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assai per la mancanza di ossigeno vivifica
tore. finì addirittura per languire d ’inedia.
Così la stagione si chiuse con un gravis
simo disastro finanziano. 1 cittadini Soman
e Rossignoli si decisero di presentare un
memoriale alla Municipalità esponendo ben
chiaramente le cause del disastro.
Accenneremo alle principali e più carat
teristiche. 1 cittadini-governatori oltre ad un
numero illimitato di biglietti di favore, si
erano accomodati, bontà loro, di pretendere
da soli, diciannove palchi di secondo or
dine. Altro che correggere il male !
L ’altro fatto, che merita una speciale men
zione, è questo. Molti, per non rimanere
privi di palchi e colla speranza di poterne
trafficare a loro vantaggio, s ’erano fatti iscri
vere sotto vari nomi. Quando il sorteggio di
essi era stato compiuto in modo da lasciare
comprendere, che il mercimonio irregolare
non sarebbe tornato molto proficuo, s ’erano
squagliati, lasciando all'impresa l ’onore di
aspettarli e l’onere di tenerli invenduti a di
sposizione Hi coloro, che si erano così bene
dileguati.
1
cittadini impresari confidavano in un
parziale risarcimento, o almeno in provve
dimenti valevoli a modificare le cose in mo
do meno vessatorio. Speravano che riuscis
sero in modo più consono al memoriale a
capi ancora vigente sotto l ’antico stato di
cose, in base al quale essi avevano rilevato
l ’azienda, ma s ’ingannarono.
La Municipalità non solo non rispose
in modo soddisfacente, ma il ventitré pio
voso dell’anno settimo (dodici febbraio del
1799) ordinò, che il quinto sugli incassi de
gli altri teatri minori non venisse più corri
sposto come prima a ll’impresa del teatro
Nazionale. Arrogò invece a se il decimo sul
prezzo di tutti indistintamente i biglietti di
ingresso agli spettacoli e divertimenti pub
blici di Torino coll’onere di distribuirlo ai
poveri.
Circa ai mezzi per risarcire il
deficit
della
stagione, salito a trentanove mila lire, il
procuratore della Municipalità stessa fu in
caricato di risolvere amichevolmente la ver
tenza, salva però sempre la sanzione supe
riore.
La disdetta dei Soman e Rossignoli non
appariva così grave e piena di salutare am
monimento al cittadino Giacomo Pregliasco,
architetto, il quale brigò non poco, perchè
venisse accordato a lui il teatro. L ’ottenne,
ma quando le vittorie del generale Souvaroff
ricondussero l ’antico stato di cose, il Con
siglio di Reggenza annullò il suo contratto
stretto coi municipalisti e riconsegnò il tea
tro alla Società dei Cavalieri. Il Pregliasco
strillò e sbraitò inutilmente, perchè i suoi di
ritti fossero rispettati.
11 teatro però rimase chiuso. I Cavalieri
Direttori, ai quali non sfuggì il riflesso
del grave dispendio, a cui sarebbero andati
incontro, quando avessero dovuto allestire
una spettacolo degno delle antiche tradizio
ni in un periodo di tempo relativamente
breve, preferirono di non fare spettacoli.
Li favorì in questo il Consiglio di Reg
genza, il quale d ’altronde giudicava poco
opportuno aprire il teatro, mentre la Corte
era assente. Molti personaggi influenti ad
detti alla Corte dividevano questo pensiero,
che finì per trionfare. 11 dire quindi, come
fecero i cronologisti, che il teatro rimase
chiuso per la guerra, è inesatto, perchè
quantunque si sia combattuto altrove, lo
Stato di Sua Maestà Sarda non subì alcuna
perturbazione.
I
Cavalieri proposero invece al Sovrano
la stipulazione di un nuovo contratto ses
sennale, ma mentre si stava trattando, la
giornata di Marengo valse a rigettare il P ie
monte, ridotto ormai all’estrema penuria,
nelle mani dei francesi. 1 teatri ritornarono
sotto i cittadini Municipalisti.
Questi, per farsi sentire, non dubitarono
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