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Indie, e il governo del paese. Vi è una grande

differenza in questo, ora che le Indie sono

scoperte e navigate, e i pericoli sono passati

da quando l'Ammiraglio le scoprì, mentre

tutto il mondo diceva «

que era burlayempossi-

ble

». e non gli diedero che la terza parte e il

decimo, perchè l'ottavo fu in ragione di

società ».

Il 24 maggio 1501 nuova lettera di Colombo

al F. Gorricio, in cui, dopo avere accennato

alla lentezza con cui procedono le pratiche

con la Corte, gli chiede una copia autentica

della cedola reale del 23 aprile 1497, in seguito

alla quale Colombo aveva istituito il maggio-

rasco in favore del suo figlio Diego (Siviglia,

22 febbraio 1498). In questo tempo tutte le

carte e i documenti più interessanti per la

famiglia Colombo erano depositati presso il

P. Gorricio nel monastero de las Cuevas.

In questa lettera vi è un nuovo ed esplicito

accenno al dissidio Colombo-Fonseca. « La

Regina, mia Signora — scrive Colombo —

mi mandò a dire che desidererebbe che io mi

accordassi con il signor Vescovo (Fonseca)

e che se vi fosse discussione S. Altezza sarebbe

intermediaria >. Non sappiamo quale esito

abbia avuto questo intervento della Regina

Isabella nei dibattiti Colombo-Fonseca: è da

supporre che sia servito almeno a renderlo

meno aspro.

Il P. Gorricio inviò subito la copia del

maggiorasco all Ammiraglio, il quale ne accusò

ricevuta con una lettera del 9 giugno 1501,

dalla quale risulta che il certosino novarese

gli scriveva spesso a lungo: «

Receby todas

vuestras cartas...

». Perciò Colombo esprime la

sua viva gratitudine, non solo al P. Gorricio,

ma anche al P. Priore e a tutti i religiosi del

monastero de las Cuevas, che ormai è divenuto

il centro in cui si tutelano gl'interessi di

Colombo e della sua famiglia.

Intanto il grande Ammiraglio, con l'aiuto

del P. Gorricio, raccoglie quei documenti che

formeranno il cosidetto « Libro dei Privilegi »,

che, giunto sino a noi, rappresenta la base

della storiografia colombiana, contenendo la

trascrizione legale d'una cinquantina di docu­

menti di grande importanza storica e giuri­

dica. La trascrizione legale dei documenti

suddetti cominciò il 5 gennaio 1502 in Sivi­

glia. Durante l'anno 1501 il grande Ammi­

raglio aveva scritto al P. Gorricio altre due

brevi lettere, oltre quelle già menzionate;

ma le possiamo trascurare perchè di scarsa

importanza e in parte mutile.

I

sovrani Spagnoli che avevano rimesso

l'Ammiraglio, almeno in parte, nel possesso

dei suoi beni e dei suoi diritti, espressero il

desiderio ch'egli riprendesse subito le sue

esplorazioni e le sue scoperte. Cosi Colombo

inizia i preparativi per il suo quarto viaggio.

e sul finire del marzo 1502 lascia al figlio

Diego una memoria, che è una specie di

abbozzo del testamento regolare redatto il

1° aprile e affidato al P. Gorricio. In quella

memoria ricordava al figlio che tutti i suoi

privilegi e scritture erano presso il P. Gorricio,

insieme a una «

escritura de ordinaciòn de mis

bienes

,

para sia menesterJuese en algun riempo».

Di qui risulta che il certosino novarese aveva

nelle sue mani non solo le disposizioni testa­

mentarie del grande Navigatore, ma anche

tutte le istruzioni necessarie per attuarle.

Pochi giorni dopo, il 4 aprile 1502, da San

Lucar de Barrameda, Colombo scrive al P.

Gorricio, parlandogli della sua prossima par­

tenza, e gli annunzia l'arrivo del figlio Diego,

il quale gli porterà alcune scritture da riporre

nella cassetta dei documenti affidati al mona­

stero de las Cuevas. Il 20 maggio Cristoforo

Colombo è nella Gran Canaria, donde riparte

il 24. Durante la breve permanenza in questa

isola egli scrive di nuovo al suo amico nova­

rese, parlandogli del soccorso portato ai Por­

toghesi di Arzila assediati dai Mori, e ricordan­

dogli di scrivere minutamente a Don Diego.

Gli raccomanda pure il negozio di cui doveva

occuparsi, a Roma, Francesco di Rivarolo;

si trattava di ottenere dal Papa un breve

che autorizzasse il P. Gorricio a trattare gli

affari di Colombo. Si consideri che il P. Gor­

ricio era certosino, e che le regole del suo

ordine, molto rigorose, volevano che i monaci

non avessero rapporti con estranei special-

mente per affari profani.

Non può essere mio compito l’esporre quii

le vicende del quarto viaggio: mi basti dira

ch’esso fu molto fortunoso, e pieno di soffeH

renze e di pericoli per il grande NavigatoreJ

« Questo viaggio — scrisse il Charcot — costi!

tuisce un racconto di avventure vissute, supeJ

riore a ciò che la più feconda immaginazionfl

potesse produrre; vi si trovano, nel corsi

di una lotta drammatica fra gli uomini e g l

elementi, manifestazioni splendide di devol

zioni, di fedeltà e di coraggio, insieme c o l

lo scatenamento delle passioni più vili. ■

mare, come se la sua pazienza si fosse stani

cata per la persistenza dell’Ammiraglio nJ

voler scrutare i suoi misteri, gli riservò 11

sue prove più dure. Colombo fu finalmenti

vinto da quel terribile avversario che J

essere invincibile, ma che lo riconobbe degni

di lui, e gli risparmiò la vita *.

]

Venti impetuosi e bonaccie che non avevanl

fine, correnti marine insidiose, temperatila

altissime senza alcun refrigerio nemmenl

durante la notte, pioggie persistenti, uraga l

di inaudita violenza, popolazioni ostili, n a l

rovinate dal lungo navigare in mari caldi

ebe facevano acqua da tutte le parti, scora i

giamento generale e totale. Finalmente C fl