

avrebbe avuto la sua piena sanzione, quan
do non si fosse intromesso nella faccenda
il conte dalla Rocca d ’Arazzo, brigadiere
d'Armata, ispettore generale della Fante
ria, colonnello del reggimento provinciale
di Carignano e presidente prò
tempore
della Società dei Cavalieri. Egli seppe
esporre così bene le cose al Sovrano, far
gli comprendere la sopercheria tentata a
danno della ballerina, il danno che ne
avrebbe avuto lo spettacolo, quando 1or
dine di sfratto non fosse revocato, che il
Re finì per ritirare il provvedimento. Sicco
me il nome della Domitilla figurò ancora fra
le ballerine scritturate nell'anno successivo,
si può credere, che dell'episodio non si sia
voluto in Torino conservare alcuna traccia.
Assai diversamente le cose passarono a
Roma. 11 Ruspoli, che, fiutando il vento
infido, aveva pensato bene di allontanarsi
precipitosamente da Torino e di riparare a
Roma, vi giunse, quando già la notìzia del
la sua impresa era nota confusamente.
L'Eminentissimo, suo fratello, al quale
l'improvviso ritorno e qualche circostanza
fattagli nota avevano dato sospetto, chiese
schiarimenti. 11 marchese D'Ormea dette
senz’altro le informazioni desiderate, ma
esse vennero giudicate come se fossero
ad
us
libi
Delphini, o
quasi. 11 Principe giunse
a convincere l’Eminentissimo suo fratello,
che l
’inconsiderata risoluzione
della parten
za precipitata da Torino aveva avuto ori
gine
da qualche picca avuta con alcuno di
cotesti Cavalieri per cagione della nota vir
tuosa di hallo
(88). Poi il Ruspoli cambiò
tattica, forse perchè si accorse, che l’argo
mento faceva qualche grinza e tirò in ballo
il conte della Rocca d ’Arazzo, insinuando,
che col suo intervento aveva voluto
perso
nalmente piccarlo e fargli un affronto per
sonale.
11 Cardinale, per liberare il fratello
da questa
frenesia,
chiese per mezzo del-
l’Eminentissimo Albani, che il detto Conte
fosse invitato a dichiarare, se il suo inter
vento in causa era stato originato da ordini
ricevuti, o per ragioni d ’impiego, o non per
offesa personale. Su questo punto si accese
una lunga, ostinata vertenza tra il Cardi*
naie Albani, per incarico del Cardinale Ru
spoli ed il Marchese D ’Ormea. Dopo un
anno circa le cose erano ancora alle, stesso
punto, come si può dedurre dal carteggio
del Cardinale Alessandro Albani col primo
Ministro del Re Carlo Emanuele III (89).
La nobile Società dei Cavalieri non fu
molto felice nella scelta della prima donna
per il carnovale dell anno 1739. La Santa
Santini, scritturata per cantare nel
Ciro ri
conosciuto
del Leonardo Leo e nella
Cle
menza di Tito
dell'Arena, ammalò alle pro
ve, onde si dovette chiamare la celebre Cuz-
zoni Sandoni da Bologna per sostituirla.
Ella ebbe per compagni la Astrua, la Man-
cinelli, il Conti, detto Gizziello, il Tolve
soprani, e il tenore Gaetano Pompeo Baste-
ris, detto i crini, bolognese, di fresco en
trato a far parte della musica della Camera
e Cappella del Re di Sardegna. L'opera del-
1*Arena, che sedette al cembalo durante le
rappresentazioni del suo lavoro, andò in
scena il ventiquattro gennaio. La spesa per
l’orchestra salì in quell'anno a lire seimila-
cinquanta, cifra non ancora raggiunta. Le
paghe degli artisti di canto furono anche
un po' elevate. La Cuzzoni, per esempio,
ebbe ottomila lire, e il Gizziello, settemila-
centoquarantotto.
Delle due opere date nell'anno 1740, lo
Achille in Sciro del Leo
e
VAdriano in Si
ria
del Galuppi nulla vi sarebbe a dire (90),
quand'anche fra i ballerini figurassero il
(87) Arch. di St. di Torino. Lettere Miniatri Roma. Il
Cardinale Aleaaandro Albani al March. d'Ormea 15 mar
zo 1736.
(89) Ib., ib., ib., ib. Lettere del Card. Albani paaaim.
(90) L'Achille in Scino fu rappreaentato per prima opera
della atagiooe; L ’Adriano in Siria andò in acena nel gen
naio
ì *7Si