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Un giovanotto (la curiosa fiaba è riferita dal
l’abate Christillin) procedeva su un sentiero
di campagna in una notte di neve ; e d im
provviso si vide al fianco una fanciulla
splendida come il sole che lo prego di ac
compagnarla per breve tratto. Egli accon
sentì, inuzzolito, ma. dopo alcuni passi, sul
suolo spoglio di neve e divenuto subitamen
te sassoso, udì un secco rumor di ferri : solo
allora s’accorse che la sua fulgida compa
gna aveva, al posto dei piedi, due zampe di
mulo ben ferrate.
A questo bizzarro e pletorico materiale
attinge la giovane madre quando deve rab
bonire il piccino, dopo esserselo portato a
zonzo per i pascoli, durante il meriggio; o
fanno ricorso i vecchi isolati nella grangia
per vincere il tedio delle lunghe sere inver
nali, mentre fuori infuria la tormenta ed
echeggia lontano lo scroscio delle valanghe.
Tralasciamo le leggende di fattucchiere,
che rientrano nei confini delle superstizioni
e che hanno dato luogo a casi criminosi di
follìa collettiva ; gli episodi che, per la loro
verosimiglianza, rivestono il carattere di
autentici fatti di cronaca, e le credenze di
sabba infernali a cui nulla manca degli in
gredienti divenuti convenzionali in ogni
paese : dalle iperboliche pentole che ribol
lono sui vasti braceri, alle fiamme vermiglie
che allungano nerissime ombre di diavoli
docili al cenno di uno scettrato Belzebù.
Salti miracolosi
Dove il quadro si circoscrive e s’attiene
a elementi prettamente locali, ivi la situa
zione si umanizza e si fa più saporita.
Nessun torinese ignora la leggenda della
« bell*Alda », che gli escursionisti alla Sa
gra di San Michele rievocano non appena
giunti sulla cima del monte Pirchiriano,
dopo aver sudato per un’ora e mezzo lungo
una sassosa mulattiera.
A nord della ciclopica badia — così ricca
di memorie artistiche, monastiche e guerre
sche — le rocce strapiombano in un abisso
nel quale Alda, una forosetta non meglio
identificata, per sottrarsi alle insidie d’un
soldato straniero, si sarebbe precipitata ri
manendo miracolosamente incolume. Alda,
imbaldanzita, volle ripetere il salto; ma il
prodigio non si rinnovò e la poveretta rimase
sfracellata. Nel pericolo era stata protetta;
nel gesto di millanteria fu punita.
Un salto consimile si dice compiuto, nei
pressi di Cumiana, da S. Valeriano, che,
per isfuggire ai suoi inseguitori, si gettò dal
sommo di un monte in fondo alla valle, im
primendo su una rupe il segno del proprio
ginocchio e riuscendo, sano e salvo, a di
leguarsi.
Da Gressoney al Biellese è vivissima la
tradizione che si riferisce alla statua della
Madonna Nera d’Oropa. Un giovinetto pa
store avrebbe rinvenuto accanto a una rupe,
sul margine della foresta, nel territorio di
Fontainemore, questa statua di legno nero,
che si afferma dovuta a San Luca e che,
portata a Oropa, è oggetto di venerazione
nella chiesa di quel celebre santuario.
Una tra le innumerevoli dicerie di tesori
celati : il Martelli e il Vaccarone, in una loro
guida delle Alpi Occidentali, riportano l ’af
fermazione del cronografo Anonimo della
Novalesa, secondo la quale la vetta del Roc-
ciamelone, che s’eleva a 3540 metri, a quin
dici ore da Susa, credevasi anticamente il ri
fugio di misteriose potenze e nascondiglio
d ’un grande tesoro accumulato da un re che
lassù si recava in villeggiatura. Aggiunge il
cronografo che, allorquando taluno cercava
d ’accostarsi a quelle presunte ricchezze, una
formidabile tempesta scuoteva l’aria e gran
dinavano sassi, nel che tuttavia si riconob
bero « fenomeni ordinari della montagna »
come « ruine di pietre, nebbie e nugoli tem
pestosi ».