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1—O M _A

M i n i l i

c

di emanare subito, il quattordici luglio del

1800 un regolamento lunghissimo, vessa­

torio, del tutto inutile, perchè costituiva una

r’petizione, di quanto era già fissato da

tempo. 11 Toro sembrava dominato dalla

febbre di legiferare in materia teatrale e non

poteva liberarsene. Avvenne poi, che il ri­

prodursi incessante di provvedimenti consi­

mili finì per generare confusioni e, peggio,

contraddizioni senza fine.

Per l ’ex teatro Regio, la Municipalità in­

vitò gli in addietro Nobili Cavalieri ad alle­

stire il consueto spettacolo pel carnovale del­

l’anno 1800-1801, ma senza frutto.

Gli interpellati risposero adducendo, ciò

che era innegabile, che buona parte del le­

gname e delle corde era stato asportato da­

gli Austriaci e consumato durante l ’assedio

della Cittadella. Il loro contratto scadeva

dopo pochi mesi e a loro non conveniva

fare una spesa vistosa per sostituire ciò, che

mancava, data anche la strettezza del tempo.

Eira poi stato notificato loro un decreto

del ventitré termidoro col quale essi erano

diffidati, che se dismettessero l'impresa del

teatro Carignano, avrebbero anche dovuto

cedere quella del Nazionale. La stagione era

poi così avanzata, che non si sarebbe po­

tuto allestire lo spettacolo e col dovuto de­

coro e con artisti di grido presentare il dram­

ma serio repubblicano, che chiedevano.

La Municipalità volle insistere ( 137), ma

la Società tenne duro e presentò quali rile­

vatari della sua azienda i cittadini Roatis,

Nerva e Bertonasca, i quali accettarono di

assumere l ’impegno sulla base del memo­

riale a capi approvato dal re Vittorio Ame­

deo III nell'anno 1788. Ai Municipalisti

non rimase che di prendere atto della rinun­

zia, e , udita la relazione del cittadino Ron-

dolino, riconoscere per impresari del tea­

tro Nazionale pel solo anno IX i cittadini

Roatis, Nerva e Bertolasca, ai quali sarebbe

poi sottentrato il cittadino Pregliasco.

Duole il dirlo, ma i tre soci non ebbero

migliore fortuna dei Soman e Rossignoli.

Si potrebbe anche dire, che forse furono

trattati peggio, perchè di fastidi e di miserie

non fu scarso con loro il periodo, durante il

quale tennero l ’impresa del teatro Nazio­

nale. Quanti guai avvenissero, non si può

dire. Il primo a levare una vivace prote ta fu

il cittadino Venturi, rappresentante della

Repubblica Cisalpina. Egli pretendeva d’es­

sere trattato allo stesso modo, col quale nel­

la sua Milano si usava fare coi rappresen­

tanti esteri. Voleva che gli si si mutasse il

palco,-che gli si era assegnato, con altro più

degno di lui. Il cittadino P . Bavoux, reggen­

te della Segreteria delle Relazioni Elstere, al

quale si rivolse, girò la protesta ai Munici­

palisti, e costoro, che avevano voluto il sor­

teggio dei palchi, appunto per evitare le di­

scussioni inutili, si rir

o a qualunque

mutamento. Il Bavoux tentò per altra via di

raggiungere l ’ intento, ma non vi riuscì.

I

Soman e Rossignoli erano stati raggi­

rati, nel modo che si disse, circa a ll’affare

dei palchi. I loro successori si videro pre­

sentare dal Generale Soult, proconsole Gal­

lico, non ancora maresciallo e duca di Dan-

zica, una intimazione per la riserva a sua

disposizione di undici di essi e tutti di se­

condo ordine. Essi erano destinati ad uso

delle sole Autorità militari (138). La pre­

tesa parve eccessiva agli stessi cittadini

Municipalisti, i quali questa volta sce­

sero »n campo a favore degli impresari.

Il Generale Soult, finì con molta magnani­

mità per transigere e ad accontentarsi di soli

(137) Archivio del Comune di Torino. Carte francesi,

10.772.

(138) Gen. Soult I, Son Etat Major I, Gen. Joudran i.

Gen Kisler. Chef de l'Etat Major de la Division I, Ge

neral Lacombe de Saint Michel I. Commissaire de Guer­

re I. Etat Major de la Place I. Chef de l’Etat Major du

Premier Arrondiaaement I. Pour les Généraux qui paa-

seront ou pourront paner par Turin 2. Total II. (Arch. Co­

munale di Torino. Loc. cit.).