

GUIDO PALLOTTA, FERDINANDO BONAZZI,
AUGUSTO PLATONE
Guido Pullotta., Ferdinando Bonazzi
,
Augu
sto Platone:
tre vite per un ideale supremo;
tre nomi cari ai torinesi.
Non torneranno più: sono assurti nel Cielo
degli Eroi.
Torino che li ebbe tra i suoi figli più cari,
li onorerà degnamente. E il loro ricordo
rimarrà indelebile nei torinesi — e sono
legioni — che li conobbero, quindi li amarono.
Questi nostri « ragazzi » saranno citati ad
esempio alle generazioni future come uomini
che seppero unire al pensiero Fazione. Sino al
sacrificio supremo.
Torino cominciò a conoscerli presto quando
studenti — specie Pallotta e Bonazzi — lavo
rarono in profondità tra le file dei giovani e
da questi irradiarono poi la loro opera nel
popolo e per il popolo.
Diversi per nascita, uguali nel concepire
la vita di un giovane mussoliniano, che per
loro si sintetizzava nel motto eroicamente
sublime di Pallotta: * Non possiamo morire
fra due lenzuola ». Tre puri nelle idee, nei
fatti, nella morte: a viso aperto sempre contro
ogni nemico, fermati solo da una pallottola
che fulmina. Su di loro la gioventù di Torino,
la gioventù tutta d'Italia non versa lacrime:
sa che li vendicherà e li sente in sè. A sprone
per ogni mèta.
Quando Guido Pallotta al momento di
partire volontario per l'Etiopia nel 1935 diede
alle stampe quel suo
Pagine di un gregario
, in
cui raccoglieva i suoi battaglieri italianis
simi scritti sulle nostre rivendicazioni e sui
nostri diritti imperiali, scrissi — io che l’avevo
vicino tutte le notti al mio tavolo di lavoro —
su un giornale italiano: ■Se non sapessi che
Guido Pallotta è figlio della forte terra mar
chigiana, non esiterei
a
classificarlo come un
nato nella mia Trieste: nello spirito, nel carat
tere, nell’opera tutta, netti si rimarcano i
*egni di quei giovani che ancor bimbo vedevo
giungere
nella
casa
del
nonno
per liberamente
parlare — con la
semplicità dei forti cui
Tosare
è
necessità di vita — dell’opera silen
ziosa e
tenace, eppur tanto grave e difficile,
da
svolgere nelle terre nostre
—
ancora serve
dello maniera — per la Kfcrnmsne «anta.
A costo anche della vita, purché la Patria
tornasse.
« C’era in quei giovani e c’è ancora in Pai-
lotta l ’anima pura dei legionari quadrati che
indelebilmente incisero, nella terra di romana
conquista, l’immortale segno littorio.
« Senza nulla chiedere, pronto a tutto dare
di se stesso, senza esitazione o rimpianto,
Guido Pallotta — fedele gregario del Duce —
è stato sempre in prima linea: sui giornali e
nelle piazze; a Fiume e nell’organizzazione
fascista; ed ora, corollario degno di una giovi
nezza tutta
a alla Patria, legionario in
Africa. E con lui sono partiti pure i suoi due
fratelli: tutta la giovane generazione di una
antica e nobile famiglia, i conti Della Torre
del Parco, che all’appello della Patria ha
sempre totalitariamente risposto:
Presente.
« E un giornalista di razza: non parolaio
vano pronto all’esaltazione del fatto compiuto,
ma giornalista sagace e analitico; profondo
studioso e conoscitore della politica fascista
ed internazionale; discernitore attento di ogni
via d’uscita per situazioni ingarbugliate; asser
tore sempre delle qualità immarcescibili della
nostra stirpe, cui nessun ostacolo può imporre
di segnare il passo e nessuna impresa riesce
inattuabile per il suo volo imperiale.
«... il suo libro si chiude con un vaticinio
che è certezza: “ Ai nostri fratelli dispersi,
scacciati dalla terra natale troppo ristretta
per essi, non parole offriamo, ma baionette
e sangue, sacrificio ed azione, patimenti,
stenti, e, se Dio vorrà, anche la vita,,.
Alle parole — scritte esattamente sei anni
or sono — ben poco resta da aggiungere se
nel doloroso commento alla sua dipartita
vogliamo escludere quello ché egli odiava: la
retorica. Ricordare la sua vita? Troppo è
nota dopo le recenti rievocazioni di tutta la
stampa della penisola. Ricordare poi la saa
vita ai torinesi, che la seguirono passo passo
nella saa ascesa, è cosa sommamente superflua.
Quando dae aaai onoaa, la fiducia del Dace
lo chiamò a Roma per coprire la carica di
Vice-Segretario
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