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T

9

E X O

M I T

H E

bre, e analogamente due minimi caratteri­

stici, l’uno in agosto, l’altro in febbraio.

Cessato con l’inverno l ’impiego delle stufe

a carbone, che servono anche per cucina, il

consumo di gas aumenta rapidamente, rag­

giungendo il massimo nel maggio. Finita

l’estate, ripresa la città la sua fisionomia e

la sua popolazione abituale, il consumo del

gas aumenta un’altra volta sino a toccare

il suo massimo in ottobre, di valore all’in-

circa eguale al precedente, dopo di che mol­

to rapidamente diminuisce per il progressi­

vo ricomparire in servizio delle stufe a car­

bone.

1

diagrammi del consumo del gas sono

dunque lo specchio delle abitudini dei cit­

tadini; questo si vede anche dalla fig. 3, la

quale dà la distribuzione del consumo gior­

naliero di gas nelle 24 ore; essa ci dice

quanto è facilmente immaginabile, che la

richiesta dWgas durante il giorno è massima

alle ore 12 e alle 20, dopo di che brusca­

mente cade a valori piccolissimi, mancan­

do il soccorso della illuminazione, che, sul

consumo attuale medio di 135.000 me.

giornalieri, potrebbe comodamente signifi­

care un aumento del 30 per cento al 40 per

cento.

Qualità del

gaa

Correlatamente alla produzione e al co­

sto è variata la qualità del gas. Cessato l’im­

piego del gas per illuminazione sono spa­

riti dall’uso corrente i termini

potere illu­

minante

e

titolo

del gas, hanno perduto, per

il gas, importanza i fotometri (o antichi fo­

tometri di Dumas-Regnault e di Foucault

dimenticati in fondo alla scansia, con la

lampada Carcel e la suonerìa che avvertiva

del consumo dei 42 grammi regolamentari

di olio di colza!) e ne hanno acquistata i

calorìmetri, per la misura del

potere calo­

rifico.

Anche la tecnica della produzione si è

orientata su altre strade. Dai poteri calori­

fici dell’epoca prebellica che arrivavano sino

a 5500 calorie e più, dipendenti anche in

parte dallo arricchimento dei carboni per

una maggior resa del gas in luce, si è disce­

si al minimo di 3600 calorie per me. nel

1920.

E ’ noto che, a partire dagli anni di guer­

ra, il gas non è più il prodotto della pura

distillazione del litantrace, bensì anche di

combustibili più poveri (torba, lignite, so­

stanze diverse), ed è diluito con l ’aggiunta

di gas più economici (gas d ’acqua, gas po­

vero), con che se ne riduce il potere riscal­

dante, e contemporaneamente anche il co­

sto di produzione.

Questa pratica di d ilu .^ ..^ del gas di li­

tantrace è rimasta tuttora, e al gas di pura

distillazione non si tornerà più, perchè

re-

sperimento ha dimostrato essere questo un

vantaggio comune del produttore

e

del con­

sumatore. L’effetto termico prodotto dal gas

non è direttamente proporzionale al suo po­

tere calorifico; vi è un limite inferiore di

calorie, sotto cui il potere calorifico del gas

è appena sufficiente a riscaldare l ’aria

e

i

gas inerti mescolati col gas, il volume dei

quali è tanto maggiore quanto minore è il

potere calorifico del gas prodotto, - quindi

non rimarranno disponibili calorìe per l’ap­

parecchio utilizzatore; vi è un limite supe­

riore di calorìe, oltre cui, per l'aumentata

dispersione di calore verso l'ambiente, le

maggiori calorìe disponibili avranno un ef­

fetto via via meno sensibile sull'apparec­

chio utilizzatore, in modo che pur crescen­

do il calore somministrato a questo, il ren­

dimento del focolare, ossia l'effetto della

caloria diminuisce.

Il potere calorifico piò

economico

è da ricercarsi evidentemente en­

tro i due limiti ora detti.

Il potere calorìfico, dalle 3600 calorìe del

1920, fu successivamente portato (Tav. II)

alle 4200-^ 4300 calorìe attuali (4200 calo-