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massimo è ad es. (vedasi fig. 3) di me.

20.000 all’ora.

Per l’officina del gas, dato il volante

cieato dai gasometri, il fenomeno non ha

l’importanza che ha per una centrale elet­

trica, ma per la rete di distribuzione è un

altra cosa : se, come nel caso ora fatto, il

fattore di carico si riduce a metà, la capa­

cità delle condutture a convogliare la mas­

sima quantità di energia, cioè quei tanti

me. all’ora, si riduce pure a metà : occor­

rono, restando immutate le altre condizioni,

tubi di diametro più ampio; se no, il gas

non arriva più all’utente con la pressione

necessaria al suo uso, o non arriva affatto,

rimane come imprigionato o soffocato dal

troppo esiguo diametro del tubo.

Game si è visto addietro (fig. 2), la mas­

sima richiesta giornaliera di gas verifican­

dosi all'incirca in primavera e autunno, i

picchiT o massimi, dei diagrammi giorna­

lieri raggiungono il loro valore più alto in

dette stagioni. Ciò spiega l ’intensificarsi,

appunto in quelle epoche, dei reclami circa

il servizio del gas, reclami che, si noti be­

ne, non possono riguardare la qualità del

gas, sempre rigorosamente controllata, ben­

sì la momentanea insufficienza della rete a

portare, nell’intervallo di tempo di poche

ore, buona parte della massima erogazione

giornaliera dell’officina.

Le condizioni in cui viene ad effettuarsi

il servizio di distribuzione del gas alla cit­

tadinanza sono anche mutate per un altro

motivo, collegato strettamente col fenome­

no dell'urbanesimo, cui la passata parentesi

di guerra ha dato così viva spinta. Quindici

anni fa’ il nucleo degli utenti del gas era

costituito essenzialmente dal centro della

città ; ora i baricentri di consumo sono pa­

recchi e si sono spostati verso la periferia,

si sono allontanati dal centro di produzione.

Questo è un altro motivo per cui la rete an­

tica non sarebbe più sufficiente alla mutata

fisionomia della distribuzione. Si sa infatti

che la perdita di carico nei tubi, per un dato

volume di gas da convogliare in un dato

tempo, aumenta, non solo col diminuire del

diametro, ma con l’aumentare della lun­

ghezza del tubo, cioè con la distanza dei

centri di utilizzazione dall’officina.

La difficoltà sarà superata in Torino con

un sistema di uso generale nella trasmissio­

ne dell’elettricità. Per le regioni periferi­

che, quali all'incirca possono ritenersi quel­

le all'infuori della antica cinta daziaria, il

gas sarà trasportato ad alta pressione e tra­

sformato sul posto alla pressione di utilizza­

zione, mediante un anello di circa 14 Km.

di tubo con pressione del gas 3000 mm„

alimentante tante Caumc di trasformazione,

0 di riduzione di pressione analoghe alle

cabine elettriche, in cui il gas viene ridotto

alla pressione normale di 100 mm., e im­

messo nella ordinaria rete di servizio dei pri­

vati. La maggior spesa per la compressione

e la decompressione del gas viene largamen­

te compensata dalla economia della tuba­

zione per la maggior portata ch’essà acqui­

sta in relazione alla aumentata pressione.

1 lavori eseguiti dalla Società del Gas

Com’è noto, il servizio del gas, che sino

a pochi anni addietro era esercitato in To­

rino dalla Società Consumatori Gas e dalla

Società Italiana Gas, dipende ora da una

Società unica, la S.T.l.G .E. Circa un an­

no prima che fosse approvata la Convenzio­

ne del dicembre 1925 tra Comune e Socie­

tà, la Soc. Consumatori aveva assorbito gli

impianti di Torino della Società Italiana Gas

restando la unica esercente il servizio. Poi­

ché la concorrenza tra le due Società da tem­

po più non esisteva, l’unificazione della Rie

doveva tradursi in un vantaggio del servizio.

Definitisi con la Convenzione suddetta i rap­

porti, fino allora non sempre tranquilli, tra

Comune e Società, questa potè accingersi

tur

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