

Laprocesionedei “ceri,, aTorinonel secoloXIV
edi grupi profesionali
Con l'ordinato del 29 maggio 1328, il Con*
siglio Maggiore della Credenza della Città
di Torino dava ampio mandato ad una com
missione di
sapientes
di provvedere per la
festa del Santo Patrono, S. Giovanni Bat
tista. secondo il consueto: però stabiliva che
fossero esclusi dal fare e dal portare il
cereum
alla solenne processione,
albergos seu aliquem
de albergiis
(
1
).
Ogni anno, per lo più nella prima decade
di giugno, il Consiglio provvedeva (2), dele
gandovi una commissione, alla festa patro
nale ed insieme alla mietitura, alle ferie
delle messi, alla vestizione a nuovo per quelle
cerimonie dei
trombatores
e dei
caramella-
tores.
e fra l'altro, con particolare impegno,
come per cosa di alta importanza, ad ordi
nare che i
cerea
fossero fatti e portati.
Ancora nel 1374 il Consiglio nominava,
il 5 di giugno, i
sapientes custodiae
, perchè
provvedessero
supra Jeriis messium et jesto
Sancii Johannis;
1*11 giugno i
sapientes
ordi
narono:
Primo quod omnes cerey
siano fatti
secondo la consuetudine e si costringano,
se occorre,
personas que jacere fieri debent
ipsos cereos quod ipsos jaciant
;
quindi, che
il Comune paghi
domino vicevicario et sotiis
quifaciunt custodiam in vigilia Sancii Johannis
due lire viennesi.
La deliberazione per lo più sommaria,
lascia molti punti oscuri, ma quella registrata
il 12 giugno del 1375 è la più diffusa (3) e
perciò è molto interessante; infatti, stabilisce:
Secundo: quod infrascripti nobiles artiste
et officiaJes compellantur et compeUi debeant
ac possint... ad jaciendum cereos
(4).
/lem. che la Cassa del Comune dia cinquanta
soldi viennesi per sopperire alle spese che gli
incaricati di vegliare la notte di S. Giovanni
dovranno fare
ad bibendum et ad inllume-
nandum.
Seguono i nomi delle perone
seu artistarum
che devono fare i ceri e sono ventisei grappi:
Dominoe et domiceUi. scribae.
i mercanti,
i sarti, i macellai, gli albergatori, i vignolanti.
i mietitori, i fabbri (errai, i mastri cordai,
i falegnami, i lanaioli. i manovali, quelli
di Grugliasco, i pescatori, i rivenditori di
pane, gli speziali, i conciatori,
scholari
,
asini
,
i fornai, i tessitori, i mugnai, i pastori, i
bovari, i barbieri.
Negli anni successivi la deliberazione si
riduce ad un richiamo alla consuetudine,
fino a tanto che scompare del tutto dopo
i primi lustri del secolo XV.
Occorre rilevare che fin dagli Statuti di
Amedeo VI (cap. 8°) le ferie delle messi furono
regolate con norme generali; che gli Statuti
di Amedeo V i l i (fo. 56 v. della edizione a
stampa del 1530) moderavano l’ uso della
cera.
£ da ritenersi che quei
cerea
di cui gli ordi
nati sopra richiamati fossero effettivamente
grosse torcie simili al cero pasquale (5), ma
non si può assolutamente escludere che si
trattasse di « ceri » quali oggi ancora usano
alla famosa processione di Gubbio.
Se questi
cerei
o
cherei
risalgano al tempo
pagano, con il significato di «
vittima offerta
agli dei
>; se e come il
primicerius
si ricon
giunga con veste ecclesiastica al
primmichério»
dell'impero d'oriente è da vedersi altrove.
Basti qui ricordare che è tuttora viva, in
Puglia, per esempio, la parola
primicerio
,
per indicare colui che per meriti particolari
ha l'ambito privilegio di essere il primo nelle
processioni religiose, in specie in quella fatta
ad onore del Santo Patrono, dove i vari
rioni, per lo più corrispondenti a particolari
mestieri, si disputano la precedenza, e por
tano ognuno lo « stendardo » che è un alto
trofeo in forma di rocca per filare, alto cinque
0 sei metri, carico di adornamenti, d'imagini,
di fiori; il cero pasquale e per il Santo Patrono
è detto
torchio.
Tutti .conoscono la dignità ecclesiastica
del
primicerius
della Sede Apostolica (
6
) •
nella gerarchia ecclesiastica medioevale; raro*
mentiamo il
primmichirios notarion
, alta di*
gnità (7) nell'impero d'oriente, poiché tutti
1 notarti di tre classi erano
illustre
s, (da no*
confondersi con i
ckmrtulmrii
che erano
spedo
biles viri*
detti anche
tabularii
e poi
sauné#
laiogrdfei
ed esercitavano le Inazioni propfl
j