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com’è documentato nei <>protocolli » dell’Ar­

chivio Arcivescovile torinese;

(de fido curaye

,

8 agosto 1303;

de piscaria Padi

, 18 febbraio

1306;

presentalo sturionis

, 17 luglio 1437 e

molte altre successive).

A quale tempo possano farsi risalire queste

regalie

od

honorancie

attribuite al Capitolo

e quindi al Vescovo, non possiamo per ora

stabilire; ma abbiamo voluto aprire questo

spiraglio sui rapporti con quei gruppi profes­

sionali. rilevando che se il Vescovo, separando

la propria prebenda dal Capitolo, tenne per

sè certi diritti da riscotersi in denaro o in

forma di omaggio personale, può aver lasciato

al Capitolo della Chiesa Cattedrale il diritto

di riscoterne altri sotto forma di ceri, neces­

sari per le sacre cerimonie; è da rilevarsi però

che fra i redditi del Capitolo o dei singoli

Canonici, non è mai menzionato un tributo di

ceri; il che si spiega pensando che andasse

alla Chiesa e non alle persone; così come avve­

niva in altre città, a Bologna per esempio,

dove le « Compagnie » di Arti e Mestieri of­

frivano pur esse i ceri.

Fra il secolo XIV e la fine del secolo XVI,

indubbiamente si mantennero certe associa­

zioni professionali, a scopo pio ed anche a

scopo sindacale; nessuno ignora la bella pala

d'altare, una delle più belle opere d*arte che

esistano in Torino, dipinta da Defendente

Ferrari per i calzolai torinesi nei primi lustri

dopo il 1500; è certo che gli

scholarii

avevano

la loro cappella in S. Domenico con un trit­

tico del medesimo autore (36) andato poi di­

strutto da un incendio.

Le associazioni professionali costituitesi in

Torino ed in tutto lo Stato Sabaudo dopo il

1582, con fisonomia del tutto nuova, come

altrove sarà ampiamente spiegato, hanno

dunque ereditato una tradizione che non è

spenta ancora, e che si può far tranquilla­

mente risalire ai primi secoli dell’ Era cristiana,

ed anche più indietro.

Un ultimo rilievo: Come in quasi tutti i

maggiori Comuni manifatturieri le Arti o

Corporazioni erano ordinate anche militar­

mente, così a Torino i gruppi professionali

erano chiamati alle armi dalla Società popo­

lare di S. Giovanni Battista; ogni fabbro

ferraio ed ogni muratore doveva essere armato

di un piccone, ed ogni mastro da legno, di

una scure e chi avesse balestra od arco era

tenuto a portarli; innanzi al gonfalone della

Società schierata a battaglia dovevano porsi

i balestrieri e gli arcieri con le balestre e

gli archi tesi, con le quadretta e le saette

pronte; cinquanta di quelli dovevano avere

barbuta e spada; e dietro di tutto il popolo

armato, venticinque fra i più valenti con

facoltà di picchiare chi tentasse di fuggire,

per costringerli a star fermi al posto e far

fronte ai nemici della Società, a difesa del

gonfalone.

Aggiungevasi nel capitolo degli Statuti (37),

che se la Società movesse contro la casa di

qualcuno dei suoi nemici, cinquanta militi

con il gonfalone e con tutti i mastri d'ascia

e quelli dei picconi dovevano salire sulla

casa e distruggerla fino all'ultimo mattone;

se alcuno si rifiutava era punito con am­

menda fino a cento

libre

e con l'espulsione

dalla Società.

In tempi meno feroci, alla fine del 1700,

i maestri ed i lavoranti delle Arti torinesi

prendevano parte ancora alle parate, come

alle imprese militari, tutti nella loro uni­

forme, armati di fucile, agli ordini delle loro

gerarchie corporative.

ITALO MARIO SACCO

(1) V.

Statuti della Società di S. Cioranni Battista di Torino <:é

1389. editi rd annotati da

M a r i o C h i ai d a > o .

nel voi.

C X X X V 1 I I

drlia Biblioteca delia Soc. St. Sub., ora K. Deputazione di St. Patria:

il primo rapitolo chiarisce il significato di quegli •alberghi >. esclu­

dendo dalla predetta Società del Popolo:

omnes de hospiliis

ajtn»

nomili)

et albereti* Hhtrum de Kuorc. de Silit. de l.zuckis. de lìorgem-

sii

tu.

de Becutis ri de Gorzano.

ossia i gruppi famigliari più cospirai

e potenti.

(2)

(hdinati.

in Archivio Municipale che ho potuto comodamente

esaminare grazie alla cortesia dell'Autorità e dei Funzionari munì*

ripali. Cosi ringrazio anche la ( uria e r\nhi\i<ta Arci\e»covile

(3) U si riporta in appendice.

(() Il CtBKABlO (

Della fconomia Politica nel Medio Ero),

accenna

a questo ■Ordinato studiando i rapporti fra il Principe, i Comuni,

le Società nel Comune ed i Corpi delle Arti e dei Mestieri.

(5)

Pare opportuna una breve giustificazione di questa afferma*

zione. perchè poche parole hanno, come rereiun. nei documenti »

nell'uso, significati più numcro-i e diverti. Il IH Ca*GE nel tu*

glossario afferma, culla «corta di documenti riguardanti la Francia,

che il cereo

è

sempre quello pasquale, ma in Italia,

rerem

pai

«ignifirare. in senso traslato, associazione di artigiani, di bottegai,

di esercenti altre attività economiche aventi il diritto di portare

i

proprio rereiun alla processione (V. I.torri.

Statuti inediti delle

ma*

tirante della Città di Palermo.

Soc. Siciliana per la St. Patria. 1887,

Palermo); a Palermo la Maestranza dei •marmorai e fabbricatori •.

composta in maggioranza di oriundi dalia I-ombardia. provvede I

chimi

alla vigilia deH'Asminta ed alla festa dei quattro Santi cor»

nati (1480); i mastri

rom sen

(calzolai), alla vigilia dell*Assunta

accompagnano

la rilio

della maestranza con

li inlarrki

alla man*.

Alli rilii

> ogni maestranza portava lo

stendardo:

quando

se

mi

forma una nuova, si farà un rereo

nuoto con metterci quella imagi

di Samti che li pareri

(Statati dei Mastri d'acqua, staccatisi da

muratori: 1644).

A Catania. 22 maestranze ottengono da Alfonso di Aragona (3f

marzo 1433.

V . M

ab le tta

.

La cotiitutione e le prime vicende detl

maturala» di

Catania, in .Archivio Storico per la Sicilia Orientala

Catania. 1904-1905). che sia fissato l'ordine di precedenza dei

ceri

o citerei

nella

lumi-.aria fetiiritatis Sanele Agate mente

/làraarj

ogni rereo corrisponde ad una categoria o ad un gruppo prole»

sionaie, artigiano o commerciale; alcune categorie di minor n ia M

• piè povere tono raggnippate ed hanno un win

cerea

(1435).

Netfr istruzioni del Viceré all*Ambasciatore della Città di Caiani*

(1° marzo 1441). ai legge: •

llem li camtmli di

f

reta fitta ti

/am

crea

I

per Ut

iermissima

signori

re.

primeipaiitrr ad efeeUt ki

ruitararM

cum laeu hramdmmi ri dùrii

la

fetta

di Santa

Aga+a et li frati saliepmi

»

Brami

mmu

è 3

erto

grande, che si s u dire pasquale: è voce viva ra)

quel sipnficato. anche nelle Alpi rnun li

iraadun. e

virar dal

irmrném

franceac ( = uw ia di pattila infin— ala) o dal Iranrf tedesco ( - M

aone ncceao) ronse il Ir w r t p w w n l r ( —jk n èn a . avvampanti

Kfffi Statati (1320) deTarte detta seta di Messa. (V.

MablCTTJ

est.)

l'imperatare Caria V cawcdr d'harin lara friso eoa Tanta <

«tao...

et

andar* i p n i n ^ y i i l i

dette gilta..

cone tutte Ir aÉB

taueotmaar. afta

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