelli e sedici profes­

sori coristi. Così dice il libretto. Qui comin­

ciarono i guai, e che guai. Il pubblico si

schierò apertamente in due campi, l’uno per

la Bertinotti, moglie del violinista torinese

Radicati, l ’altro per la Gafforini. Le due

fazioni giunsero ad accalorarsi in modo

da lasciar supporre la zuffa non lontana.

Un imprudente articoletto comparso sul­

la

Gazzetta Piemontese

(139) ruppe gli

indugi e provocò la catastrofe. Scoppia­

rono gravi disordini, che minacciarono un

epilogo tragicomico. Intervenne il Generale

Soult, il quale con un bigliettino indirizzato

al cittadino incaricato della sorveglianza sui

teatri ordinò: «

Attendu que les résultats

fascheux qui pourraient survenir des caba-

les, qui paroissent montées au thatre Natio­

nal relativement à certains artistes, je vous

préviens, citoyen, qu a Vavenir tout signe

d ’applaudissement, d'approbation ou d'im-

probation sera séverement defendu.

«

Il sera bon aussi de défendre qu ii soit

chanté pendant toute la durée au spectacle

tout au qui n appartiendrait pas aux pièces

qu on joue, à moins d un ordre précis à cet

égard

» ( 140).

Notiamo ancora due serate, destinate

l una (ventinove dicembre) a festeggiare la

vittoria riportata in Italia e sul Reno dalle

tTuppe repubblicane, l ’altra in occasione

dell’arrivo del primo Console in Torino, il

cinque gennaio (141).

L ’andata in scena della seconda opera del­

la stagione non fu felice. Questa doveva es­

sere

YElfrida

lavoro scritto dal Paesiello per

Napoli nel 1777, rifatto nel 1796 per Bolo­

gna, ma non fra i migliori del Maestro. Al-

I ultima ora, forse perchè non abbastanza

ortodossa pel soggetto, l ’opera fu sostituita

con una

Ildegcrta,

centone improvvisato,

con pezzi tolti da vari lavori, fra cui anche

óaWElfrida,

che urtò i nervi del giornalista

e gli fece scrivere una tirata a sangue contro

l ’ impresa. Questa lo lasciò sbraitare a sua

posta, e regalò ai suoi abbonati il

Pigma-

lione

di Gian Giacomo Rousseau, musicato

dal veneziano Cimador ed eseguito dal te

nore De Lorenzi. Ciò non tolse, che l ’im­

presa si trovasse di fronte ad un

deficit

ab­

bastanza rilevante, tale da sbalordire chiun­

que. Il cittadino Pregliasco, al quale sarebbe

toccato di succedere nell’azienda ai Roatis,

Nerva e Bertonasca, si affrettò a presentare

alla Municipalità la demanda di riscissione

del contratto.

La Municipalità, che desiderava a llon ­

tanare da se i molesti grattacapi, si op­

pose recisamente alla richiesta. Il cittadino

(139) • La signora Gafforini. che con tanto plauso ha

cantato nello scorso autunno da prima donna buffa al teatro

Carignano recita ora da prime uomo nel teatro Nazionale

sotto il nome di Erasto nel dramma intitolato la

M eropc.

II merito di questa gentile attrice trovasi nel più vivo con­

trasto con quello della prima donna signora Bertinotti. Que­

sta si fa ammirare per la singolare abilità del suo canto.

I altra rapisce gii animi per la grata flessibilità della voce,

per la maestria dell azione e pei tratti di sensibilità con cui

accompagna gli accenti musicali. Siccome la musica e la

poesia sono arti imitatrici della natura, e il bello colpisce

sempre lo spirito e il cuore, così la signora Gafforini eccita

il più grande entusiasmo negli uditori e pare anche, che il

desiderio comune sarebbe, che nell'opera seguente le fosse

assegnata una parte più essenziale e più analoga al suo

merito e capace di guadagnarle l'intiera soddisfazione del

pubblico ».

(140) Arch. Comun. di Torino Loc. cit.

(141) Furono anche illuminati la città e gli edifìci pub

blici.

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