

IN MONT AGNA CON GLI SCI
Oliando in quella ormai lontana domenica del-
l'aprile M'or~o. di ritorno da una faticosa “ita. Ma
ino «aliti sul treno alla stazione di l Izio e, dopo
au'rc accatastato alla meglio «rii sei in un angolo
del corridoio del vagone, ci siamo lanciati cadere
•lancili morti «lille dure pandiine dello «comparti-
mento di terza classe. abitiamo avuto tutti tre. ri-
imi-alido alla gita fatta, la netta sensazione che
« per quest'anno è l'ultima volta ». Troppo in alto
avevamo dovuto salire con gli sci a spalla per tro
vare la neve; troppo «ole e «ole troppo caldo ave-
vani sopportato durante la giornata: "imiti in vet
ta. più per altitudine che per vera neces-ità. ci era
vamo buttali qualcosa di lana sulle spalle: troppe
chiazze «l'erba facevano capolino là dove, non più
•li una settimana prima, non avevamo visto che
neve, neve, neve...: il pensiero «per ipiest'anno
è l'ultima volta » e che nessuno osava esprimere
era invece ben presente nelle nostre nienti. Si par
lava «iella « gita di domenica prossima ». ma senza
convinzione. per illuderci
1*1111
l'altro che l'iden
tico pensiero che ci per«eguitava non era vero.
Ml'arrivo a Torino 4« ma fa già proprio caldo
in città! >
1
) troppo pochi «datori e «ci discesero dal
treno. Kra l'ultimo manipolo di coraggiosi che.
come noi. erano andati a conquistarsi un po' di
neve: tutti rientravano con la faccia scura, da fu
nerale. che avevano dovuto rendersi conto che
ipiella maledetta settimana di troppo bel tempo e
•li precoce scirocco aveva definitivamente compro
messo (ilio alla ventura stagione ogni possibilità
sciistica.
Noi tre ci separammo alla stazione sempre col-
I intesa che « domenica prossima... ».
K invece « domenica prossima » gli sci erano.
I>eu spalmali di olio di lino, ili cantina, in attesa
die la lunga primavera, la lunga e«tate ed il lungo
autunno fossero pas«ati.
Kd ora Mino passati! I)en«i di avvenimenti. den«i
«li «loria. ma sono pa««ati. La neve, la cara bella
neve di colpo si è risvegliata, ha imbiancato prima
la cima dei monti «oltanto. poi. ron rapidità sba
lorditiva. ha guadagnato terreno ed è «cesa a lam
bire la pianura: migliaia di «ri nino ritornati a ri
siere la Iure del «ole do|N» il lungi», forzato ri
poso nel buio delle rantine. migliaia di «carpe Mino
state bene ingrassate, migliaia di scatole di sciolina
sono state tirate fuori fuori dal cassetto dove ave
vano passato inoperose un troppo lungo periodo:
la vita per gli sciatori è di nuovo incominciata.
IVr godersi appieno la gioia dello sciatore non è
necessario recarsi in montagna: basta andare alle 7
di mattina di una qualunque domenica d'inverno
nell atrio di Porta Nuova: c*è una «ola biglietteria
affollata, ma quella non scherza! La lunga coda di
gente clic attende con impazienza il suo turno di
passare allo sportello si snoda per parecchi e pa
recchi metri : ed è una coda multicolore, chiassosa
e soprattutto giovane: in tutto l'ampio atrio della
stazione i vari gru,
ndono con impazienza che
ritorni il povero sacrificato che è andato (questa
volta è toccalo a lui. la volta prossima toccherà
ad un altro della compagnia...) a comprare i bi
glietti: e «piando lo vedono da hintano avanzarsi.
c«»n il ventaglieli!» ro»a dei biglietti di terza classe
agitato in mano come il più bel trofeo, via tutti di
c«»rsa con gli sci in spalla a cercarsi l*agognat«» po
sto a sedere « tutti e sei nel medesimo sc«»inparti-
niento ».
In treno min si parla d'altro «-he di «pieliti che
si farà durante la giornata, si fanno progetti ed
orari di gite, previsioni sulla neve e sul tempo,
discussioni tecniche sulla sci«»lina più adatta, si ma
gnifica ipiello che si è portai*» da mangiare: qual-
rum» ha già fame e tira fuori il prinu» panini»:
fame molli» <*omunicativa che fa saltare fuori dai
sarchi gran parte delle vivande che avrebbero do
vuto servire per lutto il giorno e che invece occ«»rre
integralmente rinnovare appena discesi dal treno.
Finalmente il tremi si ferma: è arrivato; ma c*è
ancora l'aulohiis. I*as«c anche <|uesta e finalmen
te... liberi!
Gi«»ia della libertà, gioia della natura, gioia della
velocità, gioia di vivere! Chi non ha mai messo un
paio di «ri nei piedi n«»n potrà mai rapire quale
ebbrezza p«»«sa essere una domenira passata a tu
per tu e«»n la montagna, in una rornire di neve,
sole e pini.
Invito alla montagna. Non re n*è alcun bisogno:
la montagna «a fare tutto da sè. sa attirare, avvin
cere. innamorare anrhe il più scettiro. con la mae
stosa profusione di sè ste—a. ron l'incanto inde-