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C a r l o F. m a n u a l e I I I

Fiandra ccn Carlo V e Filippo 11, a farsi

restituire le sue terre

(pugnando restituit

rem)

e a farle rifiorire a ll’ombra del simbo­

lico ulivo!

Degno seguace dell’eterna massima di

Amedeo VI il Conte Verde <■la force prime

le droit » !

Minore di fermato (P ritratto deve essere

dello stesso ignoto autore di quello esistente

nella Casa C'avazza a Saluzzo, tanto a quello

rassomiglia) ma ncn minore per importanza

storica e per i ricordi che ci suscita è il ri­

tratto di Carlo Emanuele 1, vestito di coraz­

za e bracciali con l ’ampia croce mauriziana

bianca sul petto e lo scettro nella mano sini­

stra. A Lui giustamente, ricorda il Costa di

Beauregard « les historiens de Savoye lui ont

donne le surnom de Gr and» . L ’irrequieto

Principe ebbe mente e cuore più grandi dei

niezzi, ma la sua figura si innalza fiera e no­

bilissima anche nella sventura, monito e

rampogna agli altri imbelli principi italiani

ch’egli avrebbe voluto collegati per la libe­

razione dallo straniero. Sogno lontano che

soltanto due secoli e mezzo più tardi doveva

divenire realtà, attraverso a ll ’ininterrotta,

tradizionale fede della sua Casa !

Grande, questo Principe in vita e in mor­

te, da strappare allo stesso ostile e gelido Ri-

chelieu nelle sue Memorie » la confessione

ch ’egli non aveva mai conosciuto « point

d esprit plus fort, plus universel et plus ac-

tif que ce prince ».

Manca alla raccolta il ritratto di Vittorio

Amedeo 1, il valoroso condottiero che tanti

allori ha conquistato nelle numerose guerre,

il primo

R e di Cipro,

insignito del titolo

A ltezza Reale,

morto misteriosamente dopo

il banchetto offertogli dal maresciallo Cré-

qui per festeggiare l ’ultima sua vittoria di

Mombaldone sugli Spagnuoli.

Sette anni di Regno pochi furono per un

Principe di tanta fermezza di carattere e vir­

tù militare !

Gli succedette. Reggente durante la mino­

rità del figlio, Francesco Giacinto e poi (dopo

il 1638) del secondogenito Carlo Emanuele

II, la moglie Cristina di Francia, che ve­

diamo ritratta in abito vedovile, nella piena

maturità della sua altera bellezza, con le ma-

ravigliose aristocratiche mani, che spiccano

sullo sfondo nero.

La sua bellezza, il suo spirito, e le avven­

turose vicende della sua Reggenza hanno

alimentate le fantasie degli storici e dei ro­

manzieri : il suo carattere schiettamente

francese e ostile al sussiego formalistico spa-

gnuolo non fu ultima causa delle guerre ci­

vili che funestarono il ducato alla morte del­

lo sposo. Ma di Lei, sorella di Luigi XIII,

dobbiamo ricordare con gratitudine la dife­

sa degna di animo maschile dei diritti del

suo casato di adozione, l’amore anche trop­

po sviscerato per il figlio, e l ’influsso che

ebbe sulla attività artistica di Torino che co­

mincia da Lei ad acquistare veramente