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n!-trative. « Don Gio­

vanni de Fonseca, scri­

ve il Charcot, inchinan­

doci agli ordini del Re,

era deciso a fare tutto

ciò che fosse in suo

potere per contrariarne

l"e*ecuzione, e lo fece.

Colombo, adunque, co*

nobbe la lotta con gli

Urtici; i procedimenti

impiegati dovevano es­

sergli in tanto più pe­

nosi e offensivi in quan­

to non solo aveva co­

scienza del suo valore

e dell'immenso compito

già esplicato, ma anche

poteva contare sui suoi

titoli e sulla sua alta

porzione >.

Il contrasto fra Co­

lombo e il de Fonseca

si acuisce sempre di

più, rendendo necessa­

rio. in qualche mo­

mento, il diretto intervento della Regina Isa­

bella di Castiglia. Lo scrittore venezuelano

Rufino Blanco-Fombona nel suo vivace stu*

dio su « Il conquistatore spagnolo del se­

colo XVIII » (Bocca Ed., Torino, 1926),

chiama il de Fonseca « queirintrigante in

mitria, nativo di Burgos, che ebbe l'onore

di perseguitare Colombo, Cortes, Balboa, Las

Ca»as; quel Fonseca, nemico dei progetti

umanitari dell'illustre e pietoso domenicano;

quel Fonseca, possessore di

encomiendas.

ossia

di greggi di servi indigeni, che cedeva a nolo

o vendeva ad altri avari senza pietà » (p. 213).

E all'incomprensione del burocrate si aggiun­

geva, nell'animo del Fonseca, un sottile odio

contro lo straniero, che aveva saputo, con

la >ua magnifica impresa, conquistare l'animo

dei Sovrani e di tutto il popolo della nobile

Spagna.

Non è qui il caso di narrare le vicende del

terzo viaggio, che doveva avere così dolorosa

fin<- per il nostro grande Navigatore: basta

rilevare il fatto, davvero molto significativo,

ohe Colombo, mentre era occupatissimo nel­

l’allestimento delle sei navi che dovevano

acc ompagnarlo nel terzo viaggio, abbia sen­

tito

il bisogno, nel breve spazio di tre setti­

mane, di scrivere due lettere al pio certosino

de!

monastero de las Cuevas, confidandogli

le -ue pene e i suoi propositi.

• • •

La corrispondenza Colombo-Gorricio ripren-

<1* cubito dopo il terzo viaggio. I Sovrani di

Spagna, e spedaimente la regina Isabella,

avevano cercato di con­

fortare il grande Navi­

gatore, affermando che

il comm. Bobadilla, ar­

restandolo, aveva pro­

ceduto contro la loro

volontà, e gli promisero

tutte le riparazioni do­

vute; ma Colombo non

poteva dimenticare

l'offesa ricevuta.

L ' ingratitudine di •

mostratagli dai Re di

Spagna, ai quali ave­

va donato un nuovo

mondo, era troppo

grande per non lasciare

nel cuore suo un solco

profondo e incolmabile.

Offeso dagli uomini,

il suo cuore si eleva

sempre più verso Dio,

che l'aveva ispirato e

aiutato nella grande

impresa, e prova un

dolce con fo r to , cer­

cando e mettendo in

V prove per dimo­

strare che la Provvidenza si era degnata di

servirsi di lui per rendere possibile quella

conversione di tutte le genti, che i profeti, da

secoli, avevano preveduto e predetto.

Ma da buon genovese, mentre il sno cuore

riposa nella certezza che Dio, nella sua bontà,

10 ricompenserà delle fatiche sostenute per la

propagazione della fede, Cristoforo Colombo,

che ha perduto ogni fiducia nella gratitudine

degli uomini, non trascura i suoi interessi

materiali, e, anzi, si adopera in tutti i modi

per difendere e per consolidare i privilegi

ottenuti, e ben meritati con tante fatiche,

e per poterli trasmettere alla sua progenie.

In ambedue queste occupazioni Cristoforo

Colombo trova nel suo connazionale padre

Gaspare Gorricio un valido collaboratore.

11 26 febbraio 1501 Cristoforo Colombo da

Granata scrive al P. Gorricio, rendendogli

conto della sua situazione, che andava miglio­

rando, e lo ringrazia di un suo scritto che

loda; anzi glie lo ritorna affinchè sia copiato

in bella forma sì che lo possa presentare a

S. A. Si tratta di una memoria di difesa dei

diritti derivanti a C. C. dalle varie concessioni

fattegli dai Re Cattolici, prima e dopo la sco­

perta delle nuove terre. In essa si ricorda

ouanto Colombo ha fatto per la grandezza

della Spagna, con gravi sacrifici suoi e dei

suoi fratelli, spendendo 17 anni migliori della

sua vita in questo, senza nessun profitto.

■Le loro Altezze, contùsa la Memoria, dàino

a Hojeda e a Vincenzo Yanes ed altri càaqae

parti delle tei che traggono di profitti delle

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