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Non appena ebbe terminata la commedia

non perde tempo: fece distribuire le parti ai

comici e dispose per due prove alle quali,

presumibilmente. assistè: poi partì per Genova

« senza vederla rappresentare . Aveva inca­

ricato i suoi interpreti di dargliene notizia.

« Trascorsi alcuni giorni . seppe che « la recita

aveva avuto un gran successo . Tornato a

\enezia e raggiunto dal Mcdebae. ricevette

verbalmente la conferma dell'esito lietissimo

che il

Molière

aveva ottenuto sulle scene

torinesi. ■ Siccome prosegue avevo gran

desiderio di vederlo rappresentare. andò in

scena in \enezia nel mese di ottobre del 1751 .

E se a Torino era stato un pieno successo,

altrettanto felice riuscì la cresima veneziana.

(Questa commedia riproduciamo ancora

dalle

Memorie

« conteneva due novità in una,

il soggetto e la versificazione. I versi martel-

liani erano già in dimenticanza, poiché la

monotonia della cesura e la rima troppo

frequente e sempre accoppiata avevano disgu­

stato le orecchie italiane... onde tutti erano

preoccupati contro di me che pretendevo

di far rivivere un genere di versi proscritto.

L'effetto «mentì la preoccupazione: i miei

versi piacquero quanto la rappresentazione,

sicché, per voce pubblica, il

Molière

fu posto

accanto alla

Pamela .

Collocazione più che

lusinghiera. Tutti sanno che Pamela è una

fresca e seducente creazione, uno dei tipi più

rilevati e gustosi della galleria goldoniana.

Nelle

Memorie

Goldoni non fa cenno della

meditata elaborazione del

Molière.

Per chi

legga solo quelle pagine sembra che la com­

media gli sia uscita dalle dita in pochi giorni.

qua>i d impeto. Invece gli costò un travaglio

non indifferente, certo di gran lunga supe­

riore a quello richiestogli da altri lavori. Ce

lo dirà nella dedica che troviamo sull'edizione

del suo teatro, uscita cinque anni dopo nella

stessa capitale piemontese. L'opera completa

consta di parecchi volumi ed ha per titolo

generale: <•

Le commedie del dottore Carlo Gol-

doni avvocato veneziano.

Edizione giusta l'esem­

plare di Firenze. Dall'Autore corretta, rive­

duta ed ampliata. In Torino. 1756. Per Rocco

Fantino e Agostino Olzati .

Ogni volume contiene alcuni lavori. Il

Molière

è stampato nel tomo I I insieme con

altre tre commedie: precedono

11 Cavaliere

e la Dama

e

La serva amorosa,

«egue

L 'A du ­

latore.

Cia^una è dedicata a una |»ersona-

lità diversa:

Il (Cavaliere r la Dama

a • Sua

Eccellenza la «ignora Donna Paola Visconti

Arre«e Litta. marehe«a di GamboK». Gar-

bana e Remondò, conte—a di \all»* Lumel-

lina. «ignora di Tr**nzane«e e Torazza. mar­

chesa di Castelnuovo Belho. Grande di Spa­

gna. ecc. :

La serva amorosa

a « Sua Eccel­

lenza il signor marchese senatore Francesco

Albergati Capacelli :

L'Adulatore

a "Sua

Ecc. il signore Antonio Nendramin. Nobile Pa­

trizio veneto . Il

Molière

viene offerto «All’il­

lustrissimo e sapientissimo signor marchese

Scipione Maffei. Nobile Patrizie» veronese ».

Si vegga la significativa differenza fra le

quattro dediche: le altre a personalità del­

l’aristocrazia. del censo, della politica: il

Molière

a un famoso drammaturgo come al

piìi capace di valutare l’opera e di apprez­

zarne l'intenzione, la fatica, i risultati.

Ciascuna dedica comporta una lettera e

quella per il marchese Maffei è la più lunga:

nove facciate di stampa. Il Goldoni vi rende

dapprima omaggio al valore dell'uomo, ricor­

dandone la feconda attività e specialmente

la celebrata tragedia

Merope.

« Voi scrive

« avete dati gli esempi della correzione, del­

l'onestà. delle buoni* regole, della gravità

del coturno, dell anieiiità del socco, e conten­

tandovi di dar un modello per ciascheduna

sorta di teatrale composizione, faceste altrui

comprendere che per riformare il Teatro

mancavano soltanto gli Autori che Noi e le

Nostre opere imitassero. Ma come e da chi

inai imitar potrebbesi la vostra

Merope.

la

quale lasciandosi indietro tutte le tragedie

antiche, sta qual maestosa Regina, miran­

dosi a piè del trono tutte quelle dei moderni? .

Indugia quindi sulle ragioni che lo indus­

sero a scrivere il

Molière

in rima, dopo averlo

cominciato in prosa, mutando parere quando

già il lavoro era di non poco inoltrato. E si

badi che questa fu la prima commedia scritta

dal Goldoni in versi. Proprio a Torino, in

tempo di vacanze, doveva venirgliene la

volontà! « Nel mio

Teatro Comico

dice al

Maffei <dichiarato per la prosa mi sono. Ciò

nonostante una commedia in versi ho voluto

comporre; non però con quei versi che paion

prosa, ma con quelli che. ad imitazione de'

Francesi. Pier Jacopo Martelli ha usato nelle

opere sue. così che di

martelliani

portarono

il nome ». E più oltre: • Lessi la

Vita

di Mo­

lière. scelsi ciò che mi parve in quella più

comico e più interessante... Il primo atto lo

feci in prosa... Il soggetto però stravagante,

i personaggi francesi che lo componevano, il

protagonista autore d'uno stile straniero, mi

posero' in soggezione . (Quante incertezze e

riflessioni sul già fatto e su ciò che conveniva

fare perchè la vicenda risaltasse in tono

appropriato!

\

a

»

stile ammette si accostava un poco

trop|»o al francese, i «ali riunivano delicati,

il lra«eggiar** «piritoso e brillante ma «over-

chiamente studiato e quantunque |»otcs«i com­

piacermi di quello ch'io avevo scritto, l'espe-

* * *