

UNCERTOSINOPIEMONTESE UMICODI CRISTOFOROCOLOMBO
IL P. GASPARE GORRICIO DI NOVARA
Cristoforo Colombo ebbe certamente amici
saldi e fedeli anche tra i Portoghesi e gli
Spagnoli, coi quali trascorre il periodo di più
intensa e decisiva attività della sua vita
eroica; ma gli amici più fidati egli li trovò,
com’è naturale, fra i numerosi e influenti suoi
connazionali, che dimoravano allora nella
Spagna.
Man mano che progrediscono gli studi sul
l'attività economica dei paesi bagnati dal
Mediterraneo, sempre più manifesta si rende,
in tutti i campi, la meravigliosa e multiforme
attività degli Italiani. Così, nella seconda
metà del secolo XV e nei primi decenni del
secolo seguente, noi troviamo nella Spagna
non solo grandi navigatori italiani, come
Cristoforo Colombo. Amerigo Vespucci e Seba
stiano Caboto, ma tutta una folla di mercanti,
di marinai e di banchieri di Genova, Firenze,
Milano, Venezia, i quali occupano posti di
prim'ordine nella vita del paese in cui svol
gono la loro attività.
Se Cristoforo Colombo potè compiere il
suo
grande viaggio di scoperta si deve anche
al potente aiuto finanziario che egli ebbe dai
banchieri Genovesi, suoi amici, residenti nella
Spagna. E. dopo la scoperta delle nuove terre,
numerosissimi sono gli Italiani, e special-
niente i Genovesi, che valicano l'Atlantico
iniziando quel commercio ispano-americano,
oht* tante ricchezze doveva diffondere nella
Spagna e nell'Europa. L'Italia non solo donò
alla Spagna e al Portogallo grandi scopri
tori e maestri neirarte di navigare, ma fornì
pure
gli ingenti capitali che erano necessari
per
lo sfruttamento delle nuove terre.
Gli isterici farneticamenti di coloro, che,
mossi da bassa e stupida gelosia, tentano di
togliere all'Italia la gloria che le deriva dalle
ardite imprese di suoi grandi navigatori, sono
distrutti, oltre che da mille altre prove, anche
da^li atti notarili dell'archivio di Siviglia,
eh*- in questi anni il benemerito Istituto
Hi'pano-Cubano de Historia de America (Si-
viglia) va pubblicando. Sono centinaia gli
atti che ricordano Pattivita mercantile degli
Italiani, e specialmente dei Genovesi, che
sono qui presenti coi più bei nomi delle loro
ea-ate: i Piacili, i Centurione, i Grimaldi, gli
spinola, i Cattaneo, gli Adorno, i Lomellini,
i salvago, i Rivaroio. i Dona; come sono
ricordate le famiglie fiorentine dei Ricasoli,
dn Ridolfi. dei Rondiarili, dei Fantoni, dei
Boti ecc. È naturale che Cristoforo Colombo,
tanto nel Portogallo quanto nella Spagna, sia
aiutato e difeso dalle potenti e numerose
colonie dei suoi concittadini residenti nelle
varie città nelle quali più attivo era il com
mercio bancario, e si comprende pure che egli,
i suoi fratelli e i suoi discendenti siano stati
in strette relazioni di amicizia e di affari
specialmente con Genovesi.
NelPultimo decennio della vita di Cristo-
foro Colombo compare, tra i suoi amici più
stretti ed intimi, anche un figlio del nostro
Piemonte, il certosino padre Don Gaspare
Gorricio di Novara, nel quale il grande Ammi
raglio, i suoi fratelli e il suo figlio Diego posero
tutta la loro fiducia, facendolo depositario
dei documenti famiglia» più importanti. Quel
la del P. Gorricio è una figura che ben merita
di essere più apprc
e conosciuta di
quanto sino ad oggi non sia stata, special-
mente in questo Piemonte, che non deve
trascurare la gloria di aver dato allo scopritore
delPAmerica uno degli amici più intimi e
fidati. Riassumerò in queste poche pagine,
quanto sul certosino novarese ho scritto di
recente nel Bollettino della Regia Deputa
zione subalpina di Storia patria (Sezione di
Torino).
Che il certosino Don Gaspare Gorricio, del
grande monastero de las Cuevas presso Sivi
glia, al quale Cristoforo Colombo scrive, a
cominciare dal 1498, parecchie lettere, e gli
affida, poi, la custodia del suo testamento e
di tutte le sue carte, e che PII aprile 1509
è presente alla sepoltura della salma del
grande Ammiraglio nella chiesa della Certosa
suddetta, fosse di Novara non v ’è dubbio.
Nel 1495, infatti, veniva pubblicato in
Siviglia nn volume di contemplazioni sopra
il Rosario scritte «
por Don Gaspare Gorricio
de Novaria monje de Cartuxa
», e tradotto in
volgare casigliano da un canonico di Siviglia.
Alla fine del volume, insieme alla data della
stampa
(8
luglio 1495) e al nome degli stam
patori, si ripete che il libro «/u
compuesto y
ordenado por Don Gaspar Gorriciode Novaria
».
Nel foglio secondo vi è poi una «
epistola de
Don Gatpar Gorricio de Novaria
,
mtonje de
Cartuxa, dirigida a sas kermanos Francisco
Gorricio e Melchiorre Gorricio
», con la quale
d i loro l'incarico di far stampare la presente
opera.
Da quanto o pra tienila che nel 1495 vi