Table of Contents Table of Contents
Previous Page  342 / 1135 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 342 / 1135 Next Page
Page Background

La stagione d’Opera al Teatro della Moda

L'inaugurazione della Mostra della Moda è salutata

con gioia anche da molte persone che poco si curano

delia « più volubile delle dee » : sono quelle che

amano il melodramma come ia miglior forma di tea­

tro. e che furono dolorosamente colpite dall'incen-

dio del « Regio », che le obbligò ad accontentarsi di

spettacoli allestiti alla lesta e dati alla spicciolata,

senza continuità alcuna. Ma se il fuoco distrusse or

è

qualche anno il nostro massimo ed aristocratico

teatro, lasciò in vita, per buona sorte di Torino,

quella « Società del Teatro Regio » che, sotto l’ ap­

passionata e intelligente guida del barone Paolo Maz-

zonis, tanti spettacoli aveva negli ultimi anni por­

tato alla ribalta per il decoro cittadino e per la cul­

tura di quanti amano l'arte. E nel nuovo Teatro

della Moda tale Società potè, giovandosi d'un equo

finanziamento, proseguire l'opera sua.

La stagione d'opera fu quest'anno preceduta dallo

squisito ballo di Ciaikovski : « La bella addormen­

tata nel bosco ». che Nives Poli trasportò con tutte

le sue bravissime colleghe ed allieve dalla « Scala »

di Milano, ov'era stato accolto con grandissimo fa­

vore. Da noi il successo fu del pari assai lieto, così

da parte del pubblico piccino come di quello che

piccino non è più. La ricchezza degli scenari e dei

costumi, la magia delle luci, il garbo e l'affiatamento

degli esecutori tutti concorsero allo splendore d'uno

spettacolo nel quale l'aristocratica e pittoresca mu­

sica di Ciaikovski accompagnò non solo le vicende

della graziosa Principessina e del Principe Azzurro

che la ridesta con un bacio, ma anche quelle del

Gatto Stivalato con la sua famiglia, del monellesco

Pinocchio, di Biancaneve e dei suoi Sette Nani.

Applauditissimo sempre, il ballo fu eseguito più

volte anche in spettacolo diurno, per comodità dei

bambini, e insieme con uno degli spartiti in cartel­

lone. IV Arlesiana » del nostro Cilea.

Quest'opera era stata però preceduta dalla « Turan­

do! », che inaugurò la stagione la sera del 14 mag­

gio. Poiché non si può compilare un programma

senza un opera pucciniana. ben venga questa che.

se non è la migliore, è però la meno nota, la più

interessante per parecchi riguardi e la più difficile

da dare. Preparata con somma cura sia per quanto

riguarda la cornice scenica, sia dal lato del paleo­

cenico e dell'orchestra, la « Turando! » si giovò

della direzione espertissima di Tullio Serafin e del-

I arte vocale di Gina Cigna, di Magda Olivero, di

Italo Tajo, tutti ben noti, e del tenore Antonio

Sosso, nuovo per il nostro pubblico, che applaudì i

suoi acuti vigorosi e l'impegno nel sostenere, esor­

diente. una parte tanto

ardua.

II secondo spartito fn l'« Arlesiana » di Francesco

Cilea che, in certo qual modo, ebbe carattere di no­

vità assoluta perchè conosciuto

solo

in qualche pa­

gina. La sua esecuzione ( nella quale spiccarono Rina

Corsi, Maria Noè Negrelli, Giovanni Malipiero e

Gino Bechi, sotto la direzione di l mberto Berret­

toni) diede modo ai Torinesi di festeggiare anche

Francesco Cilea, sempre simpatico nella sua serietà

e nella sua modestia, che per tanti anni seppe aspet­

tare giustizia per il suo spartito, così delicato.

Terza opera fu il « Faust », ch'ebbe un poderosi»

Mefistofele in Tancredi Pasero, una fine Margherita

in Graziella Valle Gazzera e un eccellente Faust in

Giovanni Malipiero. Direttore fu Oliviero De Fa-

britiis che, conosciutissimo fuori, si presentò a noi

con bella esperienza e con un raro equilibrio tra

palcoscenico e orchestra.

Fu poi la volta dello spartito più atteso come quello

che applaudito per due anni consecutivi dal pub­

blico di Torino, che l'aveva tenuto a battesimo, non

era poi ritornato tra noi se non per poche rappre­

sentazioni straordinarie. Quella « Francesca da Ri­

mini » nella quale Riccardo Zandonai impresse i

segni più vigorosi del suo talento di compositore

drammatico e incluse alcune delle sue più dolci e

aristocratiche melodie, fu molto opportunamente

scelta, anche se il suo allestimento scenico richiese

cure minuziosissime e se le sue difficoltà vocali po­

terono essere superate solo per mezzo d'una prepa­

razione faticosa. Ma Magda Olivero. Alessandro Zi-

liani e Carlo Tagliabue. una \olta ancora sotto la

guida di Tullio Serafin. vinsero la loro bella batta­

glia.

Le due ultime opere, cosi diverse per stile e per

carattere, segnarono il trionfo di Beniamino Gigli,

che da parecchi anni non era venuto nella nostra

città. Nella verdiana « Forza del destino » egli rese

l'appassionato e sventurato Don Alvaro, accanto a

Iris Ferriani. a Cloe Elmo, a Gino Bechi e a Tan­

credi Pasero. Applauditissimo era ritornato alla te­

sta dell'orchestra Gino Marinuzzi. La massenettiana

« Manon ». uno dei primi spartiti studiati dal Gigli,

è pur sempre uno di quelli nei quali la dolcezza e

la morbidezza della sua voce riescono ai migliori

effetti, tanto che. derogandosi al rigore della regola,

gli venne concesso di replicare ogni sera il famoso

« Sogno », tra applausi deliranti. Divisero con lui gli

onori Mafalda Favero e Afro Poli, insieme col Mae­

stro Berrettoni, che ottenne vere miniature in ogni

pagina dell'elegante partitura.

Il Teatro della Moda è ormai una tipica istituzione

torinese, ed è da augurarsi che ogni anno gii sia dato

di svolgere quelle stagioni che tanto concorrono al-

l'ingentilimento del gusto e della coltura.

M