

filamenti invisibili simula un ordinato stuolo
che monti nel cielo.
Rasente terra ne venne una al mio albero,
finalmente, e vidi il suo petto bianco. Con un
colpo
d'ala si levò, si portò di nuovo su un
altro
ramo, guardandosi intorno sospettosa.
I no dei miei compagni l’abbattè con una faci*
lata
che si srotolò rabbiosa nella pianura.
Ne
venne un’altra, sempre al mio albero.
Fischi leggeri mi chiedono perchè non sparo.
Le
fucilate volano a tratti come stormi, poi
più
nulla, fino a che spenta l’ultima eco nelle
valli, le tortore tornano a fidarsi del silenzio
mattutino. Caccia scarsa. Chè queste gior-
nate improvvisamente autunnali, isolate in
mezzo all’estate come acini bruni e dolci in
un grappolo acerbo, sono poco propizie per
l’agguato. Meglio invece sarebbe uscir coi
cani, che seguono infallibilmente sulla terra
umida, tra quest’erbe lavate e nitide, la
traccia della selvaggina, e solo dal modo che
hanno di procedere, di fermarsi, d’alzare la
testa, il cacciatore capisce se si tratti di una
quaglia o di una pernice.
Io
me ne ritornai col mio carniere vuoto
ringraziando la giornata poco propizia, la
pioggia notturna, le nuvole che avevano, ritar
dato la levata del sole.
Vidi anche un coniglio in un viottolo. Se
duto, mi guardava con le orecchie ritte, poi,
quasi che io e il mio fucile fossimo inconsi
stenti e fuori stagione come le nuvole sulle
colline, riprese a lavarsi il muso con le zampe
chiudendo gli occhi e gettando in dietro le
orecchie. E io, perchè i miei compagni mi
precedevano di qualche passo, lasciai che in
quel buio di occhi chiusi si riaccendesse il
ronzio estivo, che sarebbe tornato a span
dersi tra poco infinito e ondoso per la cam
pagna.
CECCHI ACCADEMICO
Fuori di «gai iaipegao co »» f inive. Hk ciucerebbe ormai
piuttosto ia riunì*, ti aia m w » i rallegrarvi a latta ackiet»
•ma e cordialità «aa Esali* Carda, la «ai aaaàaa è giaata
Vule aa ia to * < parila tarietà di «ceka, rba ai rivela ad-
I*Accademia dap* la rif*raM dei criteri di
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«rittare tnpp* wpartaatr. e lana* a aa* dai rardisi pii a »
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POJSSJÀ
La v ita .....è ricordarsi di un risveglio
triste in un treno all’alba: aver veduto
fuori la luce incerta: aver sentito
nel corpo rotto la malinconia
vergine e aspra dell’aria pungente.
Ma ricordarsi la liberazione
improvvisa è più dolce: a me vicino
un marinaio giovane: l ’azzurro
e il bianco della sua divisa, e fuori
un mare tutto fresco di colore.
0
SANDRO PENNA
I D I L L I O
Alla tristezza tua, nell’autunnale
odor d’acqua piovana, di due giovani
seminaristi il candido del bavero
era sì dolce, un’a<*— ’ n luce
d’innocenza che lava il tuo peccato,
come la pioggia il lucido selciato.
EZIO
SAINI
À 1T À L IH À
Ci porterà lontano, abbandonati
come una volta alla sofferta ombra
del mare e al giuoco
gelido delle crete, inutilmente
scortati dai cani fino al tramonto,
se un’amorosa fuga di uccelli,
ecco ci svela
la placida altalena di una bimba
addormentata al sole.
Ma allora,
dal
fumo
dei giardini,
col
fazzoletto bianco sulla gola,
scendevan le ragazze a meriggiare;
tremavano al silenzio
i pescatori in piedi sulle barche
e il mio destino
n distendeva sulla loro fronte
invereconda a chiamare pietà.