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nia svelavano la causa delle malattie infet­

tive, confermando l’esistenza di quel (mon­

do degli infinitamente piccoli » divinato dal

nostro grande Lazzaro Spallanzani duecen­

to anni prima. Torino, che, fin dal 1863,

prima in Italia, aveva impiantato un prin­

cipio di laboratorio chimico, nel luglio 1885

stabiliva un apposito laboratorio « per ana­

lisi batteriologiche e microscopiche delle

sostanze alimentari, specie acqua e vini e

per lo studio delle malattie da infezione per

quanto riguarda la pubblica igiene », affi­

dandone l’incarico ad un medico assisten­

te. Il laboratorio si riduceva a quattro pic­

coli ambienti (compreso un corridoio che

serviva da camera d ’aspetto) dotato però di

tutti gli apparecchi necessari.

Allora appunto il Pasteur aveva commos­

so il mondo colle memorabili prove fatte

su di un pastore alsaziano stato orrenda­

mente morsicato da un cane rabbioso, e che

salvò da sicura morte assoggettandolo alle

iniezioni del suo vaccino; le nazioni civili

andarono a gara ad impiantare istituti anti-

rabbici : ed anche in questo Torino volle es­

sere la prima, aggiungendo nel 1886 al ser­

vizio batteriologico quello della cura anti-

rabbica sistema Pasteur.

Il 20 maggio 1889 veniva creata la cari­

ca, nuova per Torino e per l’Italia, di

bat­

teriologo

del Comune, incaricando un me­

dico, che un anno dopo dimostravasi insuf­

ficiente, così che venne addetto al labora­

torio un secondo medico.

♦**

L’attività del laboratorio batteriologico

andò sempre aumentando, poiché si dimo­

strò la grande importanza dell’esame bat­

teriologico per quanto riguarda le acque,

metodo delicatissimo che, più del chimico,

può svelare i pericoli di inquinamento di

questa preziosa sostanza. Quante epidemie

di febbre tifoidea e di colera sono state im­

putate all’acqua !

Solo con un continuo, attento, esame del­

l'acqua potabile si può riconoscerne

1

inqui­

namento eventuale e correre subito ai ri­

pari, scongiurando così l’insorgere di epi­

demie. Perciò nel laboratorio batteriologico

viene praticato quotidianamente l’esame

dell’acqua potabile.

Torino è dotata di due acquedotti : uno

municipale, l’altro sociale: ogni giorno

vengono prelevati campioni dalle fontanel­

le pubbliche dell’uno e dell’altro acque­

dotto : una quantità fissa di acqua viene ver­

sata in apposite scatole di vetro, ove si è

introdotta della gelatina sterile.

I

germi contenuti nell’acqua si trovano

nelle condizioni favorevoli al loro sviluppo

nella gelatina, e poiché vivono alla tempe­

ratura di circa 20" C, si tengono le scatole

in adatti termostati ove tal grado di tempe­

ratura viene mantenuto costante estate ed

inverno, di estate con circolazione di acqua

nello spessore delle pareti, di inverno con

adatto apparecchio riscaldante.

I germi si riproducono a milioni e a mi­

liardi e quei microrganismi tanto piccoli da

essere invisibili si trasformano in una

colo­

nia

grossa quanto la capocchia di uno spillo

visibilissima quindi anche ad occhio nudo,

così che si viene a conoscere la quantità di

germi contenuti in un cmc, di acqua col

semplice conteggio delle colonie.

II numero dei germi deve essere presso­

ché costante ; se si nota una oscillazione no­

tevole, è indice di perturbamento nella con­

dotta, ed il laboratorio immediatamente è

messo sull’avviso, e si ricercano le cause di

tale modificazione.

Possono quindi essere tranquilli i Tori­

nesi, e fare uso con tutta fiducia dell’acqua

somministrata per uso potabile, che, data

la continua vigilanza alla quale è sottoposta,

non potrà mai portar loro infezione tifosa od

altra.

U laboratorio non si accontenta di rile