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li. A

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j - j

della descrizione, si accende d ’un subitaneo

guizzo : ed ecco lo psicologo profondo trion­

fare sulla scheletrica trama e sul verso pe­

destre e rivivere e ricreare stati d ’animo ap­

pena abbozzati o passati addirittura sotto si­

lenzio nel testo.

La figura della protagonista sopra ogni

altra vibra e palpita commossa : partecipe

ciell’atmosfera di angoscioso pessimismo

aleggiante sull’intera tragedia : combattuta

tra gli affetti, flagellata dal rimorso e pur

sospinta da un anelito di felicità e di reden­

zione. Dramma interiore terrificante che tra­

spare ad ogni battuta : fatto di umanità e di

religiosità insieme : espresso in melodie ora

ricadenti su se stesse, ora innalzantesi a

volo, in atto di invocazione, spoglie ormai

di ogni attaccamento terreno.

La vita, in sostanza, nel duplice aspetto

materiale e spirituale : la lotta stessa, forse,

conosciuta da Verdi in quanto uomo ed in

quanto artista nella sua miracolosa palinge­

nesi. Nè altrimenti si comprenderebbe nè

l'austerità in cui è contenuta la figura asce­

tica del Padre Guardiano, il suo eloquio

puro, veramente ieratico, nè la cornice di

quiete e pur fervorose salmodie in cui si in­

quadra la scena della vestizione : momenti

che hanno tutto il^valore di un superamen­

to, tanto più significativo in un musicista

che il teatro sentì nella sua immediata uma­

nità, scevro di qualsiasi substrato meta­

fisico.

D'altra parte ecco un richiamo alla vita

reale, vissuta nella sua pienezza, in esube­

rante gioventù: Preziosilla, agile, giocon­

da; i soldati inneggianti spensierati alla

guerra, od ancora la vita del dramma con­

siderata dal di fuori dei dramma stesso, sot­

to un altro centro focale. E non alludiamo

soltanto alla figura di Trabuco, alle sue me­

lense e piagnucolose canzoni cui contrasta

il popolo od alla commedia fra Melitene,

ancora e la folla, ma ad altre pagine che si

riferiscono alla vicenda essenziale, come

nella ballata.

Duplice vita che solo gli artisti d’eccezio­

ne quale era Verdi, si possono concedere :

fenomeno non infrequente dal « Rigoletto »

a « Un ballo in maschera », dall* « Otello »

al «Falstaff», colla differenza che nella

k

Forza del destino » ciò avviene a grandi

linee; meno avvertibile, quindi, che non là

ove il contrasto o è insito perfino nello stes­

so motivo o si effettua in grazia a melodie

antitetiche innestate le une alle altre.

La maggior difficoltà di riprodurre un'o­

pera come questa, in un teatro di esigenza,

consiste nel fonderne tutti gli elementi, an­

che se disparati o congiunti appena da un

filo ideale. E l ’esecuzione attuale appunto,

oltre che per il valore dei singoli merita un

elogio che giustifica il caloroso successo e

gli applausi onde furono fatti segno il con­

certatore maestro Franco Capuana, la signo­

ra Maria Carena, il tenore Merli, il baritono

Franci, il basso Melnik ed il baritono Ba-

dini. Assai pure appiccate le masse corali

istruite dal maestro Venturi, lo sfarzoso sce­

nario e la messa in scena di Giovacchino

Forzano.

L * E l e t t r a

Nè meno lusinghiere furono le accoglien­

ze riserbate al secondo spettacolo allestito

poco dopo : successo tanto più rimarche­

vole se si pensa agli ostacoli che opponeva

la densa e macchinosa partitura straussiana,

sia dal lato interpretativo, sia dal lato com­

prensivo.

Avuto riguardo agli scopi di cultura e di

eclettismo che la Società del Regio, con il­

luminato criterio ebbe sempre di mira, l'o­

spitalità concessa a quest’opera era più che

opportuna, dacché dello stesso autore il no­

stro pubblico già conosceva e « Salomè » e

« 11 Cavaliere della Rosa » e « Arianna a

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