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sica pel

suo

Regio teatro, è composta,

così

recita l ’articol primo,

di quaranta cavalieri

della nobiltà distinta di Torino, a cui S. M.

si è degnato di accordare il diritto privativo

di tutti gli spettacoli teatrali della Corte e

dette?città per il corso di sei anni.

Cia­

scuno dei cavalieri associati ha contribuito

al principio della società la somma di lire

cinquecento di Piemonte, onde s’è formato

il primo fondo capitale di lire ventimila. A

queste se aggiungono quindici mila lire, che

ogni anno S. M. fa pagare alla Società, e le

varie partite più o meno rilevanti, che si ri­

cavano dalla porta del teatro dai palchetti,

dal giuoco della bassetto e dalla bottega del

confetturiere, che si dà ogni anno al mag­

gior offerente. Da questi capi trae la società

annualmente fondi bastanti per supplire al­

la spesa grandiosa di due opere del carno­

vale, le quali si possono fare senza rispar­

mio veruno e colla magnificenza, che con­

viene a un Regio teatro, a cui interviene

giornalmente S. M. il Re e la Famiglia

Reale

» (80).

La stagione si aprì la sera del ventisei di­

cembre 1727 coi

Veri amici,

melodramma

di Silvani e Lolli posto in musica dai mae­

stri Giovanni Antonio Giay (primo atto), e

Stefano Andrea Fiorè (secondo e terzo) già

ricordati. Ad esso successe

VArianna

di

Francesco Feo, napoletano. E furono esecu­

tori : Maria Lorenzani-Conti, virtuosa di

S. M. Cesarea, Maria Teresa Conti del Duca

di Modena, Elisabetta Moro, veneziana, con­

tralto, Rosa Mignatti; Gaetano Maiorana,

detto Caffariello, notissimo come cantante

e come uomo (81), e il tenore Antinori, bo­

lognese. Primo violino fu Giovanni Battista

Somis. 1 balli furono del solito Mion, mae­

stro di ballo della Corte. Alle scene prov­

vide Pietro Abbiati e ai vestiari Natale Can-

ziani, entrambi al servizio del Duca di

Parma.

Nella stagione successiva i Torinesi erano

chiamati ad udire un nuovo lavoro del Fio-

rè composto sul libretto del

Siroe

del Meta­

stasi e per seconda opera il

Tamerlano,

che

Niccolò Porpora con scrittura datata del

dieci di maggio 1728 si era impegnato di

dare composta in musica del tutto

nuova,

mai udita, fatta a portata delle voci dei vir­

tuosi.

La morte della Regina (Anna d’Or-

léans) cagionò la chiusura del teatro e lo

spettacolo venne rinviato a ll’anno succes­

sivo (82).

1 successo dell’opera del Porpora fu ta­

le, che l'illustre maestro napoletano fu in­

vitato a comporre la seconda opera della sta­

gione 1730-31. Il Porpora accettò, e firmò

la scrittura, ma in seguito accennò a cercare

appigli per rompere il contratto. Pare an­

che, che avesse proposto di concertare col

Metastasio alcuni modificazioni al libretto.

L ’offerta di altri impegni, forse più rimune­

rativi, destò nell'illustre maestro altri pen­

sieri. Certo è, che nell’ottobre del 1730 co­

minciò a tempestare di lettere la Direzione,

perchè gli si mandasse il libretto, senza del

quale non avrebbe potuto comporre l ’opera

entro il termine prefisso. La Direzione inte-

(80) Dal Regolamento della Nobile Società dei Cavalieri

Direttori del Teatro Regio. Arch. Municipale.

(81) Cfr. CROCE, / Teatri di Napoli passim...

(82) Gli artisti vennero lasciati liberi : i due compositori

ebbero conservato il loro contratto per l'anno succeiivo.

(83) « A l Signor Niccolo' Porpora.

Torino, 21 ottobre 1730.

• In fine del mete pattato cioè sotto i 30 settembre ti

potè da noi alla potta il primo atto d i tua opera, poichi

nella tettimana innanzi il tignor Marchese Ricarolo con

molta notira meraviglia ci fece vedere un tuo foglio, col

quale E lla ti lamentava della tardanza nostra, non più

ricordevole delle tante altre lettere scritteci, con le quali

ci prometteva e ci atticurava, che ti sarebbe servito del­

l'originale, che accomodalo avrebbe per Vienna coWau­

tore del dramma, senza che noi dovetsimo prenderci la

briga di farvi porre da altri la mono.

« Ora sotto i selle del corrente E lla scrive altro foglio

al dello signor Marchese di Rivarolo e nuove premure fa

Ella perchè se gli spedisca la sua opera. Oggigiorno in

coi si i Iella della lettera, sunto ai venti d'ottobre sicché

fatto bene il conio dovrebbe Ella aver accusato da due

settimane la ricevala del primo atto, n i sappiamo com­

prendere, che cosa voglia dire questa tardanza e se tic

l