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zione prospettica del cono alto. Quando tale rap­

presentazione fosse pur attuata con la più fedele

pittura ed osservata nel momento in cui le luci

fìnte in essa si accordassero appieno con quelle reali

penetranti dall'esterno entro il tamburo, il nostro

vivo senso di meraviglia sarebbe pur sempre ac­

compagnato dalla coscienza di trovarci di fronte

ad una finzione pittorica.

Raddrizziamo ora invece il cono basso sino a

farlo coincidere col cono alto dianzi visto, per

modo che il punto F coincida con F' : allora all’op­

posto noi avremo del decrescere dei successivi

sovrapposti elementi una visione termi«sima.

Ma se, superate pure difficoltà statiche e

costo moltiplicati, in realtà fosse stato costruito

tale altissimo tronco di cono, con questa fer­

mezza appunto sarebbe scomparso quel singolare

turbamento che ci afferra nella Cappella: trovan­

doci a guardar là in alto non una pittura, del cui

artifizio avremmo netta coscienza, non una com­

pleta realtà, di cui l’occhio misurerebbe con sicu­

rezza ogni rapporto; ma un mondo allucinante, in

cui gli spazi più non hanno stabile dimensione.

Il cielo su cui campeggia la Colomba è un mo­

desto bacino illuminato fortemente da un giro di

finestrelle celate alla sua base.

Tutta la Zona superiore è immersa in una grigia

opacità di toni, dovuta alle superfici del marmo

i l