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nire la forza motrice, contribuendo così va­

lidamente anche alla lotta per sottrarre il

Paese alla soggezione straniera del carbone.

Fu così che ogni residuo di inerzia scom­

parve sotto l ’ azione dei gruppi di industriali

moderni e arditi, che attirarono nelle offi­

cine sempre più numerose

e

più potenti, un

vero esercito di lavoratori. 11 colosso del

Lingotto preparò la materia per i cimenti

sportivi nazionali e internazionali, nei cui

trionfi l’automobile italiana, nata a Torino

e qui cresciuta, trovò una delle formidabili

basi per imporsi sui mercati mondiali.

Miracolo. Di energia e di volontà. Di

menti direttive e di maestranze. Già la guer­

ra aveva pronunciato la parola definitiva

sulla capacità di produzione automobilistica

torinese. Lo sforzo vittoriosamente sostenu­

to con l ’apprestamento degli automezzi di

cui il G>mando Supremo necessitava, fece

già fin d’allora presagire ciò che la città

dell’automobile avrebbe potuto essere più

tardi, nel periodo della ricostruzione, quan­

do tra le difficoltà derivanti pure al nostro

paese dall’Europa intenta all’affannosa ri­

cerca della sua pace economica, un pilastro

come l ’ industria automobilistica sarebbe sta­

to il sostegno più solido della nostra bilan­

cia con l’estero.

La dimostrazione spetta ancora una volta

alle cifre. L ’ industria automobilistica nella

produzione generale italiana occupa il quar­

to posto, preceduta soltanto dai tessuti di

cotone, dai tessuti di seta greggia e da quelli

di seta mista. Durante lo scorso anno, se­

condo dati forniti dall’Automobile Club, la

produzione ha avuto le seguenti caratteri­

stiche : 188 autoveicoli (vetture, carri, trat­

trici) per ogni giorno lavorativo, equivalenti

ad una macchina ogni tre minuti. Valore

complessivo : I miliardo e 500 milioni, su­

periore di 35 volte alla produzione del 1900

e di 2 volte e mezzo a quella del 1922, in­

dici eloquenti dei progressi compiuti. Nello

stesso 1928 l ’ Italia ha esportato 28.280 vet­

ture, per un valore di lire 409.641.557, rap­

presentanti il 50 per cento della produzione

limitata alle vetture stesse.

Torino figura con l ’85 per cento nell’ in­

tera produzione automobilistica nazionale.

Delle 10 fabbriche qualificate, tuttora esi­

stenti in Italia, 6 sono torinesi: la «F ia t » ,

la « Lancia » , 1’ « Itala » , 1’ « Ansaldo » , la

(' Ceirano » , la « Spa » ; tre milanesi : 1’ « I-

sotta Fraschini » , I’ « A lfa Romeo » e la

« Bianchi » ; una bresciana : 1’ « O. M. » .

Qualche altra fabbrica minore per tipi spe­

ciali e di ristretta produzione, rientra nel£ 309 {