Table of Contents Table of Contents
Previous Page  380 / 1512 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 380 / 1512 Next Page
Page Background

l ~ "

I

I

II

II

I M I '

l ’orbita delle grandi marche nominate. To­

rino rappresenta quindi il 60 per cento nel

numero delle fabbriche automobilistiche ita­

liane e se si tien calcolo di qualche assorbi­

mento avvenuto di recente, tale percentuale

discenderebbe ancora. Ma al numero delle

fabbriche non si può attribuire che un’im­

portanza minima quando tra esse si trova

un’azienda delle proporzioni della « Fiat »,

la cui vastità di produzione attraverso i suoi

reparti centrali e le numerose sezioni dipen­

denti, ha per l'appunto indotto il citato

scrittore francese alla sua affermazione ec­

cezionale circa l'imponenza della fabbrica,

che Torino è fiera di possedere e per sè e

per le fortune dell’ economia nazionale.

D'altra parte non sarebbe giusto lasciar cre­

dere che la <i Fiat » , per quanto immensa e

potente, schiacci col suo peso le altre azien­

de torinesi. Queste sono il frutto di una se­

lezione faticosa che ha loro permesso di ac­

caparrarsi la considerazione del pubblico e

d* conquistare posti di siculo dominio sul

mercato nazionale e internazionale. La loro

esistenza si inserisce pertanto, bensì con

spirito integrativo e produttivamente solida­

ristico, ma al tempo stesso con caratteristi­

che proprie e distinte, nel grande quadro del­

la produzione dominata dalla fabbrica mag­

giore. La prova è che una medesima fervo­

rosa simpatia della città e della Nazione ab­

braccia tutte quante le fabbriche : la grande

e le minori ; ed ogni volta che un nuovo tipo

di vettura, di commercio o di lusso, viene

lanciato a conquistare le strade entro e fuori

i confini, unica è la gioia per il tenace sforzo

silenziosamente compiuto dal gruppo di in­

dustriali di questo ramo con la cooperazione

di tecnici valenti e di maestranze forti ed

agguerrite.

Dove Torino cessa di essere alla testa, è

nella quantità degli autoveicoli in circola­

zione. Nelle 92 provincie italiane la tassa

relativa nel 1928 ha dato un gettito globale

di 140 milioni di lire. In questa cifra Torino

viene seconda con lire 8.910.014, suddivise

in 9000 autovetture, 2500 autocarri e 300

autobus : totale 11.800. In prima linea sta

Milano con 16.000 autovetture, 4600 auto­

carri e 350 autobus : totale 20.950, con una

tassa proporzionata a questa cifra. Non oc­

corre dire le ragioni della differenza fra le

due città, tanto esse sono intuitive e ad ogni

modo estranee alla dimostrazione a cui vo­

levamo arrivare.

Il primato torinese dell’ industria automo­

bilistica è dunque incontestabile, anche se

si considera che parlando di industria auto­

mobilistica si fissa semplicemente un termi­

ne di sintesi. Con un’ immagine approssima­

tiva, l ’automobile può essere paragonata a

un fiume a cui convergano mille affluenti e

rivoli collaterali. La fabbrica propriamente

detta non dà che l ’ossatura : lo chàssis e il

motore. Ora a Torino le grandi aziende,

specie quelle dalle estese lavorazioni in se­

rie, hanno completato le loro attrezzature

meccaniche con i reparti della carrozzeria,

di guisa che l ’automobile esce completa

dalle officine. Non poche carrozzerie auto­

nome, una diecina, sono tuttavia sorte nella

città. Ma, oltre le gomme che hanno una

vasta industria a se con estrinsecazioni in

città e nella provincia, la macchina ele­

gante che vediamo scorrere per le vie, al

pari della vettura da posteggio, del torpe­

done o dell'autocarro in tutte le sue grada­

zioni, si compone ancora di altri elementi

più minuti che allargano la visione dell’ at­

tività industriale cittadina ed entrano in mi­

sura notevole nella sua trasformazione da

punto amorfo in fattore attivo della produ­

zione.

L ’accessorio : ecco l’aggettivo sostanti-

vizzato per indicare le proporzioni assunte

da tale attività, dal cui svolgimento è sorta

tutta un’altra siepaia di aziende della pic­

cola industria per dare alla macchina il suo

completamento di dettaglio. Da queste

aziende altra mano d’opera trae la sua ra­

gione di esistenza, e accanto ad essa il com­

mercio, con tutto l ’ afflusso della vita collet­

tiva sociale e sindacale.

La città si è così rinnovata. Percorren­

dola da un capo all’altro, l ’automobile ri­

trova in ogni via, quasi in ogni angolo, le

tracce degli elementi, meccanici e umani,

che hanno concorso a formarla, esempio ti­

pico di un’unità produttiva che forse solo

il Piemonte, con la sua gente solida e qua­

drata, poteva esprimere.

F

r a n c e s c o

O

d d o n e

^ 310 ^